Politica e giustizia

Condanna di Ponti, Brambilla shock: “Non farei più il sindaco di Vimercate, si rischia troppo”

Solleva questioni sulle responsabilità dei politici la sentenza che impone all'ex assessore provinciale brianzolo di risarcire di tasca propria la Regione per una delibera di 16 anni fa

Paolo Brambilla, ex sindaco di Vimercate

Ma chi glielo fa fare? Può essere una domanda retorica, fino anche a diventare ironica in tempi di antipolitica, ma c’è davvero poco da ridere o da trovare soddisfazione di fronte a una condanna in Cassazione a risarcire di tasca propria 625 mila euro perché si è stati amministratori pubblici e, dopo 16 anni di processi (e pure un’assoluzione), viene stabilito che una scelta fatta nell’ambito del proprio ruolo pubblico vada poi ripagata col metro della responsabilità personale.

E’ la questione dell’acquisto di quote di Serravalle spa da parte di Asam spa, quella che nel 2005 era la società della Provincia di Milano che raccoglieva le partecipate ed era sotto l’amministrazione dell’allora presidente Filippo Penati (morto nel 2019) e della giunta di cui faceva parte anche il brianzolo Gigi Ponti, già sindaco di Cesano Maderno, quindi primo presidente della provincia di Monza e Brianza e attualmente consigliere regionale del Pd.

Una vicenda di danno erariale (il prezzo d’acquisito della quota di Serravalle sarebbe stato troppo alto) per cui a un’assoluzione in primo grado sono seguite due condanne in appello e in Cassazione al pagamento a Regione Lombardia (attuale titolare di Serrevalle spa) di 50 milioni di risarcimento da ripartire tra tutti i funzionari e amministratori provinciali dell’epoca: circa 19 milioni a carico dell’ex presidente ora defunto, 15 milioni che deve pagare l’allora segretario generale, 5 milioni ciascuno a due ex dirigenti provinciali e poi altri 5 milioni a carico degli 8 assessori dell’allora giunta, quindi 625 mila euro ciascuno.

Non sono ancora pubblicate le motivazioni della sentenza ma, prima delle questioni giudiziarie e i contenuti specifici del caso, questo tipo di condanna sta sollevando una questione più generale, sulla responsabilità dei pubblici amministratori.

E tra chi è intervenuto, non nel merito della vicenda legale ma sulle sue conseguenze sociali, c’è l’ex sindaco di Vimercate, Paolo Brambilla, alla guida della città per 2 mandati consecutivi fino al 2016, che attraverso i social network ha lanciato una provocazione.

Paolo Brambilla, sindaco di Vimercate per 2 mandati dal 2006 al 2016

Oggi il sindaco non lo farei più”, ha scritto Brambilla dopo aver saputo dell’epilogo della vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’amico Gigi Ponti. Brambilla non cita direttamente il caso Asam ma di fronte alla condanna di “una persona specchiata, onesta, preparata, generosa, appassionata, caratteristiche che tutti gli hanno sempre riconosciuto, anche gli avversari politici” si chiede “perché una persona dovrebbe oggi fare l’amministratore pubblico, negli enti locali, con questi rischi?”.

E i rischi, spiega Brambilla, sono quelli di una persona “eletta per assumere decisioni per conto della collettività che lo ha delegato a farlo tra vincoli normativi ed economici, regole, complessità, controlli contabili, dopo avere speso una vita con un impegno invasivo come quello di amministratore pubblico, perdendo occasioni professionali, privando i propri affetti della sua presenza, privandosi di coltivare interessi personali senza sere, domeniche o vacanze libere, ora è solo davanti al macigno di un risarcimento economico al quale fare fronte personalmente fuori da ogni ragione e dimensione razionale”.

E’ una sentenza che, in assenza di dolo o imputazioni penali, solleva questioni di equità e proporzione tra le responsabilità pubbliche e quelle dirette e personali. “Con grande amarezza, e dopo 18 anni di impegno politico diretto, mi sento di dire che non vale la pena di assumersi questi rischi – dice Brambilla – Per una delibera presa tra le mille che un amministratore è chiamato ad affrontare e dopo consulenze, pareri, controlli e verifiche normative per ognuna di esse, è giusto poi essere condannati in questo modo? E il risultato peggiore di questo tipo di norma è che finisce per allontanare gli amministratori dall’assunzione di responsabilità. Il risultato può essere che sia preferibile non decidere, non voler avere responsabilità, ma questo poi diventa un danno per tutta la collettività che invece ha bisogno di un’amministrazione pubblica che agisce e fa scelte”.

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