Il nodo da sciogliere

Desio. Il “no” a Pedemontana si fa più concreto. Ballotta (Onlit): “La Proroga espropri è scaduta: c’è la possibilità di una denuncia penale”

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Una delle case espropriate dall'opera - Foto d'Archivio

Desio. Lotta aperta all’idea di un’autostrada che impatta sul consumo di suolo nonché sulla salute dell’ambiente. Se ne è parlato ieri, sabato 12 febbraio. La cornice è stata quella di sala Pertini, in piazza Don Giussani a Desio. Il fil rouge che ha condotto l’assemblea organizzata dal gruppo No Pedemontana, Usciamone Vivi  è stato: “Pedemontana, fermarla è possibile. Fermarla tocca a noi”. 

Tra gli organizzatori dell’evento il Coordinamento no Pedemontana, Giovani no Pedemontana, Comitato Cives San Giorgio Desio, circolo Legambiente Desio,Comitato ambiente Bovisio Masciago, Associazione Seveso memoria di parte, ABCDesio, Equibici Lissone e Cambiare rotta Milano. Voce autorevole dell’incontro, il presidente dell’osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti (Onlit) Dario Ballotta.

Tassello dopo tassello la realizzazione della Pedemontana sembra venga messa sempre più in dubbio: prima l’annuncio da parte del presidente di Onlit, Dario Bealotta, di una class action contro l’autostrada. Poi l’ipotesi che questa sia diventata incostituzionale visto che la tutela dell’ambiente è diventato un principio costituzionale. Ora, spiegano dal gruppo No Pedemontana, “l’unico obiettivo per cui abbia senso impegnarsi, è quello di contrastare integralmente Pedemontana opponendo un no intransigente alla sua realizzazione, senza mediazioni”. 

Questo perché, al netto delle prese di posizione di molti sindaci (anche vicini alla Lega) finalizzate a richiedere parziali modifiche e/o compensazioni utili a ridurre l’impatto di Pedemontana, le eventuali ed ipotetiche modifiche richieste sarebbero del tutto insufficienti a mitigare il peso del progetto autostradale. Del resto Regione Lombardia e società APL sono state chiare: il progetto è blindato ed eventuali modifiche potranno essere molto limitate.

“Fermarla è possibile”, la Pedemontana. Sì, ma come?

Quindi, “fermarla è possibile”, la Pedemontana. Sì, ma come? A rispondere è proprio Dario Ballotta, il quale spiega come alla base ci sia un vulnus non indifferente: “C’è una questione molto importante che finora non è stata approfondita”, spiega il presidente Onlit.  “Riguarda gli espropriati che non erano stati informati nel modo più adeguato, in merito alla seconda proroga della validità di decreti di esproprio”.

Ecco il punto: gli espropri hanno una validità di 7 anni e possono avere una proroga di due anni.  Il presidente Ballotta ha quindi spiegato come, a onor di cronaca “una seconda proroga per Pedemontana sia già stata chiesta e applicata, giungendo quindi ad un totale di 9 anni. A gennaio 2021 il Cal (Concessionaria autostradale lombarda che è composta al 50% da Regione e dal restante 50 dal Governo attraverso Anas ndr)  ha chiesto un’ulteriore proroga. Peccato che – chiosa Ballotta – a gennaio 2021 fosse definitivamente scaduta la possibilità di tenere in piedi gli espropri”.

L’Osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti parte da questo vizio. All’orizzonte si dipana quindi la possibilità di una denuncia penale per abuso di ufficio nonché per la richiesta di annullamento di rinnovo della la proroga. “Per fare questo – precisa Dario Ballotta – gli espropriati hanno tra le mani un fatto di diritto, ossia impedire che una loro proprietà privata venga bloccata da un’opera che (probabilmente) non si farà mai o che comunque continua a subire pesanti ritardi temporali”.

In altre parole, attraverso la class action, la Onlit punta alla revoca della proroga da parte dell’ente concedente. A questo punto il Cal sarebbe costretto a ricominciare tutto da capo, partendo dal progetto e da una nuova comunicazione di esproprio.

Secondo punto toccato dal presidente Ballotta è l’entrata in Costituzione della tutela dell’ambiente. Dopo l’accesso botta e risposta tra il senatore Roberto Rampi in quota Pd e il consigliere regionale Andrea Monti (Lega), il presidente dell’Osservatorio chiarisce come non basti certo la Costituzione, da sola, per tutelare l’ambiente. Si spiega meglio, Dario Ballotta: “Questa modifica costituzionale è di indubbio carattere positivo. Tuttavia non è sufficiente per dire che un’opera pubblica (ricordiamo che Pedemontana dacché avrebbe dovuto essere all’80% privata è diventata pressoché un’opera finanziata con soldi pubblici ndr) sia incostituzionale. Al contrario, persiste invece una legittimità pubblica. Ovvio – conclude sulla questione – nel momento in cui la Costituzione inserisce il tema dell’ambiente, è poco rassicurante vedere che si vada avanti con un’opera inutile”.

Forse per legittimare in qualche modo la progettualità, dandole una veste “più accettabile”, dal Governo, dai vertici di Pedemontana, nonché da quelli di Regione Lombardia, si parla sempre più spesso di Green highway, autostrada verde. Su quest’ultimo punto il presidente Ballotta conclude il suo intervento.  Alla domanda diretta se esistano davvero “Green highway”, Ballotta fa seguire un breve silenzio. Una pausa di riflessione. “Autostrade verdi non esistono”, precisa perentorio. “Un’autostrada di circa una sessantina di km, ammesso che si completerà, quando si completerà, con tutti gli effetti ambientali che comporterà dubito possa definirsi verde. Credo che, al pari di green washing, green highway sia una parola che sta andando molto (troppo) di moda in questo periodo. Forse, per un’autostrada, l’unica misura entro la quale si possa parlare di sostenibilità sarebbe quella di ridurre e ottimizzare il trasporto delle merci via camion, assieme al trasporto veicolare privato”. In sostanza bisognerebbe pensare a come ottimizzare i sistemi, migliorando e implementando il TPL (trasporto pubblico locale) che è del tutto inefficace ed inefficiente anche secondo l’ultimo report di Legambiente.

Conclude Ballotta: “Mi auguro quindi che l’idea di Pedemontana non sia solo quella di riempire i tratti autostradali con alberi, per i quali, con buona probabilità, non ci saranno poi i soldi”. 

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