Monza e brianza

Ucraina, quasi 3000 i profughi arrivati a Monza e Brianza. Ecco come funziona l’accoglienza 

Un nuovo strumento legislativo messo in campo dall'UE garantirà una protezione temporanea. Intanto in Brianza il sistema regge, anche grazie alla creazione di un tavolo di gestione permanente e la solidarietà di tanti brianzoli.

monza profughi ucraina

I numeri sono importanti, ma in fortissima frenata. Secondo l’ultimo aggiornamento di ieri, lunedì 4 aprile, nel territorio brianzolo sono poco meno di 3000. È questa la fotografia della situazione degli arrivi dei cittadini ucraini nella provincia di Monza e Brianza. A poco più di un mese dall’inizio del conflitto, la macchina dell’accoglienza ha dimostrato di reggere: un lavoro di squadra tra i comuni, la Prefettura, la Questura e una rete formale ed informale che si è dimostrata accogliente e solidale. Delle quasi 3000 persone fuggite dalla guerra quasi la metà sono minori. Ecco i numeri forniti dalla Prefettura.

Come funziona l’accoglienza?

In pochi giorni si è messa in piedi una squadra in grado di gestire l’accoglienza dei profughi provenienti dell’Ucraina. Succede in Brianza e in gran parte del territorio nazionale, che dall’inizio del conflitto nel paese alle porte dell’Europa, affronta il tema dell’accoglienza di un popolo in fuga dalla guerra. A Monza e Brianza a gestire l’arrivo improvviso di centinaia di persone è un tavolo permanente che vede coinvolti in primis la Prefettura, e poi Questura, ATS, la Provincia, la Croce Rossa, la Caritas e i rappresentanti dei Sindaci della Brianza. Un tavolo che, di volta in volta, può variare e coinvolgere anche altri enti in base alle necessità, come qualche settimana fa in cui è stato coinvolto anche l’ufficio scolastico per affrontare il tema dell’inserimento dei minori nelle scuole.

I numeri degli arrivi sono sotto controllo e ben tracciati, grazie soprattutto alle procedure formali. Le dichiarazioni di presenza gestite dalla questura di Monza e dagli uffici comunali nei restanti comuni della Brianza, permettono di avere un quadro preciso, anche per quelle procedure sanitarie necessarie in tempi di Covid. Il quadro ad oggi è questo: poco meno di 3000 persone arrivate dall’inizio del conflitto ad oggi, di cui 2000 donne circa e 900 uomini. La metà del totale è composto da minori. Un dato “proporzionato” con quello che sta succedendo nella maggior parte delle province lombarde che, in base ad una presenza più o meno numerosa già prima del conflitto della comunità ucraina, vedono arrivare un numero maggiore o minore di profughi.

In Brianza prima del conflitto erano 5400 i cittadini di origine ucraina. Nel giro di 45 giorni si registra un +50%.  Monza, Lissone e Seregno sono le città che vedono arrivare più persone. Una sorta di “ricongiungimento”, ha osservato la Prefettura, non tanto nel senso stretto del ricongiungimento familiare, bensì dovuto a conoscenze pregresse o contatti comuni che hanno portato migliaia di persone a cercare una seconda vita in terra brianzola.

Il tema degli alloggi 

Grande incognita fin dall’inizio è stata quella degli alloggi. Una problematica, però, che si è risolta – ad oggi – con pochissime complicazioni. I primi arrivi sono stati ospitati da membri della comunità ucraina. Poi sono partite iniziative di solidarietà di privati cittadini (come quella del “pullman zero”, ne abbiamo parlato qui) che hanno messo a disposizione una stanza, un luogo sicuro, in alcuni casi anche un alloggio. Il sistema dell’accoglienza gestito della Prefettura, quello dei CAS, ha fatto il resto. Alloggi piccoli, per ridotti nuclei familiari, e un occhio di riguardo per il tema di genere e la situazione dei minori.

Cosa cambia con la “protezione temporanea”

I tempi incerti del conflitto impongono all’UE e all’Italia una prospettiva di gestione almeno a medio termine. A questo proposito il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato settimana scorsa il DPCM 29 marzo 2022 che autorizza le Autorità italiane a concedere la protezione temporanea agli ucraini presenti sul nostro territorio. Si tratta di uno strumento legislativo di emergenza finora mai applicato nella storia dell’Unione Europea. Questo supera gli accordi bilaterali tra l’Unione e l’Ucraina che di fatto prevedevano una sorta di “visto” per restare negli stati UE per 90 giorni. La commissaria europea agli Affari interni, la svedese Ylva Johansson, aveva ripetuto spesso che i principali problemi sarebbero sorti «al 91esimo giorno», cioè alla scadenza del periodo fissato dalle norme ordinarie.

Ad oggi il tema sembra ancora lontano, ma se la guerra dovesse andare avanti sarebbe uno strumento importantissimo per tutti coloro che fuggono dalla guerra. Loro, però, non perdono la speranza che il conflitto cessi e che possano tornare nel proprio paese. A dimostrazione di ciò un aneddoto che la Prefettura di Monza e Brianza ha condiviso con MBNews: la continuazione, per alcuni bambini e ragazzi, della DAD con le classi di origine in Ucraina. Forse, per sentirsi ancora a casa.

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