Donne, che impresa!

“Le donne? Furono più partigiane degli uomini”. Intervista Emanuela Manco, presidente di Anpi Monza

In occasione del 25 aprile abbiamo parlato con Emanuela Manco, presidente Anpi Monza, del ruolo delle donne nella Resistenza.

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Da sinistra Emanuela Manco e Rosella Stucchi

“Ma no, io non ho fatto niente di che”. È una delle frasi che ritorna più spesso nelle interviste di “Noi, Partigiani”, il progetto sul Memoriale della Resistenza realizzato da Gad Lerner e Laura Gnocchi in collaborazione con Anpi. Ed è anche una di quelle che mi ha colpito di più. Sarà un caso, ma a pronunciarla sono quasi sempre donne: a lungo sottovalutate nell’epica della Resistenza, in realtà fondamentali per la Liberazione. Ne ho parlato con Emanuela Manco, presidente della sezione Anpi di Monza. Che, scopro, è preparatissima sul tema: ci ha scritto addirittura la sua tesi di laurea.

Emanuela Manco, da studentessa a presidente di Anpi

“Mi sono avvicinata all’Anpi proprio per questo – ricorda -. Era il 2003, mi dovevo laureare in Sociologia e stavo scrivendo la tesi sul cambiamento del ruolo della donna dal fascismo alla Resistenza. Era un argomento che mi stava molto a cuore, me ne ero già interessata alla superiori perché ne avevo letto un accenno in un libro. Ma all’epoca i professori erano scettici, c’erano anche pochi testi da cui partire. Mi sono messa così a intervistare le partigiane“. Proprio da quei primi confronti, con partigiane come Onorina Brambilla Pesce o la staffetta Bambina Villa, Manco si rende conto pienamente dell’importanza cruciale avuta dalla donne in quegli anni e comincia a partecipare alle iniziative di Anpi.

Quando nel 2006 viene deciso di ammettere nel direttivo chiunque si riconosca nei valori della Resistenza, e non solo gli ex partigiani o i loro parenti, Manco entra a farvi parte, prima in quello di Monza e, in seguito, nel provinciale. “Nel 2021 Rosella Stucchi, la nostra presidente degli ultimi 20 anni e figlia di Giovanni Battista Stucchi, comandante dei Corpi Volontari della Libertà, mi ha proposto per la presidenza di Anpi Monza“. Eletta presidente della sezione di Monza a novembre, negli ultimi mesi Manco, che fa anche parte del coordinamento nazionale delle donne dell’Anpi, è intervenuta come delegata al congresso provinciale e poi nazionale dell’Anpi.

emanuela manco anpi
Emanuela Manco

Tutte le donne di Anpi

Mi sembra che ultimamente stiano aumentando le donne alla presidenza di Anpi (in Brianza sono 10 su un totale di 31 sezioni). È vero o è solo una sensazione? “Beh, a Monza c’è sempre stata Rosella, che ora mantiene la presidenza ad honorem… ma sì, sicuramente sono in aumento! Ci sono donne presidente a Firenze, Ravenna, Udine, Bologna… siamo in tutta Italia. Sono cambiati anche i criteri a livello nazionale per scegliere i membri, è richiesto il 40% di presenza femminile, quindi viene data sicuramente maggiore attenzione alle quote rosa. Che a volte prendono il sopravvento: al consiglio nazionale abbiamo presentato una delegazione di 5 donne e un uomo. Devo dire però che non ci piace la categorizzazione “giovane e donna”: siamo lì perché abbiamo qualcosa da dire, disponibilità e interesse nell’argomento“.

Perché del ruolo delle donne nella Resistenza si sta parlando solo recentemente?

Il ruolo delle donne è venuto alla luce per caso. Capitava che, quando gli storici intervistavano i mariti, le mogli intervenissero per correggere o aggiungere particolari: è così che si è scoperto che avevano partecipato anche loro alla Resistenza, e non in modo marginale! Poi è vero che alcune di loro non volevano neanche raccontare, magari perché volevano solo tornare alla normalità. Anche a me in molte, come nelle interviste di Lerner e Gnocchi, dissero che non pensavano di aver fatto niente di che. E invece le donne furono davvero più partigiane degli uomini: nessuno le avrebbe criticate se fossero rimaste a casa, senza partecipare, il loro fu proprio un desiderio di diventare dei soggetti attivi. E non è nemmeno così vera la lettura che le dipinge come animate da uno “spirito materno” per aiutare i partigiani: in realtà volevano partecipare ed essere riconosciute”.

“Purtroppo spesso gli uomini non hanno dato loro il giusto risalto, o non le hanno fatte sfilare nei cortei: ma c’era anche il tema dei pregiudizi, una donna rimasta in montagna da sola con degli uomini non era ben vista. Così magari alcune vennero fatte sfilare sì, ma con al braccio il fazzoletto da infermiera”.

Anpi può aiutare a far luce sul ruolo delle donne nella Resistenza?

“In questi anni abbiamo valorizzato il ruolo delle donne nella Resistenza, ma sempre con un occhio alla situazione attuale: per esempio, abbiamo sostenuto la staffetta Italia-Afghanistan. Abbiamo poi fatto un lavoro sulle 21 madri costituenti realizzando 21 cartoline con le rispettive biografie e le illustrazione di un artista di Novara, Carlo Gori. A Monza tra l’altro la mostra “Libere e Sovrane”, dedicata proprio alle costituenti, era andata bene: è un tema di cui si parla sempre poco, ci teniamo a enfatizzarlo”.

anpi 21 madri costituenti

Qual è il ruolo di Anpi, 77 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale?

“Quest’anno, ma come ogni anno, il ruolo di Anpi non è solo quello di celebrare una ricorrenza come il 25 aprile, ma soprattutto di spiegare quello che fu la Resistenza: uomini e donne di qualunque età, estrazione sociale e pensiero politico uniti per uno scopo comune, far finire la guerra e sconfiggere il dittatore. Non c’era solo “la montagna” e “l’uomo solo al comando”: la Resistenza è stata fatta ovunque, da donne, bambini e anziani. Sappiamo che qualsiasi azione, dal nascondere un partigiano a inviare armi, cibo o un messaggio veniva punita. A Monza, per esempio, ricordiamo Salvatrice Benincasa, staffetta partigiana arrestata, torturata e uccisa, o Elisa Sala, uccisa e lasciata sulla strada a Sovico. Monza è stata un centro importantissimo, qui venivano torturate le persone arrestate a Milano. Abbiamo Gianni Citterio, medaglia d’oro, Giovanni Battista Stucchi… ma è giusto anche dare luce a personaggi rimasti nell’oscurità”.

Manco si sofferma in particolare sul rapporto con i più giovani e con le scuole. “Noi non riusciremo mai a suscitare nei ragazzi le sensazioni che evocano i partigiani – ammette -. Per questo lavori come “Noi, Partigiani” sono una fonte importantissima. Quando studiavo ancora e riuscivo ad accompagnare Egeo Mantovani agli incontri rimanevo sempre colpita di come i ragazzi, magari dopo ore di discussione, andassero a cercarlo per parlare con lui”.

L’Anpi fa scuola

Della Resistenza si deve continuare a parlare, quindi. “Sì, e anche con i più piccoli, si rischia se no di far credere che sia tutto passato. Il fascismo invece c’è ancora: magari non ha la camicia nera, ma si nasconde ovunque, anche nel mondo dell’associazionismo, con realtà che per esempio aiutano solo gli italiani… C’è ancora tanto da fare, contribuiscono molto anche la famiglia e il contorno, non è certo il singolo incontro che cambia la vita di una persona. Vedo però tantissimo interesse”.

Memoria attiva, attenzione, incontri con le scuole: solo così si riesce a comunicare in maniera efficace quel che è stata la Resistenza. “Certo, con le scuole il ruolo degli insegnanti è fondamentale”. Per esempio, a Monza l’Anpi ha lavorato spesso al fianco del liceo artistico Nanni Valentini: “Nell’anno scolastico 2020/2021, nell’ambito del progetto “Memoria e futuro”, abbiamo parlato con loro delle donne della Resistenza – racconta Manco -. Hanno realizzato delle cartoline dedicate alle donne della Brianza che hanno partecipato alla Resistenza, noi le abbiamo pubblicate e fatte diventare una mostra, “Libere Sempre! Le donne della Resistenza in Brianza”. L’abbiamo inaugurata il 12 aprile, e sarà visitabile presso la biblioteca San Gerardo fino al 4 maggio“.

libere sempre anpi

È difficile conciliare lavoro, Anpi, vita privata?

“Per me far parte di Anpi non deve essere la spilletta da mettere sulla giacca. Significa dedicare il nostro tempo all’associazione: e oggi non ci sono solo pensionati, la maggior parte di noi lavora, io stessa sono impiegata, quindi ci dedico la sera, per i direttivi, e i weekend, in cui di solito programmiamo gli eventi. Devo dire che l’online ha aiutato: partecipare di sera a distanza può essere molto comodo e aiuta sia chi lavora e magari arriva tardi, sia la persona anziana che magari faticherebbe a uscire a quell’ora. Il gruppo di lavoro è molto unito, funziona bene“.

Cosa farete per il 25 aprile?

“Il nostro 25 aprile comincerà in realtà sabato 23, quando ci troveremo a pulire le lapidi al campo dei partigiani. Il 25 mattina dopo la Santa Messa saremo al cimitero per offrire il fiore al partigiano insieme alle autorità cittadine e alla segretaria della Cgil Angela Mondellini, alle ore 11 ci sarà l’alzabandiera e discorsi istituzionali in piazza Trento e Trieste . Quest’anno per il 25 aprile riproporremo anche l’Anpi hour alle ore 18.30, gestito dall’osteria Visconti, mentre il 27 aprile parleremo di pace al Teatro Villoresi in un’iniziativa con gli scout: trasmetteremo il film “Aquile randagie” e a seguire ne discuteremo con Raffaele Mantegazza e un giornalista inviato di guerra, Nello Scavo“.

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