Artisti emergenti

Monza, gli abissi di Marta Lucia Sosio e la difficile ricerca di senso nella realtà indefinita fotogallery

Fino al 2 febbraio questa 24enne eclettica e piuttosto visionaria espone al museo Mimumo una parte della sua opera Pesce Sensazione. In quest'intervista ci racconta il suo percorso, anche esistenziale.

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Ancora per pochi giorni, fino a mercoledì 2 febbraio, la sua opera, “il lato B di Abissali voragini furibonde”, sarà esposta al mimumo, il micro museo (casa della luna rossa) Monza. Ma la strada di Marta Lucia Sosio, 24 enne italo-spagnola, diplomata nel 2020 allo Ied (Istituto europeo di design) di Milano in Illustrazione e Animazione, raggiungerà presto altri luoghi, fisici o virtuali.

Perché questa giovane artista, che ha sempre vissuto a Monza, ma dopo la maturità al Liceo artistico delle Preziosine ha fatto anche l’esperienza di un anno in Australia come ragazza alla pari e lavoratrice in una farm, ha fame e sete di esperienze, passioni e conoscenze che difficilmente sono contenibili. E, come ci fa capire in quest’intervista ad MBNews, superano gli argini e gli steccati dell’arte convenzionale per entrare in un’atmosfera quasi indecifrabile.

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Così, tra un’installazione videoanimata e un live painting, tra quadri concettuali e progetti grafici e visivi, Marta Lucia Sosio, in arte Sos, mischia immagini digitali e pittura, scultura e fotografia. Il tutto con l’obiettivo di sperimentare. Nel tentativo di dare un codice anche all’irrazionale e di trovare il proprio posto nell’oceano della realtà, tra le vette del cielo e le profondità degli abissi.

L’INTERVISTA

Prima di analizzare la tua arte, ti chiediamo: in poche parole chi è Marta Lucia Sosio?

Ho 24 anni, sono italo-spagnola, ma ho sempre vissuto a Monza tranne nel 2017 quando, dopo il diploma al Liceo artistico delle Preziosine a Monza, dove ho scelto arti figurative, ho deciso di partire per l’Australia dove inizialmente ero in una casa come “ragazza alla pari” e poi a fare farm e viaggiare.

Al ritorno ho deciso di intraprendere il mio personale viaggio allo Ied di Milano per studiare “Illustrazione e Animazione”, percorso che ho terminato un anno e mezzo fa.

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Il tuo rapporto con le creazioni artistiche come nasce?

Ho sempre avuto un amore profondo per l’arte. Dalla pittura, alla scultura, all’arte moderna, concettuale e contemporanea, digitale e performativa. Fare Arte è aver Passione, quindi in qualsiasi modo puoi “fare arte”. Oltre all’arte, comunque, ho un sacco di altre passioni che nutro e che porto avanti giorno per giorno.

L’unico nemico caro è il tempo che è sempre lì a farmi compagnia e non mi molla! Ora, nel mondo reale, non so cosa sto facendo esattamente, ma so che prima o poi lo scoprirò.

Arriviamo alla tua opera attualmente esposta al Mimumo di Monza. Di cosa si tratta, come è nata?

Si chiama “il lato B di Abissali voragini furibonde”, anche se avrei voluto cambiare il nome in “Riflessioni su Abissali Voragini furibonde.” Quest’opera è un manifesto, in realtà è una parte di un pesce, il Pesce Sensazione. Chi è?

È una creatura nata durante il periodo della pandemia che è stata esposta in via Volturno, lungo il muro del vecchio Ospedale san Gerardo, su 20 manifesti delle dimensioni 140×200 centimetri. È la dodicesima parte di questa creatura. L’ho staccata una notte mentre tornavo a casa perché mi chiese se poteva venir con me ed io ho detto di sì.

Ho voluto presentarla nuovamente al mimumo di Monza perché il lato B nessuno lo aveva visto, ed è incredibile a mio parere. Ho messo uno specchio per far intravedere la scritta così che lo spettatore “assaggiasse/percepisse” qualcosa del Lato A.

In realtà non so se qualcuno è riuscito a capirlo, ma poco importa, spesso faccio cose e mi sento dire che non si capiscono. Amo invece chi ricerca e guarda il dettaglio, si sofferma su una cosa e poi dà la sua interpretazione, il suo punto di vista senza fermarsi al dire “no, non si capisce”.

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Quali sono state le tue esperienze e produzioni nel tuo ancor breve percorso?

Ho avuto l’opportunità, grazie a Felice Terrabuio, di iniziare un percorso d’arte pubblica, accessibile a tutti, dai 20 Manifesti al mimumo. Ci sarà qualcos’altro in futuro. Nel 2020 ho realizzato un’installazione come tesi allo Ied, una scultura in sapone in cui videoproiettavo mie animazioni su una base di musica sperimentale realizzata da Marco Sciannamea. L’ho chiamata “Effimera”, un insetto che vive un giorno preso come musa ispiratrice!

A dicembre scorso ho esposto la serie degli “AccoppiaSdoppiaMenti” nello “Studio Danza” di via Fogazzaro a Monza. La mostra è ancora visibile grazie a Laura Fiora. Sono stata anche invitata da Benedetta Cappellazzo, in arte Mesoglea, a partecipare ad un Live Painting (di)segnando su una maglietta e un’ampolla.

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Anche se stai creando un tuo personale stile, frutto di una commistione di più piani espressivi, a quali correnti artistiche ti ispiri?

Non saprei, è difficile definire una sola corrente. Ci sono tanti artisti, illustratori, performer che seguo. Per quanto riguarda correnti del Novecento il Dadaismo e l’Astrattismo mi affascinano molto. Amo sperimentare, sia su carta che digitalmente.

Nel digitale per me è fondamentale la relazione tra immagine e suono, nel cartaceo invece ho più libertà e in base al progetto decido quale “arma” utilizzare. Sono molto liquida e quindi non so definirmi. Amo anche la fotografia e ho trovato un mio modo di utilizzarla, sovrapponendo e giocando con l’immagine.

Ogni elemento per me possiede una sua anima che va sentita e codificata. Più che disegnare il mio è un segnare su una superficie una sensazione, che sia data da una linea, da uno o più colori, da un materiale piuttosto che da un pensiero. Amo riflettere e pensare in modo irrazionale. Tutto ha senso nel non senso!

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Come definiresti allora la tua arte?

La mia è una “continua ricerca creativa sfinita” nel senso che non è mai definita, perché non mi piace dare una fine alle cose, e perché non c’è la fa più nel vero senso della parola. È stremata ogni volta, perché ogni giorno è un nuovo capitolo, una tabula rasa!

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Spero di poter trovare una strada piena di grovigli ed esseri pensanti dai quali poter apprendere. Mi sento ancora una gocciolina dentro un immenso oceano.

Il cielo mi colpisce perché sta in altro, l’abisso pure perché sta in basso. E quindi si nuota, si respira e poi si volerà. Unica cosa vorrei acquisire esperienza dopo esperienza. Spero inoltre di girare il mondo in bicicletta!

SOS è il tuo nome d’arte, ma anche il diminutivo del tuo cognome. Forse è anche una sorta di grido d’allarme che lanci in una società per tanti versi malata?

SOS è l’essere che mi si addice di più. Mi è stato attribuito un giorno dal mio migliore amico, Gas. Poi, pian piano, ho iniziato a sentirlo sempre più mio, al punto che ho preso l’enciclopedia e sono andata a guardare il suo significato.

Nelle telecomunicazioni SOS è il segnale radiotelegrafico marittimo di soccorso, adottato internazionalmente dal 1908 nell’ alfabeto Morse è definito come … – – – …Significa Save Our Souls, dunque ho una missione che prima o poi porterò a compimento!

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