Dati

Monza. Donne e lavoro: durante la pandemia aumenta l’occupazione ma anche gli infortuni

L’occupazione femminile in provincia cresce di 2 punti percentuali nel terzo trimestre 2021 e raggiunge il 63,9%.

monza dati lavoro al femminile

Monza. Aprile è il mese delle pari opportunità: Inail, Provincia MB con Afol Mb e la Consigliera di parità hanno proposto una giornata di approfondimento con focus sul lavoro al femminile tra professioni, rischi e stereotipi.

Hanno partecipato il Presidente della Provincia MB Luca Santambrogio, il Viceprefetto Marialaura Liberatore, il Dirigente Inail Moreno Cogliati.

I lavori sono stati avviati con l’analisi del contesto congiunturale del mercato del lavoro MB, in particolare attraverso la presentazione dei dati sugli infortuni a cura di Marco Lamalfa, funzionario della Direzione territoriale Inail Monza Brianza e sull’occupazione a cura di Barbara Riva, Direttore Generale Afol MB.

Attraverso i dati è stato possibile comprendere l’impatto che ha avuto la pandemia sul mondo occupazione della Brianza e di conseguenza anche sulla disparità di genere.

Alessandra Ghezzi, Consigliera di parità, Valeria Innocenti, Direttore Area Lavoro e previdenza Assolombarda, Roberto Frigerio, Segretario Ust Cisl Monza Brianza Lecco, Marina Romanò, Consigliera provinciale delegata alle pari opportunità hanno avviato una riflessione sul mondo del lavoro, sui temi della prevenzione, salute e sicurezza, indagando sulle ragioni che ancora non permettono di superare nei contesti lavorativi il gender gap.

A moderare gli interventi, Giorgio Sala, Vicario della Direzione territoriale Inail Monza Brianza

I DATI 

Il mercato del lavoro: i dati relativi all’occupazione femminile 2021 in provincia di Monza e della Brianza che descrivono una situazione quantitativamente positiva: l’occupazione femminile in provincia cresce di 2 punti percentuali nel terzo trimestre 2021 e raggiunge il 63,9%.

Diminuisce il tasso di disoccupazione che passa dal 9% del 2019 al 6,3% nel 2021, inferiore persino a quello degli uomini (6,8%).

Criticità emergono dal punto di vista della qualità dell’occupazione: solo 1/5 (20,6%) dei contratti stipulati a donne sono “pregiati” (a tempo indeterminato o apprendistato), contro il 27,5% dei contratti per gli uomini, mentre sono più diffusi le collaborazioni occasionali e gli stage.

Dal punto di vista delle competenze si registra una situazione che si può definire “polarizzata”: le percentuali più alte di avviamenti vedono le donne presenti nel mondo dell’istruzione, dove sono richieste competenze elevate, e nelle attività domestiche, dove al contrario non sono richieste alte competenze.

Gli infortuni: l’impatto pandemico è stato rilevante in particolare per le lavoratrici come emerge dal focus sulla parità di genere che prende spunto dalla pubblicazione Inail, dossier donne 2021, elaborata in occasione della Giornata internazionale della donna, il cui schema viene utilizzato con riferimento ai dati provinciali di infortunio al femminile 2016-2020 nel territorio di Monza Brianza.

In provincia nel 2020 diminuiscono gli infortuni (-5%) ma non per il genere femminile che registra un +29% rispetto all’anno precedente. Incremento che ha riguardato soltanto gli infortuni in occasione di lavoro (+58% nelle donne e -21% negli uomini) e che si è verificato principalmente nei settori Q Sanità e assistenza sociale (+235%) e R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+344%).

In calo gli infortuni in itinere nel 2020 (-42%), anno anomalo per via della pandemia che ha diminuito gli spostamenti. Un’analisi sul precedente periodo 2016-2019 evidenzia che il rischio strada incide molto più sulle donne (media del 28%), maggiormente impegnate nella conciliazione casa-lavoro, che sugli uomini (media del 17%).

Quanto alle malattie professionali il dato sul settore manifatturiero, tipico del territorio provinciale, prevale invece anche su quello sanitario. Nel 72% dei casi nel 2020 la patologia ha interessato l’apparato muscolo-scheletrico e osteo-articolare mentre con l’11% si evidenziano le patologie legate ai disturbi psichici e comportamentali, con un’incidenza doppia rispetto a quella del genere maschile.

Le evidenze estratte costituiscono uno degli elementi per più generali valutazioni ed osservazioni sulle differenze lavorative di genere.

“I dati presentati oggi dimostrano che le donne in Brianza lavorano, anche se in condizioni spesso precarie, e che sono state in prima linea durante tutta l’emergenza sanitaria. Gli ambiti professionali che non si sono mai fermati sono quelli che registrano un tasso più alto di occupazione femminile: un dato che ci impone riflessioni sul ruolo strategico delle donne nel mercato del lavoro e sul persistere di un gender gap che non permette alle donne i giusti riconoscimenti di crescita e carriera.” – commenta il Presidente della Provincia MB Luca Santambrogio.

“Nella provincia di Monza si nota nel quinquennio 2016/2020 una incidenza marcata dei cosiddetti “infortuni in itinere” relativi alle donne, tranne per il 2020 ultimo anno di rilevazione. Gli infortuni, in particolare nella fascia di età 50-54 anni, sono prevalentemente del settore sanitario e assistenziale, nonché nell’ambiente domestico rispetto al quale oltre all’assicurazione generale per i collaboratori domestici e prevista un’assicurazione obbligatoria per coloro che svolgono un’attività rivolta alla cura dei componenti della famiglia senza vincolo di subordinazione.

Si registrano meno infortuni con esito mortale nel genere femminile rispetto al genere maschile.Quanto alle malattie professionali il dato sul settore manifatturiero, tipico del territorio provinciale, prevale invece anche su quello sanitario. Le evidenze estratte costituiscono uno degli elementi per più generali valutazioni ed osservazioni sulle differenze lavorative di genere.” – commenta Moreno Cogliati, Direttore Territoriale Inail Monza.

“La pandemia, come una potente lente, mostra criticità sottovalutate e priorità poco espresse. E’ noto il fenomeno della segregazione di genere per cui le donne sono sovrarappresentate nei comparti assistenza, educazione e servizi, come dimostrato anche dai dati relativi agli infortuni sul lavoro ed alle malattie professionali. Ma è da tenere in considerazione anche il carico familiare, un vero e proprio secondo lavoro, senza poi considerare il rischio psicologico derivante dal carico di lavoro eccessivo e dalle tempistiche pressanti. La più grande sfida che ci attende è un cambiamento culturale in grado di abbattere una volta per tutte i bias inconsapevoli e le categorie imposte dai retaggi culturali. Ad esempio, perché l’attività di cura ricade soprattutto in capo alle donne? Bisogna offrire loro, e a tutta la società, una prospettiva diversa.” – aggiunge la Consigliera di parità Alessandra Ghezzi.

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