“Con rincari energia a rischio 50% imprese”. Così Spada all’Assemblea di Assolombarda

Il Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, è intervenuto, questa mattina, durante l’Assemblea Generale dell’Associazione che si è tenuta a MIND – Milano Innovation District.
Alessandro Spada: “Salvare le aziende per la sicurezza nazionale”. Non fa certo giri di parole il presidente di Assolombarda all’Assemblea Generale degli industriali che si è tenuta oggi al Mind, il distretto dell’innovazione di Milano (ex area Expo).
Le parole di Spada sono echeggiate nel tendone dove erano presenti centinaia di imprenditori di Milano, ma anche di Monza e Brianza, Lodi e Pavia, territoriali di Assolombarda. Ospiti anche i ministri Vittorio Colao e Mariastella Gelmini, il sindaco Giuseppe Sala. Sono intervenuti anche Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo, Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia
Spada ha quindi detto nel suo discorso: “Lavoro, energia, infrastrutture: servono riforme, ora o mai più. Dobbiamo assumerci, come classe dirigente, la responsabilità delle scelte. Lo dobbiamo ai giovani del nostro Paese. Dobbiamo agire e agire ora. Questo è il dovere dei tempi.”
“Il conflitto, d’altra parte, ha accelerato fenomeni che avevamo iniziato a subire già lo scorso anno: i rincari di materie prime, semilavorati e componenti; la dilatazione dei tempi di consegna e le difficoltà di approvvigionamento; il balzo dei prezzi energetici; l’impennata dei noli marittimi e i colli di bottiglia nella rete logistica. Cominciamo, inoltre, a rilevare una riduzione nel tasso di crescita degli ordini e siamo prossimi a una stretta sui tassi d’interesse. Con l’avvento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come classe dirigente del Paese, adesso abbiamo il dovere di pensare, responsabilmente, a quei 5,8 milioni di giovani italiani che oggi hanno tra i 15 e i 24 anni e che nel 2058 avranno tra i 51 e i 60: saranno loro a ripagare i debiti che abbiamo contratto per questo sforzo straordinario. Di questi giovani, ben un milione si trova in Lombardia e 466.000 tra Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia”.

DA QUI A LUGLIO A RISCHIO LA PRODUZIONE DI 1 IMPRESA SU 4
“La crisi in Ucraina ha fatto esplodere un problema che in realtà esisteva da tempo: in Italia è sempre mancata una politica energetica. E pensare che proprio Milano, su questi temi, è stata pioniera: in via Santa Radegonda è stata costruita la prima centrale elettrica dell’Europa; penso anche al visionario Enrico Mattei, che ‘disegnava’ la politica energetica del Paese dal suo quartier generale di San Donato Milanese. Eravamo avanguardia, oggi invece ci troviamo in balia delle scelte di regimi autocratici, come quello di Mosca. Le cause sono note: gli interessi di breve termine hanno prevalso sullo sguardo di lungo periodo; la politica si è ridotta a puro consenso ed è caduta ostaggio dei comitati del “No”, lasciando campo libero a una burocrazia che sembra costruita con il solo scopo di frenare ogni spinta. Eppure, è dimostrato che l’Italia riesce a concludere le opere necessarie quando la politica vuole raggiungere il risultato: penso al gasdotto Tap, per esempio. È dunque ora che essa torni a compiere quelle scelte strategiche che le competono e ad assumersi pienamente le responsabilità. Ascoltando tutti, certamente, ma senza paralizzarsi di fronte ai vari ‘no nucleare’, ‘no rigassificatori’, ‘no termovalorizzatori’. Così non si va da nessuna parte. Tengo a sottolineare che il problema dell’energia tocca, in modo particolare, la Lombardia. Consumiamo oltre il 25% dell’energia elettrica nazionale e circa il 20% del gas naturale. Qui, del resto, c’è il cuore dell’industria italiana e ci sono, inevitabilmente, i maggiori consumi di energia. La nostra regione, in virtù di questo profilo economico, ha esigenze specifiche. Eppure, oggi, il prezzo unico è quasi 5 volte quello di inizio 2020. Da qui a luglio è, così, a rischio la produzione di un’impresa del territorio su quattro ed entro un anno la produzione di più della metà delle aziende”.

SALVARE IMPRESE QUESTIONE DI SICUREZZA NAZIONALE
“In passato i governi, giustamente, non hanno esitato a salvare le banche in crisi. Preservare il tessuto industriale, oggi, è anch’essa una questione di sicurezza nazionale. Abbiamo già detto che i vari decreti energia contengono misure deboli e insufficienti: serve uno sforzo in più. Un aiuto concreto arriverebbe da un tetto al prezzo del gas; occorre, inoltre, scongiurare razionamenti nelle forniture. È anche necessario aumentare, al più presto, la produzione di gas nazionale per garantire prezzi calmierati ai settori più energivori. Ma non solo: la strada verso la decarbonizzazione è tracciata e non va abbandonata. Vanno ripensati i modi e i tempi della transizione ecologica. E su questo fronte, anche nel PNRR, vanno riadattati obiettivi, scadenze e risorse perché nella sua impostazione attuale non considera gli effetti dell’emergenza energetica e delle materie prime che stiamo vivendo a seguito della guerra. La nostra visione parte dal concetto della neutralità tecnologica, aperta quindi a tutte le fonti energetiche pulite e le direttrici sono quattro: sviluppare velocemente nuovi impianti alimentati a fonti rinnovabili per l’autoconsumo; favorire l’efficientamento in chiave energetica dei processi produttivi per ridurre il fabbisogno energetico e le relative emissioni, riducendo anche il costo della spesa energetica (su questo punto chiediamo al Governo di estendere subito anche alle imprese del nostro territorio il credito d’imposta per gli investimenti di efficientamento energetico, oggi esclusivamente a favore del Mezzogiorno); creare comunità energetiche capaci di produrre energia per sé e gli altri consumatori del quartiere, condividendo benefici ambientali, economici e sociali; puntare sull’idrogeno: in tal senso, guardiamo con favore al progetto annunciato da A2A di produrre idrogeno verde in Val Camonica sfruttando l’energia del termovalorizzatore di Brescia. Riteniamo che il cambiamento sul versante dell’energia debba necessariamente partire da qui, dalla Lombardia. È una responsabilità propria del mondo dell’impresa e che riguarda il futuro del nostro Paese”.

ENERGIA: NUCLEARE ALTERNATIVA REALE. URGENTE VALUTARLO
“Se davvero l’Italia ambisce all’autonomia energetica, il nucleare non può che essere una parte importante del mix di fonti. Quello di nuova generazione sta raggiungendo molto rapidamente uno stadio di sviluppo fino a pochi anni fa impensabile. Ma, in un futuro più prossimo, è opportuno rivalutare anche il nucleare tradizionale. Impianti sicuri, flessibili, di piccole dimensioni e realizzabili in pochi anni. È improcrastinabile parlarne senza preconcetti; il know how lo abbiamo in casa dato che le aziende del nostro territorio offrono servizi per gli impianti all’estero. Il nucleare, insomma, è un’alternativa reale su cui investire fin da subito”.
GIOVANI: ESTENDERE IL PATTO PER IL LAVORO AI NOSTRI TERRITORI
“Un mese fa abbiamo firmato con istituzioni ed enti del territorio un Patto per il lavoro. Un documento promosso per condurre Milano – e con essa la Lombardia – al livello delle maggiori città europee in termini di occupazione, qualità del lavoro e crescita dei talenti. Un Patto che proponiamo di estendere anche alle altre città: se Milano è apripista, queste azioni vanno estese a tutto il nostro territorio, a partire da Monza e Brianza, Lodi e Pavia. Il nostro obiettivo è quello di creare lavoro: esperimenti come il reddito di cittadinanza, che finora ci è costato oltre 30 miliardi di euro, hanno chiaramente dimostrato di aver fallito. Dobbiamo, d’altra parte, abbandonare la logica del sussidio fine a sé stesso e fare tutto il necessario per attrarre i giovani nelle imprese ed evitare che i talenti fuggano all’estero”.

GIOVANI: LA NOSTRA PROPOSTA DI FISCALITA’ AGEVOLATA
“Occorre una tassazione specifica e più favorevole per i giovani. La nostra proposta è quella di estendere ai neoassunti lo stesso identico modello applicato ai redditi imprenditoriali e professionali inferiori ai 65.000 euro, che vengono assoggettati ad un’imposta del 5% per i primi cinque anni di attività e, successivamente, del 15%. Ebbene: l’idea è di applicare la stessa aliquota ai giovani neoassunti per i primi 5 anni di attività lavorativa. In alternativa, proponiamo di applicare il regime equivalente a quello del ‘rientro dei cervelli’, che assicura alle persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia un abbattimento del reddito imponibile del 70% per 5 anni. Si tratta di provvedimenti che permetterebbero ai giovani lavoratori di avere uno stipendio netto più appetibile e gratificante. Si dice, d’altra parte, che le nuove generazioni saranno le prime nella storia a guadagnare e ad avere un livello di ricchezza inferiore a quelle precedenti; noi non ci rassegniamo a questa deriva. Spetta certamente alle istituzioni individuare le coperture, ma ricordiamo che per l’Italia, quando entrerà in vigore la Global Minimum Tax, si prevede un maggior gettito annuo pari a 2,7 miliardi di euro”.
ABOLIRE L’IRAP: MENO TASSE, PIÙ CRESCITA
“È necessario agire con determinazione anche per ridurre il cuneo fiscale a vantaggio di tutti i lavoratori. In Italia si parla sempre del fatto che i salari sono troppo bassi, ma non ci si ricorda mai che il nostro è il Paese con il costo del lavoro tra i più elevati. L’aumento degli stipendi non può che passare dalla riduzione del cuneo contributivo: se utilizzassimo 16 miliardi per il taglio, ai lavoratori sotto i 35.000 euro di reddito da lavoro, spetterebbe una mensilità in più all’anno e le imprese aumenterebbero la loro competitività. Va, poi, eliminata definitivamente l’Irap nel quadro di una riforma fiscale organica che sia equa e orientata alla semplificazione. Dobbiamo, infine, combattere un’evasione fiscale di oltre 100 miliardi l’anno; basta un dato per darci l’idea della gravità: solo il 4% dei contribuenti Irpef dichiara più di 70.000 euro all’anno”.