Le interviste

Ancora crisi per bar e ristoranti: serate con 3 coperti, “ma come si fa ad andare avanti?”

Un anno fa prendeva piede il movimento di protesta dei ristoratori "Io apro 1501". A distanza di un anno da quei giorni per bar e ristoranti le cose non vanno bene. E oltre la pandemia, ora ci si mette anche il caro bollette.

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Un anno fa il lockdown, le proteste sotto il Pirellone, le manifestazioni per far sentire alle istituzioni la crisi del settore della ristorazione, una fra tutte la protesta “Io apro 1501“. Oggi, a distanza di un anno da quel gennaio 2021, le cose per baristi e ristoratori non vanno molto meglio. Secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa dal Corriere della Sera è stimato che un italiano su 5 non va più al bar. La paura è il fattore chiave, ma anche le quarantene e le conseguenze per i “contatti stretti” della Omicron, fanno la loro parte. E tra le altre cose adesso rischia di pesare anche il tema caro-bollette, per cui il prezzo di elettricità e gas per le attività con cucina potrebbe addirittura raddoppiare, nonostante le capienze limitate e un drastico calo dei clienti, ovvero minor guadagno. 

“Faccio questo mestiere da 40 anni e non ho mai visto un gennaio così – ci spiega Maurizio Giacomelli, titolare dell’”Hostaria del Punt” di Triuggio. – Abbiamo retto: con i soldi che uno si mette da parte riesce a coprire i primi mesi ma adesso entriamo nel terzo anno di questa pandemia. È difficile. Molti colleghi stanno mollando, e per tutti noi è una situazione indicibile. A mio figlio, che ha 22 anni e ha studiato nel settore dico: cambia strada, sei ancora in tempo”. 

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“Dobbiamo tenere duro fino a marzo. Ma non è semplice”

“Questa è una via piena di attività, piena di locali – ci racconta Alex, proprietario del Bar Alla Stanga, che si trova sull’arteria della movida monzese, Via Bergamo. – sapessi quanti ne vedo ogni giorno con l’espressione cupa. Ci confrontiamo, mi dicono che alcune sere hanno fatto 3/4 tavoli. Io sono un ottimista e cerco di vedere il lato positivo, ma le cose vanno male. Vanno male a Monza, ma non è che se vai a Milano le cose sono molto diverse: resistono i grandi nomi, chi ha PR importanti. Altri rischiano seriamente di chiudere”.

“Penso – prosegue – che noi ristoratori dobbiamo reggere fino a marzo: i vaccini le persone li stanno facendo e se va come i passati anni la bella stagione ci verrà incontro. Però penso: e chi non regge fino a marzo che fa? Chiude. Perchè di aiuti ce ne sono pochi e il fattore paura oggi è forte”. 

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“L’aumento delle materie prime, il caro bollette, questa nuova variante: è di nuovo un momento difficile per i ristoratori – continua Vincenzo Butticè, titolare del ristorante Il Moro. – Il 2022 è iniziato con tante incognite, tanta paura: lo vedono le persone tutti i giorni nella quotidianità e lo vediamo anche noi ristoratori. I ristori, che lo scorso anno sono arrivati, quest’anno sono poco o niente, il capitolo di spesa più grande va ad aiutare colleghi nel turismo e nel mondo delle discoteche che sono praticamente fermi dall’invio della Omicron. Vedo, per mettere una chiave in positivo, che le persone si stanno abituando al green pass: ormai è diventata prassi e di problemi noi su questo versante ne abbiamo avuti pochi. Quello un anno fa era un tema all’ordine del giorno e molto caldo, non è scontato questo esito”.

Abbiamo avuto in queste ultime settimane un calo dell’80% – conclude Maurizio Giacomelli – e non ci sono aiuti nel settore. Nè una riduzione della bolletta, né i ristori. Gli incassi del mezzogiorno sono bassi e la sera non si hanno più i numeri di un tempo. Le manifestazioni? Io le ho fatte lo scorso anno, ma eravamo pochi. I grandi numeri sono i leoni da tastiera, chi si lamenta online e poi nel momento di combattere non c’è. Di quelli ne ho visti tanti”.  

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