Ucraina

Il “pullman 0” è arrivato a Monza: per bimbi e donne dall’Ucraina qui può iniziare una nuova vita

La speranza lontano dalla guerra. Ad accoglierli una rete di accoglienza perfetta, dove ognuno - con garbo e delicatezza - fa la sua parte.

Generico marzo 2022
Il pullman arrivato a Monza

Monza. È arrivato silenziosamente pochi minuti dopo le 18 di ieri, martedì 8 marzo, il “pullman 0” con a bordo 50 persone provenienti dall’Ucraina. Sono principalmente mamme con bambini piccolissimi o bimbi malati oncologici o ematoncologici, che qui in Italia, in Brianza precisamente, hanno l’opportunità di avere una speranza, una chance per sfuggire da un conflitto che sta dilaniando il loro paese e li vede ingiustamente coinvolti. Il mezzo era partito qualche giorno fa da Piacenza ed era arrivato nella giornata di lunedì 7 marzo in una città al confine Polacco (ne avevamo parlato qui).

A permettere il loro arrivo a Monza è una rete di solidarietà, coordinata dall’avvocato monzese Agostino D’Antuoni, che vede coinvolte associazioni e istituzioni del territorio: il Comune di Monza, in primis, il Comitato Maria Letizia Verga, l’associazione Lele For Ever, San Vincenzo, la Croce Rossa di Monza e Brianza, “Ti dò una mano Onlus”. Non sono soli: negli spazi di via della Birona, alla Chiesa parrocchiale di San Pio X, sono arrivati nel pomeriggio di ieri anche privati cittadini, famiglie, volontari, pronti a fare un pezzettino di bene per aiutare chi scappa dalla guerra.

Generico marzo 2022

L’arrivo a Monza e l’accoglienza: il dramma della guerra incontra la speranza 

Un macchina perfetta gestisce l’accoglienza: arrivati a Monza i passeggeri del pullman vengono accolti con un rispetto e garbo “speciale” praticamente impercettibile, eppure molto potente. Giunti nella sala adibita all’accoglienza trovano volti amici, quasi familiari: sono le donne ucraine di Monza e dintorni, che lì hanno il compito di supportarli nelle fasi di registrazione e di comunicazione con medici e volontari. Poi i tamponi e i primi controlli sanitari, con un’attenzione prioritaria per i piccoli più fragili (14 i bambini, di cui 6 con problematiche ematologiche più o meno gravi).

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Ogni volto è una storia. Un mix tra paura, fierezza, fragilità e forza. In Brianza per molti di loro inizia una seconda vita, lontano dalle bombe, eppure spezzata, sradicata dalla propria terra o dalla famiglia di origine. Ogni gesto racconta un vissuto, come quello di una bambina, piccola, con un cappottino rosa, che in braccio alla mamma si avvicina al primo cittadino di Monza (Dario Allevi, qui sopra in foto, ndr) e continua a sussurrare «papa, papa». Impossibile, pur nel tentativo di freddezza della nostra professione, non trattenere la commozione. C’è il dramma della guerra, non solo nei volti di chi arriva dall’Ucraina ma anche in quelli di coloro che il conflitto lo vivono a distanza, sulla pelle dei propri cari. “I miei due figli sono lì adesso – ci racconta una delle donne ucraine all’accoglienza – non sono sotto le bombe. Per adesso”.  E c’è chi il conflitto lo vive con le testimonianze: “so che ad un mio amico hanno portato via il telefono, da allora non comunichiamo più”.

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Nel dramma c’è però anche spazio per la bellezza e per la speranza. Sara, 26 anni, di Cesano Maderno, rappresenta tutto questo. “Ho letto che c’era bisogno di volontari, ho chiamato il numero indicato e mi sono precipitata qui – ci racconta facendo riferimento all’articolo pubblicato ieri su MBNews. – Ho a disposizione una casa grande e sono pronta ad ospitare alcune delle persone arrivate qui oggi”. Lo farà.

Fare la propria parte si può: ecco come 

Come Sara in tanti hanno risposto alla call lanciata dall’avvocato D’Antuoni. Chi offrendo una stanza, un appartamento. Chi semplicemente portando pacchi di beni di prima necessità o facendo una donazione. Dopo la giornata di ieri la rete non ha intenzione di fermarsi ed è ancora in prima fila nell’accoglienza, con la speranza di poter salvare altre persone dalla guerra. Una speranza, che prenderà il nome di “pullman 1”, è il prossimo obiettivo. 

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