Persone da raccontare

Da calciatore professionista a collaboratore scolastico a Monza, la storia di Luigi Amabile

In quest'intervista scoprirete la vicenda umana e sportiva di questo 38enne che ha giocato in porta anche in serie B e C. E capirete, forse, perché non si vive di rendita anche se per alcuni anni si è guadagnato tanto.

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L’altezza e il fisico piazzato non passano del tutto inosservati. Lo sguardo fiero, ma umile e spiritoso, è quello di un 38enne che dal Sud è venuto a vivere e lavorare a Monza. Luigi Amabile, campano con casa, moglie e due figlie di 10 e 7 anni a Bracigliano, in provincia di Salerno, non è proprio un emigrante come gli altri. O, almeno, è protagonista di una storia piuttosto particolare e insolita che ha raccontato a noi di MBNews.

Luigi, oggi collaboratore scolastico con contratto a tempo determinato all’Istituto comprensivo “Anna Frank” di Monza, è stato, infatti, un portiere di calcio professionista che ha disputato in carriera diversi campionati di serie B e C. E, ancora oggi, non ha del tutto appeso gli scarpini al classico chiodo. Tanto che tra novembre e dicembre 2021 ha disputato, da svincolato, alcune partite con il Grottaglie, squadra dell’Eccellenza pugliese.

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Senza tanti giri di parole, però, Luigi ha scelto di fare il collaboratore scolastico “per una stabilità economica e lavorativa futura”. Perché, al contrario di quello che pensa la maggior parte delle persone, anche tra gli appassionati di sport, il mondo del calcio è davvero dorato solo per gli eletti della serie A e, soprattutto, per le star del “sacro” pallone italico esaltati tutti i giorni dai mass media.

Per gli altri calciatori, come Luigi, che nel corso della carriera ha incrociato la sua strada anche con Daniele Sommariva e Eugenio Lamanna, portieri nell’attuale rosa del Monza, è una passione che permette, per alcuni anni, di guadagnare anche molto bene. Raramente, però, di vivere di rendita.

L’INTERVISTA

Luigi, partiamo dal principio. Come è iniziata la tua passione per il calcio?

Il calcio mi è piaciuto sin da piccolissimo. A sei anni mi hanno iscritto a scuola calcio e facevo il difensore. Poi ad otto ho iniziato a fare il portiere e da allora non ho più smesso. Dopo essere cresciuto nei settori giovanili della Cavese e della Nocerina, a 18 anni ero nell’Angri a giocare nel campionato Interregionale. Nel 2004 arriva il contratto con il Benevento in C1, ma la società fallisce prima che inizi il campionato. Mi ritrovo senza squadra e ricomincio dalla serie D con l’Ariano Irpino.

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Il tuo appuntamento con il calcio professionistico, però, è solo rimandato di poco. Cosa succede, infatti, quando hai poco più di 20 anni?

Il Benevento cambia proprietà e l’allora presidente, il compianto Ciro Vigorito, mi richiama per disputare la C2. Al termine di quel campionato arriva la promozione in C1. Quindi, anche se ancora sotto contratto con il club sannita, vengo mandato in prestito, come portiere titolare, prima alla Vibonese, dove paro anche un rigore nella finale play-out contro il Val di Sangro, poi al Celano, entrambe in C2.

Quindi vengo acquistato dalla Nocerina, che quell’anno, siamo nella stagione 2010/2011, per me tra i più belli perché mi sposo e nasce la mia prima figlia, viene ripescata in C1 e poi ottiene la promozione in serie B. Io, però, resto in C1 perché vado in prestito alla Virtus Lanciano. E anche qui arriva subito la promozione in B.

La serie cadetta è un palcoscenico che conta. Aumenta anche il tuo ingaggio, ma poi come prosegue la tua carriera?

A Lanciano in serie B resto due anni. Qui, dove la delusione più grande è aver solo sfiorato l’esordio in Padova-Lanciano, sono in rosa, tra gli altri, con Nicola Leali, oggi portiere titolare nell’Ascoli e mio caro amico, e Leonardo Pavoletti, oggi attaccante del Cagliari, a cui già allora predissi un futuro in serie A. Arriviamo al 2014 e a 30 anni vado a giocare al Celano in serie D. A quel punto decido di avvicinarmi di più a casa, soprattutto per stare con mia moglie e le nostre figlie.

Disputo una serie di campionati in Eccellenza tra Nocerina, Scafatese, Avetrana e Picciola. Dal 2016, però, comincio anche a cercare altri lavori al di fuori del mondo del calcio. Faccio il cameriere e il maitre di sala. Nella stagione 2020/21 accetto di tornare a giocare ad Angri in Eccellenza. Poteva essere un modo per chiudere la mia carriera da portiere lì dove è iniziata. Per colpa del Covid, invece, il campionato viene sospeso a novembre 2020.

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È allora che decidi di salire in Brianza e intraprendere la strada del collaboratore scolastico. Come è successo?

Sono iscritto nelle graduatorie del personale scolastico ATA dal 2017. Avevo indicato Monza e Brianza come sede di lavoro perché ho appoggi familiari a Milano e, quindi, è una zona che poteva essere comoda per me. Negli ultimi anni avevo rifiutato tante convocazioni per supplenze. Verso la fine del 2020, però, dopo la sospensione del campionato, accetto una supplenza fino alla fine dell’anno scolastico come collaboratore all’Istituto comprensivo di via Monginevro ad Arcore.

Come è stato l’impatto con una realtà e un lavoro così diversi da quelli a cui eri abituato?

All’inizio abbastanza difficile, ma non certo perché considero fare il collaboratore scolastico qualcosa di inferiore al mondo del calcio. Anzi, i miei genitori mi hanno insegnato i valori dell’umiltà, della dedizione e dell’impegno in qualsiasi attività lavorativa.

Essere lontano dalla famiglia e dal contesto in cui sono nato e cresciuto, però, non è stato facile nei primi tempi. Poi, anche grazie ai colleghi, mi sono ambientato e devo dire che sto apprezzando Monza e la Brianza come un bel posto in cui poter vivere tranquillamente.

Luigi, le persone che stanno leggendo quest’intervista forse si staranno chiedendo questo: ma come è possibile che un ex calciatore professionista si trovi “costretto” a fare il collaboratore scolastico?

Per quasi 10 anni ho guadagnato uno stipendio molto più alto di quella che è la media in Italia. Ma, a parte i giocatori di serie A e alcuni di serie B, non si riesce a campare di rendita e fare investimenti. In primis, nel mio caso, perché il portiere, a parte esempi straordinari come Buffon e Donnarumma, è quasi sempre quello che guadagna di meno.

Del resto è un ruolo particolare in cui non c’è un ricambio frequente nel corso della stagione o della partita stessa come avviene per gli altri giocatori. Inoltre, negli anni in cui giochi e guadagni molto bene, sei anche portato dall’ambiente e dagli amici che frequenti a tenere un tenore di vita più alto e dispendioso.

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Cosa vedi a questo punto nel tuo futuro?

Il mio obiettivo è continuare a fare supplenze a Monza e in Brianza per diventare un collaboratore scolastico a tempo indeterminato. Poi, appena possibile, con la certezza di uno stipendio statale in tasca, chiederò il trasferimento per stare vicino a mia moglie e alla mia famiglia. Inoltre ho il patentino di allenatore e potrebbe aprirsi un’altra prospettiva come hobby o passione da coltivare.

In bocca al lupo, allora. Ah, un’ultima domanda: tu sei nativo di Nocera Inferiore, come anche Mino Raiola, uno dei procuratori di calcio più importanti. Ibrahimovic, Balotelli, Pogba sono tra i suoi assistiti. Quanto conta il procuratore nella carriera di un calciatore?

Sicuramente tanto, ma non so dire se la mia carriera sarebbe stato migliore o peggiore con il procuratore “giusto”. Di sicuro sono contento di aver raggiunto quello che ho ottenuto con le mie forze, grazie al lavoro, all’umiltà, al sacrificio e alle mie capacità.

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