Polemica

Monza, l’ampliamento del polo produttivo di via Pompei non convince tutti: perplessità dal Comitato e sui social

Le critiche sono state sollevate soprattutto dal Comitato di quartiere. Ecco cosa non convince del progetto.

elesa monza
Dalla pagina Facebook dell'assessore Marco Lamperti

Monza. Le condizioni perché il progetto piacesse, almeno sulla carta, c’erano tutte. 200 nuovi posti di lavoro, tra reali e indotto, e una compensazione da quasi un milione di euro per interventi green e sostenibili. Eppure, il progetto in via Pompei a Monza che prevede l’ampliamento del polo produttivo dell’azienda Elesa (ne abbiamo parlato qui) non convince tutti. Presentato a fine luglio dal nuovo assessore al Governo del Territorio Marco Lamperti alla consulta di Sant’Albino, nel giro di poche ore sono arrivate le prime critiche, approdate poi nel blog del Comitato di quartiere Sant’Albino e San Damiano, che da anni si batte soprattutto contro inquinamento e consumo di suolo a Monza e nei comuni limitrofi.

Le perplessità del Comitato 

Le perplessità del Comitato riguardano, in primo luogo, l’allargamento dell’azienda a scapito dell’area coltivabile. “Non ci sta bene – commenta il Comitato – che Elesa compri un pezzo del Parco per farci su la ciclabile, così non deve ridurre la sua area edificabile. Il Parco è già tutelato di per sé. Noi insisteremo per avere una fascia a verde, piantumata, più ampia, invece della strisciolina prevista adesso dal progetto Elesa”.

“Ci hanno presentato il nuovo progetto di ampliamento della ditta con un preavviso di 48 ore perché a settembre partirà il piano attuativo – tuona Lorenzo Citterio, residente del quartiere. – È stato un vero peccato non essere stati preparati all’incontro. Ho sentito tante chiacchere e ne ho lette altrettante sui titoloni dei giornali. Una cosa però potremmo ribadirla con altrettanta chiarezza: ci hanno propinato la promessa di 100 posti di lavoro e di un milione di euro di oneri di sistema per alleggerirsi la coscienza e per farci digerire l’impatto dell’ “impianto ecosostenibile con tutte le più avanzate tecnologie nel settore energetico”, che di fatto però va a cancellare 20.000 mq di terreno agricolo che fino a poche settimane fa (ultimo taglio)  produceva grano tenero o grano duro”.

“Mi chiedo – prosegue il cittadino – cosa spinge un ‘azienda con un fatturato di 170 milioni di euro e che vanta tutta l’attenzione possibile alle fonti di energia rinnovabili ed un brand consolidato nel mondo a consumare 2 ettari di suolo agricolo quando vi sono vaste aree e capannoni dismessi a soli 100 metri dalla sede aziendale!? In un momento drammatico per il fabbisogno mondiale di risorse alimentari”

“Dire che l’intervento è ‘a impatto zero per l’ambiente’ è veramente eccessivo, considerato che viene cementificata una superficie attualmente coltivata per 21.000 mq. Sarà a impatto zero quando verranno smantellate e restituite alla terra superfici edificate nella stessa quantità”, commenta in risposta all’assessore, Paola Sacconi, storica componente del comitato.

Botta e risposta tra social e politica

Inevitabili le critiche, anche sui social. Ad alcune ha risposto personalmente l’assessore Lamperti che sulla destinazione dell’area precisa: “è un piano conforme al PGT. La scelta che quel terreno fosse industriale con quegli indici è stata fatta nel 2017”. E in risposta a Francesca Pontani, co-coordinatrice di Italia Viva Monza fino a poche settimane componente del consiglio comunale di Monza, l’assessore aggiunge: “l’iter è stato imbastito da uffici negli ultimi mesi, ma abbiamo affinato due cose importanti in convenzione settimana scorsa. Lo portiamo in giunta a fine agosto/inizio settembre”.

Il progetto non convince neanche il consigliere comunale Paolo Piffer, leader di Civicamente. “Aspetterò la commissione di settembre per conoscere meglio i particolari, di una cosa però sono sicuro: il consumo di suolo negativo che ci è stato raccontato in campagna elettorale è tutta un’altra cosa, e sono passate solo poche settimane dal voto”.

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