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Scuola Monza e Brianza alle prese con il Covid, interviste ai presidi tra rischio Dad e difficoltà di gestione

Abbiamo sentito alcuni dirigenti di istituti superiori e comprensivi. Il no alla Didattica a distanza è netto, ma le assenze del personale si fanno sentire. E le norme sulle positività non sempre sono chiare.

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L’ora della verità è arrivata. Anche se per la resa dei conti con il Covid, nessuno sa quanto ci sarà da aspettare ancora. Di sicuro, però, dopo dibattiti e richieste, pareri e osservazioni, per la scuola questi sono i giorni in cui gli effetti della riapertura post natalizia, fortemente voluta dal Governo Draghi e osteggiata da molte Regioni e presidi, cominceranno a manifestarsi.

A Monza e in Brianza, come in gran parte d’Italia, la paura di un aumento notevole dei contagi, che secondo alcuni potrebbe mettere in quarantena oltre 200mila classi di vari ordini e gradi, non manca. Le primissime impressioni da quando gli studenti hanno rimesso i piedi in classe sono all’apparenza positive, come evidenziato anche dalle istituzioni locali e regionali.

La posizione di alcuni dirigenti scolastici del nostro territorio, che MBNews ha interpellato, ruota intorno a due punti fermi: il no alla tanta bistrattata Dad (Didattica a distanza) e la difficoltà a gestire, in caso di contagio degli studenti, norme e disposizioni non sempre chiare ed utili.

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LA SITUAZIONE

Alla effettiva riapertura degli istituti scolastici, che quasi per tutti è stata lunedì 10 gennaio, si è arrivati già con una tegola. Che è quella dei docenti e del personale scolastico assenti perché positivi al Covid o contatti stretti di persone contagiate. Compensare questa sorta di zavorra, che appesantisce il buon funzionamento della macchina scuola, è uno sforzo in più per i dirigenti scolastici e i loro collaboratori.

Anche perché le assenze al momento sono calcolabili in una percentuale piuttosto alta. “Attualmente abbiamo il 10 % docenti assenti a cui si aggiunge il 9 % circa di studenti che sono rimasti a casa – afferma Lucia Castellana, dirigente scolastica del Liceo scientifico “Paolo Frisi” di Monza – inoltre dobbiamo coprire la mancanza anche di 4 Ata”.

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Lucia Castellana

Preoccupanti sono anche i numeri dell’Istituto professionale statale per i servizi dell’enogastronomia e commerciali “Adriano Olivetti” di Monza. “Mancano circa 90 studenti tra quelli in isolamento o in quarantena e coloro che, anche per le difficoltà di questi giorni con i trasporti, non sono riusciti a venire a scuola – spiega la preside Renata Antonietta Cumino – inoltre non disponiamo di 5 Ata sui 35 in organico e di 27 docenti su 170”.

“Dal 6 gennaio abbiamo continuato a ricevere segnalazioni di positività al Covid o di quarantena per contatti – aggiunge Mariella Rauseo, dirigente del Liceo statale scientifico e classico, “Ettore Majorana” di Desio – il conteggio era di un centinaio di casi già alla ripresa delle lezioni il 10 gennaio, ci aspettiamo che nei prossimi giorni il numero aumenti”.

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Lo stato dell’arte, per così dire, non cambia se dagli istituti superiori si passa a quelli comprensivi. “Siamo in emergenza con il 10% del personale docente e Ata attualmente assente – spiega Antonio Prizio, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo via Raiberti di Monza – forse in questa fase rinviare l’apertura delle scuole di 15 giorni sarebbe stata utile per valutare meglio l’evoluzione delle cose”.

LA DAD

Nonostante il sovraccarico di lavoro per cercare di mettere in piedi le sostituzioni di chi non può lavorare ed un’organizzazione in grado di garantire un servizio scolastico quanto più completo ed efficiente possibile, l’ipotesi di posticipare l’inizio delle lezioni in presenza a fine gennaio o inizio febbraio non trova l’approvazione dei dirigenti scolastici che abbiamo ascoltato.

Tanto che nessuno di loro ha firmato la petizione con la quale nei giorni scorsi oltre duemila presidi di tutta Italia hanno chiesto al Governo Draghi di non far tornare gli studenti in classe subito dopo l’Epifania.

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Mariella Rauseo

La nuova variante del Covid è contagiosa, ma poco virulenta e, grazie alla campagna vaccinale e ai dispositivi di sicurezza, i numeri dei positivi sono alti, ma non proibiscono la frequenza scolastica – sostiene Rauseo – firmare la petizione per la Dad avrebbe significato avallare l’idea che i vaccini non funzionano, mentre dobbiamo entrare nell’ottica che con questo virus dobbiamo imparare a conviverci”.

“Due settimane di rinvio delle lezioni, inoltre, non avrebbero risolto il problema visto che, a parere dei medici, il picco dei contagi dovrebbe giungere proprio intorno a fine gennaio-inizio febbraio” aggiunge la dirigente del Majorana di Desio.

“Non ho firmato la petizione per la Dad per coerenza in quanto mi sembrava fuori luogo chiudere ora dopo che, da quando è scoppiata la pandemia, sono stata tra coloro che ha sempre cercato di tenere aperti laboratori ed altre attività per gli studenti – afferma Cumino – certamente non si possono nascondere le difficoltà a gestire le classi decimate e i docenti positivi”.

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Leggermente diversa, riguardo al documento inviato dai presidi al Governo, la posizione del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo via Raiberti di Monza. “Io non ho firmato, anche se nella sostanza posso pure essere d’accordo – ammette Prizio – ovviamente, comunque, ci affidiamo alle decisioni di chi ha il polso generale della situazione più di noi”.

L’OBIEZIONE

Tra gli elementi che sicuramente in questa fase non contribuiscono a fare chiarezza c’è la disposizione che negli istituti delle medie e superiori, in caso di due positività in una classe, la scuola deve farsi carico della verifica dello stato vaccinale dei compagni, dal green pass eventualmente scaduto alla terza dose. Il tutto per valutare chi può proseguire le lezioni in presenza, anche se dotato di mascherina Ffp2. Un onere non da poco.

“Noi e le famiglie siamo chiamati ad accollarci il peso di questi controlli che richiedono anche un continuo aggiornamento della situazione dei singoli studenti – spiega la dirigente scolastica dell’Olivetti – nel caso di doppia positività sarebbe stato meglio adottare un codice univoco di condotta e non regole che vanno di volta in volta ricercate a discapito della chiarezza e della semplicità”.

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“Le questioni del controllo e della gestione dei due casi positivi alla scuola media, a differenza della primaria dove si è stabilito che tutta la classe va in quarantena, contribuiscono a rendere difficile la capacità di portare avanti la didattica nel modo giusto” afferma Prizio.

Si può anche cercare di vedere le cose più in un’ottica di accettazione complessiva delle norme. “Se la nota interministeriale dell’Istruzione e della Sanità è arrivata perfino a mettere da parte il discorso privacy nello stabilire che le scuole possono e devono chiedere agli alunni il loro stato vaccinale per rientrare in classe, vuol dire che finalmente l’istruzione viene considerata prioritaria” afferma la Rauseo.

“Ci sono stati troppi abbandoni scolastici da quando è scoppiata l’emergenza Covid – aggiunge – questo non è sostenibile per uno Stato che non può avere alunni che restano in un limbo di ignoranza e di evasione dell’obbligo”. La sfida alla pandemia, nelle sue tante sfaccettature, insomma, mette in gioco, anche nella scuola, valori ed obiettivi molto alti. Vedremo se saranno garantiti dalla sola vittoria contro il Covid.

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