Donne, che impresa!

Intervista a Margherita Colombo, direttrice d’orchestra che ha inseguito un sogno

Quando studiava Direzione d'orchestra era l'unica ragazza del suo corso. Ora che è sul podio, incoraggia le altre a seguire le sue orme.

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Verso la fine degli anni ’90, la mia insegnante di pianoforte diceva che il suo titolo di “Maestro” restava al maschile anche se lei era una donna, perché nella musica funzionava così. “La maestra è quella delle elementari”, spiegava.

Mi sembrava strano, ma lo avevo accettato. D’altra parte, la querelle sulla declinazione al femminile di titoli e professioni nati al maschile era ancora lontana, e per me si trattava solo di un’altra regola bizzarra della grammatica, che decideva che al plurale il maschile vinceva sempre anche se in minoranza numerica, e che a maggior ragione poteva stabilire che in musica il titolo di Maestro fosse unisex. Il dubbio, però, mi era rimasto.

Per questo quando incontro Margherita Colombo, direttrice d’orchestra classe 1981, la prima domanda che mi brucia sulla punta della lingua è proprio quella.

Maestro o Maestra? Direttore o Direttrice?

Colombo, che ha diretto orchestre prestigiose in Italia e all’estero, ed è stata direttrice d’orchestra stabile al Landestheater Niederbayern, in Baviera, prima di tornare a vivere nella sua Meda, risponde con così spontanea naturalezza che con poche parole cancella anni di dubbi: “Me lo chiedono in molti, ma davvero non credo che sia così importante – minimizza -. Ho lavorato tanti anni in Germania, dove è normale mettere il suffisso femminile a ogni professione: sono sempre stata chiamata Dirigentin (=direttrice) o, in omaggio alla mia lingua, Maestra”.

Che quindi non è più solo la maestra di scuola… “In Italia tanti si scandalizzano all’idea di essere chiamata Maestra, trovando il termine più adatto a un’insegnante delle elementari che a una direttrice d’orchestra, ma io non ci vedo assolutamente nulla di svilente, anzi – ribatte -. In ogni caso, non ho preferenze su come essere chiamata, perché l’unica cosa che davvero conta è il rispetto della propria professionalità, a prescindere dal titolo“.

Professionalità che a Colombo certo non manca, dopo il suo brillante percorso di studi (è anche pianista e compositrice) e l’esperienza acquisita in più di 15 anni sul campo, in teatro, tra Italia, Svizzera, Germania e Portogallo. Resta però indubbio che, anche se le cose stanno cambiando, una donna che dirige un’orchestra sia ancora una rarità, almeno nel percepito del grande pubblico.

Perché questa resistenza all’idea che a dirigere un’orchestra ci sia una donna?

Negli ultimi dieci anni il mondo musicale sembra essersi finalmente aperto all’ultimo tabù che teneva le donne lontane dal podio: il mondo e la società, seppure con grandi limiti, stanno cambiando, e pian piano anche la figura della direttrice d’orchestra si sta consolidando” conferma Colombo, che già da bambina sognava di dirigere un’orchestra.

Ma è ancora raro vedere una donna sul podio, perché solo dieci-quindici anni fa il rapporto tra studenti maschi e femmine nelle classi di direzione d’orchestra era fortemente sbilanciato in favore dei primi per molti motivi, il primo dei quali è sicuramente l’assenza di modelli di riferimento nel panorama della direzione d’orchestra. Io ero l’unica della mia classe, e non ricordo altre ragazze negli anni precedenti al mio.

Mi ricordo ancora lo scalpore che fece Marin Alsop quando fu nominata direttrice stabile dell’Orchestra di Baltimora nel 2007: credo che all’epoca questo evento segnò per una generazione di aspiranti direttrici il punto di svolta. Lei era, ed è, un’icona, ma comunque una mosca bianca. Da quel momento in poi, iniziarono a comparire timidamente alcuni nomi femminili nei programmi dei teatri, ma sempre con una certa reticenza. La strada è lunga, perché è praticamente appena iniziata. Una cosa è sicura: la strada è segnata e da qui non torniamo indietro“.

Hai incontrato delle difficoltà nel tuo percorso artistico e professionale? Il mondo della musica è maschilista?

“Credo di aver incontrato le stesse difficoltà che ogni donna incontra sulla sua strada professionale, soprattutto quando si dedica a professioni di carattere manageriale come la direzione d’orchestra. C’è ancora la tendenza a ritenere le donne meno adatte a questo tipo di carriera, ma ormai i fatti smentiscono questa mentalità retrograda su tutti i fronti. In orchestra, ai musicisti non importa se il loro leader è un uomo o una donna, purché li guidi con competenza e passione.

Più difficile il discorso in generale: la società non è ancora pronta a rispondere ai bisogni delle donne che intraprendono una carriera non convenzionale. Molte delle mie colleghe più celebri hanno rinunciato alla famiglia, per poter abbracciare in toto la carriera. Non è solo per ambizione: molte volte purtroppo gli orari imposti dai teatri, i continui viaggi e spostamenti non favoriscono la routine familiare e impongono una scelta, spesso dura”.

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Hai lavorato a lungo anche all’estero. Hai notato delle differenze con l’Italia sul piano professionale?

“Moltissime differenze. In Germania il sistema del lavoro teatrale è profondamente diverso da quello italiano: oltre ad avere un numero enormemente maggiore di teatri ben organizzati e funzionanti, in Germania ogni teatro dispone di un team stabile composto da cantanti, direttori, registi, pianisti e orchestrali, regolarmente stipendiati e assunti dal teatro. In Italia invece si lavora con collaborazioni a breve termine che coincidono solitamente con una singola produzione. Da un lato è indice di maggiore qualità artistica, ma dall’altro è una difficoltà maggiore per l’artista che deve continuamente cercare nuovi ingaggi e stringere collaborazioni con teatri diversi.

Personalmente sono felice di aver sperimentato entrambi i sistemi, perché ho avuto modo di conoscere il bello e il brutto di ciascuno dei due: sogno un mondo in cui il meglio dei teatri italiani, ovvero l’alta qualità, e dei teatri tedeschi, la stabilità e l’efficienza, possano coesistere!

Cosa diresti a una ragazza o una bambina che vuole intraprendere un percorso come il tuo?

“Sembrerà una frase retorica, ma le direi di inseguire il suo sogno e volare alto. La vita a un certo punto ti impone sempre delle scelte, ma è bellissimo poter guardare in faccia la me stessa, timidissima undicenne che sognava di fare la direttrice d’orchestra, e sapere di non averla tradita. È una professione difficile, quindi bisogna sapere che occorrerà lavorare moltissimo, soprattutto negli anni di studio, senza cedere di un millimetro davanti alle difficoltà: studiare tanto, appassionarsi a tante cose diverse e prendersi il tempo per capire chi e che cosa si vuole diventare. E poi, la prima volta di fronte a un’orchestra non si scorda mai! Anche solo per poter provare un solo istante quell’incredibile sensazione, direi: Bambine, diventate direttrici d’orchestra!!“.

CHI È MARGHERITA COLOMBO

Margherita Colombo è direttrice d’orchestra, pianista, opera coach e compositrice.

Si è diplomata in Direzione d’orchestra presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano al termine di un percorso di studi che comprende il Diploma in Pianoforte e quello in Composizione, il Biennio accademico per Maestri collaboratori, il corso triennale di Alto Perfezionamento pianistico dell’Accademia Musicale Pescarese e numerose Masterclass di perfezionamento in Italia e all’estero (con Maestri come Paolo Bordoni, Aldo Ciccolini, Joaquin Achucarro, Sergio Perticaroli, Jeffrey Swan, Daniele Agiman e Umberto Finazzi).

Dal 2016 al 2019 ha lavorato come direttrice d’orchestra stabile presso il Landestheater Niederbayern in Baviera. Tra le orchestre che ha diretto figurano la Gewandhausorchester di Lipsia, la Niederbayerische Philharmonie di Passau, la Loh-Orchester Sondershausen, l’Orchestra Nazionale dell’Opera di Tirana, l’Orchestra del Festival Puccini, l’Orchestra di Ticino Musica, l’Orchestra Rossini di Pesaro, i Musici di Parma, l’Orchestra Ettore Pozzoli, l’Orchestra Cantelli e numerosi ensembles in Italia, Germania e Svizzera.

Come maestro collaboratore al pianoforte ha intrecciato rapporti professionali con numerosi teatri  in Italia e all’estero, maturando oltre quindici anni di esperienza all’interno del mondo del teatro musicale.

La sua attività concertistica vanta un repertorio molto ampio che va dal pianoforte solista (con predilezione per programmi meno noti e particolare riguardo alle donne compositrici nella storia) alla musica da camera e liederistica.

All’attività artistica unisce con grande passione quella didattica: dal 2021 è docente di spartito nella classe di canto dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano; è inoltre attualmente docente dei corsi di Pianoforte per maestri collaboratori dell’Accademia AMO del Teatro Coccia di Novara e dell’Accademia I Musici di Parma a Salsomaggiore e dell’Accademia Europea di Musica di Erba (CO). È anche co-fondatrice dell’orchestra giovanile Orchestra in Erba (progetto vincitore del Bando 2020 di Regione Lombardia), del coro E-chorus di Meda (MB) e promotrice di numerose attività volte alla promozione musicale e culturale.

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