Vimercate e usmate

Crisi Fimer, preoccupazione dei sindacati: “Restano meno di 2 mesi per trovare la soluzione”

L'azienda tarda a chiudere un accordo con un nuovo investitore e a fine giugno scade la proroga del Tribunale per presentare un piano finanziario di salvataggio

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La moderna sede della Fimer spa tra Vimercate e Usmate

Continua ancora a non vedersi una soluzione alla crisi della Fimer spa, uno dei maggiori produttori di inverter solari con oltre 180 lavoratori impiegati nella sua sede tra Vimercate e Usmate. E i sindacati, dopo un ulteriore nulla di fatto negli incontri conoscitivi in corso per trovare nuovi soci e investitori, sono intervenuti venerdì 13 maggio per esprimere forte preoccupazione sul futuro dell’azienda, della capacità produttiva del sito Vimercatese e del mantenimento del livello occupazionale.

Perché la possibilità di trovare un salvagente finanziario è a tempo determinato e tra meno di due mesi, a fine giugno, scadrà la proroga concessa dal Tribunale di Arezzo per concretizzare un accordo con un potenziale nuovo socio in grado di contribuire a sostenere l’impresa. Se questo non dovesse accadere non si può escludere che la società vimercatese vada verso l’amministrazione controllata o anche il fallimento.

Intanto, le organizzazioni sindacali Fim-Cisl Monza Brianza Lecco e Fiom-Cgil Brianza ribadiscono che stanno seguendo ogni sviluppo della situazione della Fimer che dal 2021 ha iniziato a manifestare criticità dovute alla mancanza di liquidità, alla difficoltà di reperimento delle materie prime, all’aumento dei costi, ai ritardi nelle spedizioni e ai ritardi dei pagamenti fornitori. Una crisi che si estende anche alla Abb di Terranuova Bracciolini (Arezzo), impresa con 450 dipendenti di cui la vimercatese Fimer a marzo 2020 ha acquisito l’attività relativa agli inverter solari.

Lo scorso agosto l’azienda aveva informato di aver avviato i negoziati per ottenere supporto finanziario con tre diversi soggetti che sarebbero potuti entrare nel capitale societario e che entro fine 2021 avrebbe raggiunto l’accordo con uno dei tre investitori. Ma questo non è avvenuto ed è poi stata spostata la data per la fine della negoziazione a febbraio 2022. “Questa situazione – si legge nella nota di Fim-Cisl e Fiom-Cgil – ha comportato la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e al contratto di solidarietà stipulato nel mese di gennaio 2022 per il sito di Vimercate”.

Poi il 10 febbraio la società ha comunicato di essere in trattativa con 15 potenziali investitori interessati, di cui cinque sono soggetti con un profilo industriale ed i restanti con un profilo di tipo finanziario e il 15 marzo si paventa la possibilità di formalizzare un accordo in esclusiva con alcuni dei soggetti finanziari interessati. Il 15 aprile i vertici aziendali hanno spiegato che sono presenti tre offerte più una manifestazione d’interesse da parte di fondo Certina, fondo Attestor, fondo Clementy e una manifestazione di interesse dal fondo di investimento americano Atlas.

Nel corso degli incontri successivi con i fondi interessati emerge che nessuna esclusiva è stata sottoscritta, in quanto sono ancora in valutazione gli investimenti, e intanto il 5 Maggio il Tribunale di Arezzo ha deciso di concedere altri 60 giorni di proroga al concordato. Una scadenza entro cui va presentato un piano economico e industriale di cui il Tribunale di Arezzo dovrà riconoscerne l’attuabilità. “Sollecitiamo unanimemente – si legge nella nota di Fim-Cisl e Fiom-Cgil della Brianza – la proprietà a fornire elementi concreti, abbiamo inviato una lettera con richiesta d’incontro coinvolgendo il sindaco di Usmate che si è resa disponibile a incontrarci e abbiamo chiesto alla proprietà un eventuale piano alternativo nel caso in cui le trattative in corso non andassero in porto”.

Cresce intanto la preoccupazione per la continua e diminuita capacità produttiva dello stabilimento di Vimercate mentre aumenta un clima di sfiducia e rassegnazione tra i lavoratori. “I dipendenti con professionalità continuano ad andarsene – scrivono i sindacali -, danno le dimissioni, con il ciclo produttivo che rallenta per le difficoltà di reperire le materie prime. La preoccupazione primaria delle lavoratrici e lavoratori Fimer, che hanno deciso responsabilmente di tutelarsi eleggendo i propri rappresentanti sindacali interni pochi mesi fa, consiste nell’affrontare il quotidiano, ricevere lo stipendio e avere risposte sul proprio futuro lavorativo e creando sempre più sfiducia alla mancanza di risposte certe ma soprattutto sulla concreta possibilità di ripresa delle commesse”.

 

 

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