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Il diario di viaggio degli studenti del Vanoni: Alla scoperta dell’Etna. Giorno 5

Prosegue il viaggio sull'isola degli studenti del Vanoni. Oggi alla volta dell'Etna la penultima tappa.

Viaggi Diversi

Quinta tappa, venerdì 27 maggio, del tour siciliano con Viaggi Diversi per i ragazzi del Vanoni. E come ogni viaggio sull’isola che si rispetti, anche quello degli studenti vimercatesi non poteva che passare dalla visita all’Etna.
Qui puoi recuperare i racconti dei giorni precedenti: Segesta, l’isola di Favignana, da Scopello a Custonaci e l’isola di Mozia.
Ecco a voi il racconto della giornata di venerdì 27 maggio a cura di Sibilla Gaia Panfili e Camilla Sardi della 4F
Giorno 5
Oggi è la giornata culmine del nostro viaggio: l’incontro con l’Etna. Colazione alle 7.30 e poi su per le curve allontanandoci dalla costa turchese, che si apre sotto di noi tornante dopo tornante.
Alle 8.30 incontriamo Luca, la nostra guida, e instauriamo subito un buon feeling, è un ragazzo simpatico e appassionato e sarà per un giorno la nostra guida in questa avventura.
Salendo verso i crateri silvestri passiamo per Zafferana etnea e Santa Venerina, entrambi caratterizzati dalla grande presenza della pietra lavica, utilizzata sia negli edifici che nelle stradequestultime sono infatti costituite per la maggior parte da basolato, che per intenderci è la versione più tenace dei nostri sanpietrini.
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Grazie a questo materiale le strade sono estremamente forti – le buche delle nostre strade brianzole qui non esistono – mentre le abitazioni sono sempre perfette dal punto di vista termico, dato che la pietra ha il potere di trattenere il caldo d’inverno e rinfrescare d’estate. Sfioriamo Milo, paese che fu residenza di Franco Battiato e Lucio Dalla: un pensiero va ai due grandi cantautori, entrambi ci hanno da poco lasciati.
Superati questi paesini ci troviamo di fronte alla ex casa del signor Russo, abitazione miracolata dall’eruzione che nel 1992 è arrivata a lambire il giardino della famiglia senza però danneggiare la casa.
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Un altro evento simile si è verificato in una piccola chiesa di Zafferana Etnea: la lava l’ha circondata senza scalfirla. Se sia un miracolo o no sta solo a noi stessi decretarlo.
Lasciata la casa della famiglia Russo abbiamo ripreso il pullman e ci siamo addentrati tra i boschi presenti sul vulcano, fermandoci alla Grotta della Neve. Una cavità ipogea nascosta da ambi boschi di quercia e castagni. Questo nome è dovuto alla funzione che questa speciale grotta aveva nell’antichità: veniva utilizzata come se fosse un frigorifero naturale. Ogni inverno infatti i contadini del posto raccoglievano la neve per poi trasportarla all’interno della grotta con lo scopo di conservare il cibo al freddo.
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Questo non è però l’unico nome con cui la grotta viene chiamata, per alcuni infatti questa è la “Grotta dei Ladroni”, poiché era il posto in cui nel diciottesimo secolo – almeno nella leggenda – alcuni malviventi si rifugiavano per nascondere le refurtive.
Finita la piccola sosta alla grotta abbiamo ripreso il nostro pullman e ci siamo diretti al Rifugio Citelli, 1730 metri di altitudine. Qui abbiamo pranzato con un panino e ascoltato le interessantissime e precise spiegazioni scientifiche di Luca riguardo i vulcani e il loro funzionamento. Attraverso una carta la guida ci ha mostrato i due crateri principali e quelli secondari, tra cui i crateri dei monti Sartorius, che devono il loro nome al grande scienziato tedesco che li ha scoperti e studiati e che fu tra i primi a riportare geograficamente le eruzioni dall’Etna.
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I crateri risalgono al 1865 e si trovano sul versante nord-est, il percorso per raggiungerli è estremamente suggestivo così come la vista una volta arrivati in cima. Abbiamo potuto godere di una vista mozzafiato sull’immensa distesa nera di pietra lavica punteggiata dal verde di poca vegetazione che, con grande lentezza, dopo le colate laviche via via riprende i suoi spazi tra la roccia scura.
La cosa che ci ha molto colpiti e che crediamo sia importante sottolineare è la continua compagnia del vulcano durante tutta l’escursione, che nel pieno della sua attività continuava ad emettere piccoli boati simili a dei tuoni. Fa impressione l’apparentemente tranquilla convivenza della popolazione del luogo con il vulcano, che è una grande presenza che incombe in ogni momento su tutto il territorio circostante.
Verso le 14.30, una volta finito di goderci la vista e di documentare l’escursione con fotografie e video, siamo ridiscesi e abbiamo raggiunto l’autista nel punto concordato per dirigerci alle Gole di Alcantara, a circa un’ora di distanza. Diretti verso i comuni di Castiglione di Sicilia e Motta Camastra, ove termina la catena montuosa dei Peloritani, ci aspetta il suggestivo parco botanico e geologico delle “Gole Alcantara”.
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Dopo la scalata dei crateri lunari, un meritato gelato è tutto quel che ci serve per recuperare le energie! Tra Pistacchio Guri Guri (fieramente chiamato dai Siculi “il fior fior di pistacchio”), cassata, cioccolato nero e arachidi con caramello, il palato non può che essere soddisfatto! Una volta finito di leccarci i baffi per le specialità culinarie appena gustate,  facciamo conoscenza della nostra nuova simpaticissima guida Giuseppe. Un uomo sulla trentina dalla vivace parlantina e un pungente senso dell’umorismo! Giuseppe conduce il nostro gruppo verso il Perilenius (l’ingresso del parco), facendoci scoprire una valle di magma e agrumi.
Ogni giorno il fiume Alcantara e le sue sponde magmatiche fanno affluire in questo parco un numero di visitatori di oltre 3000 persone al giorno!
Il parco botanico è composto da 700 ettari di agrumeto. Limoni e arance crescono in questo fertile territorio provocando, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli e alle caratteristiche di una particolare varietà locale, un fenomeno inaspettato: questi limoni fioriscono quattro volte l’anno! I frutti che nascono dalle successive fioriture sono indicati in base alle stagioni: limone verdello se d’estate, “primofiore in autunno, “invernale d’inverno e “marzano o “marzolino per indicare il frutto primaverile.
Non si deve pensare a questi fenomeni come distinti tra loro, anzi, sullo stesso ramo, se fortunati, si può ammirare la coincidenza delle fioriture e quindi trovare un piccolo limone di fianco a uno già maturo o ai fiori bianchi.
Una particolarità inaspettata è il Glamping organizzato nei primi ettari di parco! Si tratta di un’invenzione olandese, una forma più “glamour” dcampeggio, che mette a disposizione eccellenti servizi come tende, zona picnic e caminetto, in modo da offrire notti stellate visibili da una tenda cinque stelle!
Una volta oltrepassata l’area camping, ci inoltriamo in quella che viene chiamata la “zona preistorica” del parco. Tre piccoli recinti contenenti tre statue: elefante, ippopotamo e dinosauro, ognuno con la sua ragione nascosta.
Per i primi due esemplari, dobbiamo tornare all’era delle glaciazioni. Moltissime specie, con l’abbassamento dei mari e degli oceani, percorsero chilometri di ciò che prima era il fondale marino, fino a raggiungere nuovi continenti: la fauna africana quindi sbarcò nel meridione della nostra penisola. Con l’aumento della temperatura terrestre, e quindi con l’innalzamento del livello del mare, i nuovi abitanti si ritrovarono intrappolati in territori che non facevano parte del loro habitat. Scatenando così il fenomeno denominato “nanismo insulare”. Ovvero l’adattamento a un ambiente che offre minori quantità di cibo spazio e risorse. Da questa situazione ha avuto origine l’elefante nano simbolo di Catania, di dimensioni inferiori del 30% rispetto a quello africano.
I loro teschi ritrovati la prima volta nella grotta di Spinigallo (nei pressi di Siracusa) e caratterizzati da un grande foro centrale hanno fatto nascere la leggenda dei ciclopi e di Polifemo.
Un‘altra curiosità, a noi poco nota, è che dopo lo sbarco degli arabi in queste terre le loro acque brulicavano di coccodrilli. Importati dal Nilo, abitavano le forre delle gole e le vasche di basaltoVennero sterminati alla fine della dominazione araba.
Giuseppe ci introduce quello poi dentro il parco geologico. Qui, in un periodo che va dai 5 ai 15 mila anni a fa, il fiume è stato interessato da 3 immense colate laviche originatesi da tre diversi crateri secondari dell’Etna. L‘ultima delle tre depositò magma incandescente per 52km per poi riversarsi nel Mar Ionio, andando a creare la base rocciosa su cui oggi sorge la località Giardini Naxos.
Ora ci troviamo di fronte alla “Sorgente di Venere” punto di netto innalzamento in cui la rapida sancisce l’ingresso del fiume dentro il canyon. Affacciati dal “Balcone di Venere” ammiriamo la vasca nella quale Venere si lavava. L’acqua tiepida, riscaldata da Vulcano innamorato di lei, la accompagnava nei suoi bagni rigeneranti. Lei però tradì Vulcano con un mortale e lui iracondo trasformò le tiepide acque in vasche percorse da gelide acque.
Si dice che, chiunque riesca a bagnarsi in questi specchi d’acqua, racquisti, a seconda della propria natura maschile o femminile, il potere della virilità o della verginità. Dietro le leggende un velo di verità è sempre all’agguato! L’effetto del gelo a contatto con i nostri tessuti potrebbe riservare sorprese inaspettate…
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Osservando meglio queste pareti rocciose sembrano fatte di tante piccole e lunghe colonne di pietra esagonali. Questo tipo di fenomeno geologico, presente in molti angoli del mondo, è generato dal lento processo di raffreddamento a cui è andata incontro la colata lavica: con tempi lunghi la materia tende a organizzarsi in forme esagonali, che caratterizzano infatti anche altri ambiti della natura: le celle degli alveari, le forme dei cristalli di ghiaccio, ec. Più è elevato il volume della massa magmatica, più tempo ci mette a raffreddarsi (potrebbe occorrere un secolo per raggiungere il completo raffreddamento). I basalti colonnari assumono così forme di vario spessore ed orientamento: dal tipo “a canna d’organo” (verticali) al tipo “a ventaglio” o a “catasta di legna” (orizzontali).
“‘A Muntagna”, come la gente qui chiama l’Etna, ci ha regalato anche questa ulteriore e unica bellezza.
Il nostro accompagnatore, infine, per farci vivere concretamente l’affascinante capolavoro naturale delle gole, ci guida dinnanzi a due ascensori: le porte che ci condurranno al paradiso?
Si, proprio così. Una volta varcata la soglia di quest’ultime, viene svelato un vero e proprio paradiso terrestre. Piccole spiagge di sassi bianchi bagnate dalla rivitalizzante acqua del fiume, ornate da verde natura incontaminata e aggrappata alle scoscese pareti della gola. Dopo una lunga e calda giornata di escursioni, un incontenibile istinto ci obbliga a slacciare gli scarponcini da trekking, immergerci e risalire le gole nella gelida corrente all’insegna dell’esplorazioneAlcuni di noi, cuor di leone, si sono lasciati letteralmente trasportare dal naturale corso del fiume, ritrovando così la pace dei sensi!
Il sole è però al tramonto, è tempo di rientrare. Ancora tutti zuppi, ci rinfiliamo pantaloncini e scarpe, e corriamo dal nostro caro vecchio autista Angelo rimasto ad aspettarci.
Mai avremmo creduto che nel corso di una sola giornata saremmo riusciti a vivere così tante informazioni ed emozioni contemporaneamente. Sa di una di quelle giornate che difficilmente verranno dimenticate.
Tra sudate, risate e scalate, il nostro gruppo si è unito ancora di più…non potevamo desiderare di meglio.
Sibilla Gaia Panfili 4F
Camilla Sardi 4F
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