Il dibattito

Certificazione parità di genere, Confimi Monza e Brianza: “Ecco linee guida e indicatori”

Il webinar è stato organizzato dal Gruppo Donne Imprenditrici e dalla Commissione Education di Confimi Monza e Brianza.

Webinar Confimi

La parità di genere nel mondo del lavoro porterebbe ad una crescita del Pil mondiale del 26%. Questo dato, che Elena Sensi di Gi Group Spa  ha ricordato nel corso del webinar “Parità di genere: certificazione e buone pratiche”, organizzato dal Gruppo Donne Imprenditrici e dalla Commissione Education di Confimi Monza e Brianza, forse da solo basterebbe per spiegare quanto sia importante andare nella direzione dell’uguaglianza tra uomo e donna sui luoghi di lavoro.

Tanto più che anche l’Italia ha recentemente varato norme che regolano e incentivano le imprese ad adottare strategie su questo tema. Il webinar, a cui sono intervenuti anche AFNOR Group, leader a livello mondiale nei servizi di verifica, certificazione, formazione e normazione nelle aree della Qualità, Ambiente, Salute e Sicurezza e Responsabilità Sociale e lo studio LSC Legal Services & Consulting, partner di Confimi Monza e Brianza, si è soffermato in particolare sulla Certificazione della Parità di Genere, indicata dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e delineata con la legge n. 162/2021 e con la Legge di Bilancio 2022.

IL TEMA

“Abbiamo pensato a questo appuntamento sulla Certificazione della Parità di Genere come uno strumento di immediato supporto per i nostri iscritti – afferma la presidente del Gruppo Donne, Paola Marras – la Certificazione, in un’ottica di diversity e inclusione all’interno delle aziende, punta ad una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e ad eliminare gli ostacoli che spesso penalizzano i talenti femminili”.

Confimi-marras
Paola Marras, Presidente Gruppo Donne Confimi Monza e Brianza

“Sono previsti sgravi contributivi e incentivi di natura fiscale e in materia di appalti pubblici – continua – oltre che al PNRR, la Certificazione si ricollega con gli interventi programmati dal Governo a supporto delle imprese femminili, al miglioramento dei servizi per i Centri per l’impiego e per la formazione professionale”.

Il nuovo strumento, volto a perseguire una politica produttiva per una reale uguaglianza di genere, è stato istituito a partire dall’1 gennaio 2022, ma la sua attivazione è prevista entro dicembre 2022. Il raggiungimento di risultati efficaci e duraturi, però, passa non solo attraverso la trasformazione dell’organizzazione del lavoro, ma anche della società e della famiglia.

“È necessario un cambiamento culturale ed educativo che dia una spinta all’esaltazione della diversità di genere – afferma la referente del Gruppo Education Laura Parigi di Confimi Monza e Brianza – il legislatore, attraverso la Certificazione della Parità di Genere, ha voluto sostanzialmente dare un indirizzo alle imprese nel solco di una modifica del Codice delle Pari Opportunità uomo-donna redatto nel 2006”.

IL PERCORSO

La Certificazione è la tappa, per il momento ultima, di una strada che in Italia è iniziata almeno nel 1996. L’anno in cui è stato istituito dal primo Governo Prodi il dicastero per le Pari Opportunità. Come hanno ricordato Simone Brambilla e Luca Marcodini di LSC Legal Services & Consulting, studio con sede a Milano e formato da un consolidato team di professionisti, nel corso del webinar organizzato da Confimi Monza e Brianza, a cui ha voluto essere presente anche il presidente, Franco Goretti.

Simone Brambilla e Luca Marcodini di LSC Legal 22
Simone Brambilla e Luca Marcodini di LSC Legal Services & Consulting

“La legge n. 162 del 2021 ha stabilito un ampliamento dei casi di discriminazione diretta e indiretta sui luoghi di lavoro, a partire dalla fase di preassunzione e ricerca del personale – spiega Marcodini – nel 2022, poi, l’introduzione della Certificazione della Parità di Genere ha previsto, tra le altre cose, un Rapporto biennale sullo stato del personale, anche per le aziende con meno di 50 dipendenti, premialità per le imprese virtuose”.

“Infine le linee guida sul sistema di gestione della parità di genere di Uni, l’Ente di normazione nazionale, pubblicate a marzo 2022 – continua – hanno chiarito le aree e gli indicatori, non ancora con efficacia normativa, per l’effettivo raggiungimento degli obiettivi”.

GLI INDICATORI

Elio Minutella di Afnor è sceso più nel dettaglio del tema in questione individuando gli obiettivi e le novità della Strategia nazionale sulla Parità di genere 2021-2025, ma soprattutto facendo chiarezza sui KPI (Key Perfomance Indicator), cioè i criteri, organizzati in aree specifiche, che ogni anno vengono monitorati e sono decisivi per l’attribuzione della Certificazione della Parità di Genere.

Webinar Confimi

“È importante sottolineare che gli obiettivi delle linee guida Uni sono di aumentare la presenza femminile all’interno del contesto lavorativo, garantire pari opportunità di carriera, fino alle posizioni apicali, pari trattamento economico e condizioni di bilanciamento vita-lavoro, oltre a garantire un ambiente di lavoro che rifiuti stereotipi, discriminazioni e ogni forma di abuso” spiega Minutella.

“Per un’efficace applicazione della politica per la parità di genere le aziende devono nominare un Comitato guida che definisce un piano strategico in cui sono fissati obiettivi, azioni e tempi misurabili – continua – gli stati di avanzamento e i risultati sono rendicontati attraverso specifici KPI che sono indicatori qualitativi e quantitativi e seguono standard simili a quelli IS0 per la gestione della qualità”.

I KPI fanno riferimento a sei aree: cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

“Tra gli indicatori qualitativi ci sono, ad esempio, attività di comunicazione interna e sensibilizzazione che promuovano il rispetto e linguaggi e comportamenti inclusivi – continua il referente Afnor – tra quelli quantitativi c’è il numero di donne responsabili di unità organizzative. I KPI hanno coefficienti diversi a seconda delle dimensioni aziendali, micro-piccola-media e grande. Ci vuole un punteggio complessivo del 60% per ottenere la Certificazione”.

UN ESEMPIO

Diverse aziende si stanno già muovendo nell’ottica della parità di genere. Tra queste Gi Group, multinazionale del lavoro italiana, che ha 2500 dipendenti, di cui il 75% sono donne.

Nell’ottica di dare un contributo per aumentare l’attuale 53,8% di donne nel mondo del lavoro in Italia, una percentuale decisamente più bassa della media europea e di sostenere un trend che vede l’incremento delle iscrizioni femminili in ingegneria elettronica, industriale e dell’informazione, Gi Group ha varato il progetto Women4.

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“Si tratta di una piattaforma digitale che vuole sfatare alcuni falsi miti sulle donne, come la loro idiosincrasia verso la finanza e l’assenza di alcune competenze fisiche, fare orientamento e aumentare la consapevolezza su questo tema, anche nelle scuole, oltre a creare percorsi di formazione e lavoro al femminile” spiega Elena Sensi di Gi Group.

L’obiettivo è promuovere l’employability delle donne in settori tipicamente considerati maschili, come la logistica, l’Ict e la meccanica – continua – il nostro motto è che con la giusta formazione non esistono lavori da uomo o donna, ma solo opportunità da cogliere”.

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