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“Pedemontana rischia un altro anno di ritardo”. La rivelazione di Dario Balotta (Onlit)

Il presidente dell'osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti spiega le motivazioni per cui ci sarà almeno un anno di ritardo. E comunque a suo giudizio l'opera nn è detto che si completi.

Generico febbraio 2022

Pedemontana ritardo. Dario Balotta mette in guardia. Il presidente dell’osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti, in una nota scrive nero su bianco quello che secondo lui è il destino a cui sta andando incontro Pedemontana: “Un altro anno di ritardo determinato dal ricorso della seconda arrivata”. E la seconda cordata arrivata nella gara vinta dal Consorzio Webuild, Pizzarotti e Astaldi e formata niente poco di meno che da Saipem, Technimont, Societa italiana per Condotte d’acqua e Rizzani de Eccher. Onlit fa notare peraltro che “tra gli azionisti del consorzio ricorrente c’è Saipem, una società sotto stretto controllo pubblico, evidente dimostrazione che prima prevalgono gli interessi d’impresa e poi gli interessi pubblici. Interessi che oramai, peraltro, sono solo sulla carta, visto che la realizzazione dell’autostrada è fuori tempo massimo.”

Mancano ancora le tratte B2 C e D (breve) per vedere completata Pedemontana. L’appalto è da 1,4 miliardi di euro. Da parte di Pedemontana e in particolare da parte del direttore Giuseppe Sambo si tratta di un contrattempo che dovrebbe far slittare i lavori di pochi mesi, “in primavera avremo l’esito del ricorso e dopo l’aggiudicataria avrà poi 10 mesi di tempo per procedere alla progettazione esecutiva e all’apertura del cantiere che da cronoprogramma durerà mille giorni”.

Non è così per Dario Balotta: “Se il contenzioso che si è aperto tra i due potenti consorzi di imprese durerà quanto il precedente, che dal 2015 al 2019 aveva coinvolto Strabag e l’appaltatore Pedemontana, vincitrice dell’appalto della prima tratta (lotto A), si prevedono tempi lunghi e costi di costruzione altissimi, visto anche il balzo all’insù del costo delle materie prime.  O più probabilmente l’effetto sarà che l’appalto si fermerà prima ancora di partire o meglio ancora appena dopo essere partito, che è la classica situazione italiana ideale per l’appaltatore quanto pessima per la parte pubblica. Durante gli anni di quel contenzioso, Pedemontana ha rischiato il fallimento per insolvenza: ora corre lo stesso rischio. Per stare in piedi, negli ultimi 10 anni la società  ha cambiato un presidente l’anno, e dopo il soccorso economico e politico della regione Lombardia ha dovuto ricorrere all’appoggio anche dei ministeri dei Trasporti e dell’Economia. Ora però ci si trova davanti ad uno scontro sorprendente tra i colossi delle costruzioni. Scontro che non riguarda come mitigare l’impatto ambientale devastante che l’opera avrebbe, ma sull’accaparramento della maxi-commessa.”

Nel frattempo un continuo rimpallo di responsabilità tra la Regione e la Provincia sta portando alla mancata convocazione del tavolo di confronto con i sindaci che a più riprese e in maniera bipartisan si sono detti preoccupati per l’arrivo della nuova infrastruttura, in comuni dove il consumo di suolo è arrivato ormai al 70%.
Gli ambientalisti sono in prima fila per chiedere che il confronto avvenga, ma per ora la voce voce è rimasta inascoltata.
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