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Uno sguardo agli sviluppi futuri e alla sostenibilità nel weekend dell’ACI Rally Monza

Nell'articolo tutte le voci che sono intervenute nel convegno sulla sostenibilità tenutosi all'Autodromo di Monza.

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Non solo rally, motori e corse in questo weekend all’Autodromo per l’ACI Rally Monza, perché l’attenzione è stata rivolta anche a questioni orientate a temi di tutela ambientale e azioni pratiche nel mondo automotive legate alla sostenibilità.

Si è dunque tenuta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i relatori di maggior spicco e rilevanza in quest’ambito, tra i quali Alberto Dossi Presidente del Gruppo Sapio e membro del CDA di Autodromo Nazionale Monza SIAS SpA; l’Ing. coordinatore centrale dell’Area Professionale Tecnica dell’Automobile Club d’Italia Enrico PagliariFrancesco Ciro Scotto responsabile dell’Ufficio Studi e Ricerche della Fondazione Caracciolo; e il giornalista freelance Rudi Bressa, penna di Huffington Post, Le Scienze e Lifegate ed esperto di sostenibilità e transizione.

Le dichiarazioni

“Transizione ecologica vuol dire transizione energetica, ambientale, una rivoluzione nel campo dei combustibili. La via è stata intrapresa, i combustibili fossili scenderanno a 0, e andranno incrementati gli altri combustibili alternativi, fra cui l’idrogeno, biometano, l’elettrico, ecc. Ogni combustibile avrà il proprio impiego” inizia così il proprio discorso Alberto Dossi, circa le opportunità dell’energia a idrogeno e dei costi di transizione.

L’idrogeno è uno dei vettori energetici del futuro e dovrà essere impiegato perché 4/5 dell’energia derivano dalla molecola e una solo dall’elettrone. Questo valore indica i combustibili fossili che dovranno essere sostituiti. Le quote di rinnovabili per produrre energia con l’elettrone saranno in aumento, ma le molecole andranno sostituite e fra queste c’è l’idrogeno, il quale deve arrivare da fonti rinnovabili attraverso elettrolisi dell’acqua.

Di fondamentale importanza è l’idrogeno verde, quello a emissioni zero, che è un combustibile potentissimo: una piccola molecola dal potere energetico mostruoso: 7 volte quello della benzina, ma è troppo costoso. L’idrogeno per essere sostenibile deve avere incentivi forti: bisogna costruire infrastrutture apposite; ci vuole un piano italiano strategico sull’idrogeno che sia chiaro e duraturo. Il costo è 10 euro al kg, nel 2030 è previsto costi 2.50 al kg. Si scende così tanto per mezzo di investimenti, ricerca e sviluppo, ed economia”.

A seguito dell’intervento di Alberto Dossi, ha preso parola Enrico Pagliari, circa la sostenibilità a livello sportivo e ambientale.

La federazione internazionale dell’automobile (FIA) è attenta a questi eventi, e impone alle manifestazioni sportive di doversi certificare da un punto di vista ambientale, dunque adottare accorgimenti nell’ambito della sostenibilità. L’intera competizione e organizzazione, l’habitat e l’ambiente devono essere sostenibili. Per chi organizza la corsa sono, dunque, necessari comportamenti adeguati, come la differenziazione dei rifiuti, che anche gli spettatori dovrebbero rispettare.

In termini di energia, questa deve essere prodotta da fonti rinnovabili. A oggi, vengono raccolti indicatori che permettono di quantificare i livelli di CO2 emessi. L’obiettivo di quest’anno è dimostrare che le emissioni devono essere state minori del passato. Ma non finisce qui, perché ci sono una serie di azioni collaterali, ma importanti, definite compensative: il parco della villa Reale impone vincoli forti in tal senso. Per compensare la CO2 prodotta si deve mettere in piano un progetto: lo scorso anno, per esempio, sono stati piantati 100 nuovi alberi nel parco.

Esiste tutta una campagna da portare avanti, e questa deve essere anche televisiva. Si parte, però, anche dal basso, andando nelle scuole a raccontare questi comportamenti sostenibili: l’obiettivo è dunque far entrare in testa alle generazioni future l’importanza della sostenibilità ambientale”.

A Rudy Bressa, Angelo Raffaele Pelillo, Vice Presidente della Commissione FIA Electric and New Energy Championship ha voluto porre una domanda ben mirata, quasi una provocazione a cui rispondere, in quanto giornalista, dunque appartenente in primo piano al mondo dei media a cui Pagliari aveva accennato: “come si comunica la sostenibilità?”

“Diversamente da quanto fatto finora. Solo negli ultimi anni le tematiche di questo tipo sono divenute mainstream, prima le aziende si interessavano molto meno. Avere una maggiore attenzione per la sostenibilità significa avere anche un interesse per un territorio più salubre, formato soprattutto dai consumatori, che sono quelli che muovono richieste e mercato.

Innanzitutto è necessario, da parte dei media, soprattutto nel mio caso, che vi sia un rapporto con i lettori diretto, in ambito scientifico e con obiettività. Quando si parla di tematiche come il clima oggi c’è ancora molta confusione, anche a livello internazionale. Negli anni sono stati fatti errori. Serve cambiare il linguaggio che si usa, quello che il lettore si trova di fronte: si deve smettere di usare termini apocalittici, negativi; piuttosto serve raccontare le soluzioni. Bisogna spiegare all’utente medio cosa significa emissioni zero. La transizione ecologia non significa pensare a dover tornare a un mondo senza tecnologia, ma cambiare i metodi e il nostro modo di vivere mediante piccoli atteggiamenti che possano portare a un miglioramento dopo l’altro”.

L’ultimo intervento alla tavola rotonda è stato quello di Francesco Scotto, il quale ha parlato di eco-razionalità

Bisogna ottimizzare le risorse, massimizzare i benefici, evitare di commettere errori e favorire l’accessibilità” va subito dritto al punto, il responsabile dell’Ufficio Studi e Ricerche della Fondazione Caracciolo. “C’è una fascia di popolazione che non solo non può accedere a veicoli elettrici, ma che si trova per un cortocircuito fiscale a pagarne un peso, mi riferisco soprattutto a tutte quelle persone che vivono in periferia. In Toscana c’è la percentuale di veicoli elettrici che c’è in tutto il mezzogiorno, con un rapporto pari a circa da 1 a 10. Questa transizione sta avvenendo sulle spalle di chi ha meno risorse nello zaino. Questo è un primo tema di eco-razionalità.

Un secondo riguarda i tempi: dalla COP26 si capisce che per i prossimi 20 anni dovremo convivere con tutte le fonti, dunque questo sarà un percorso lungo, in cui non si può permetterci nessuna delle alternative sul tavolo. L’idrogeno verde è una scelta attualmente eco-irrazionale: se devo alimentare un’auto con idrogeno verde, perdo il 75% dell’energia pulita in strada. Se quella energia la usassi per veicoli elettrici, otterrei a parità di esorso energetico un risultato 4 volte superiore. Il traguardo finale devono essere le emissioni zero, ma va posta attenzione al percorso. Non c’è programma realistico di eliminazione delle fonti fossili che prevede un percorso inferiore a quello dei 20 anni.”

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