Vimercatese

Parco agricolo nord est, scoperte orchidee e altre piante rare sul Molgora (minacciate da cemento e cambiamento climatico)

Emergono sorprese nella campagna di rilevamento della flora protetta svolta dal P.A.N.E. con l’Osservatorio regionale per la Biodiversità 

parco-campo-fiori-by-pane
Un campo fiorito nell'area del P.A.N.E., il Parco agricolo nord est esteso su 32 Comuni della Brianza Est

C’è la Listera maggiore, una rarissima orchidea presente solo in un bosco sul Molgora tra Vimercate e Carnate, oppure il Cipollaccio stellato, detto anche Stella gialla di Betlemme, anch’esso diventato molto raro nella pianura lombarda ma trovato lungo il torrente tra Burago e Carnate. Oppure ci sono specie un po’ più diffuse ma di particolare interesse per i botanici come il Cigaro chiaro, l’Anemone bianca o il Campanellino di primavera tra le ultime piante censite all’interno del P.A.N.E., il Parco agricolo nord est esteso su 32 Comuni del vimercatese e oltre, che ha riunito i parchi del Molgora, Rio Vallone e Cavallera.

Un patrimonio verde e agricolo di 3.660 ettari nella provincia di Monza e Brianza (e in parte minore anche nelle province di Lecco e Milano) – che l’area più cementificata d’Italia con il consumo di suolo arrivato 54% del territorio – capace ancora di preservare una natura varia anche se sempre più rara e minacciata. E dove da anni è iniziata una campagna per il rilevamento della flora protetta svolta dal P.A.N.E. in collaborazione con l’Osservatorio Regionale per la Biodiversità e il Centro Flora Autoctona del Parco del Monte Barro. E’ di pochi giorni fa l’ultimo aggiornamento su questa attività di monitoraggio della biodiversità locale, un lavoro che sta dando “risultati molto interessati”, si legge nell’articolo di riferimento pubblicato dal P.A.N.E.

parco-agricolo-nord-est-interventi-riqualificazione-abientale-02
I boschi lungo il torrente Molgora sono ambienti dove si possono trovare specie di piante di particolare interesse per botanici

La campagna di rilevamento viene svolta principalmente dalle Gev, le Guardie ecologiche volontarie del parco, che sono state formate per riconoscere le diverse specie che si possono incontrare nei boschi brianzoli e sono state dotate della App Biodiversità, un’applicazione sviluppata appositamente dall’Osservatorio regionale che permette di inviare in modo georeferenziato segnalazioni delle piante incontrate attraverso le foto che poi verranno analizzate e validate da esperti botanici naturalisti. E chiunque, anche al di fuori della specifica campagna del P.A.N.E., può contribuire a mandare segnalazioni e foto delle specie rare di flora e fauna all’Osservatorio regionale per la Biodiversità.

Ma intanto l’attività delle Gev del P.A.N.E. nel 2021 ha permesso di effettuare 84 segnalazioni di specie trovate sul territorio vimercatese, andando a censire 15 specie protette. La campagna è ripresa nei primi mesi del 2022 con anche nuove guardie entrate in servizio nel parco e, secondo l’aggiornamento di fine maggio, sono state effettuare già oltre 100 nuove segnalazioni e sono state censite 3 ulteriori specie protette per il parco. E tra queste ci sono state delle sorprese, come il ritrovamento di rarità come l’orchidea Listera maggiore oppure il Cipollaccio stellato, osservate lungo il corso del torrente Molgora, un’area che per gli esperti ha molto interesse.

Perché “nei boschi lungo la Molgora – spiega l’articolo del P.A.N.E. -, anche se fisiognomicamente “solo” robinieti puri o misti, sono presenti popolazioni e specie di particolare interesse, legate al particolare chimismo delle alluvioni di tale corso d’acqua avvenute durante l’Olocene (circa 12.000 anni fa fino a oggi, ndr) e la “fortuna” di non essere state sacrificate alle storiche necessità di lasciar spazio a coltivazioni agricole. Non a caso alcune aree del P.A.N.E. lungo la Molgora hanno una specifica valenza nella Rete Ecologica Regionale”.

La campagna di monitoraggio della biodiversità non sta portando solo scoperte positive ma arrivano conferme di una minore diffusione di alcune specie, oppure il diffondersi di essenze non tipiche del territorio, a causa dell’urbanizzazione e dei cambiamenti climatici. “Da un primo confronto con alcuni vecchi dati floristici in possesso al Parco di oltre 20 fa – si legge nel documento pubblicato dal P.A.N.E. – sono da registrare, accanto alla conferma del ritrovamento di alcune specie rare, la mancanza di conferma per altre: popolazioni relitte e puntiformi di specie con esigenze ecologiche particolari sono purtroppo maggiormente soggette a locali estinzioni e questa consapevolezza stimola ulteriormente nel proseguimento della campagna di rilevamento. La notevole espansione di gigaro chiaro in tutti i boschi del Parco, anche nelle zone di bosco più aperte e disturbate, è per contro con ogni probabilità da associare ai cambiamenti climatici in atto, in quanto specie strettamente mediterranea per areale di diffusione”.

 

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.
commenta