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Intervista a Simone Centemero (MMT) per quel folle traguardo di 5 IronMan in 5 mesi

In trent'anni ha corso 81 maratone e partecipato a 30 IronMan. Nell'ultimo anno, per i suoi 50 anni, si è "regalato" ben 5 competizione e ce le siamo fatte raccontare in questa intervista

Simone Centemero

In un anno, Simone Centemero ha gareggiato per cinque gare nuotando per 19.500 metri, pedalato per 900 chilometri e corso per altri 210. Se lui, 50 anni lo scorso 10 febbraio, dice che i limiti sono solo nella nostra testa, c’è da credergli.

Noi di MBNews.it abbiamo deciso di incontrare questo atleta del Monza Marathon Team  per farci raccontare perché ha deciso di mettersi così tanto alla prova, partecipando a ben 5 IronMan di cui due estremi in una stagione.

“Diciamo che è stata una combinazione tra l’obiettivo che mi ero dato tempo fa, cioè festeggiare il traguardo dei miei 50 anni con 5 gare, e un insieme di eventi fortuiti: ad una gara sono stato invitato, altre invece erano già lì che mi aspettavano dall’anno precedente, quando tutto si era fermato causa pandemia – ci confessa – e così mi sono detto: perché non pormi l’obiettivo di tagliare per 5 volte il traguardo di distanze estreme per i miei 50 anni?”.

Una prova fisica non indifferente che lo ha visto impegnato da fine giungo fino al primo week end di ottobre: Stone Brixia Man, che fa parte delle Extreme Triathlon e si svolge in Italia, nella cornice della Valcamonica; poi Embruman, triathlon a lunga distanza che si tiene ogni anno in Francia il 15 di agosto;  Ironman Thun in Svizzera tra prove di nuoto e bicicletta; ancora l’Ironman a Nizza e infine l’Ironman di Barcellona.

Cinque gare, una più impegnativa dell’altra. Ma, vogliamo fare la più classica delle domande a Simone Centemero, qual è quella che ti è piaciuta di più?

Devo dire che tra le cinque, quella che non avevo ancora mai fatto è stata la Stone Brixie Man, quindi mi ha appassionato molto perché era un’esperienza nuova, un percorso pazzesco – ci spiega – si parte con il nuoto, al Lago d’Iseo con una prova da riva a riva al buio. Una volta raggiunta la sponda a Sulzano si parte in bicicletta, si percorre la Valcamonica fino al passo Gavia e poi si ritorna giù, verso Ponte di Legno, da dove ha inizio la maratona in dislivello, è tutto un sali e scendi”.

Per la precisione sono 3,8 chilometri di nuovo, 180 in bici, e 42,2 chilometri a piedi.

“Quella che però mi piace di più tra le competizioni che ho fatto, alla quale sono molto legato, è l’Embruman in Francia perché è quella dove, più di tutte secondo me, si respira la vera atmosfera del triathlon. Anche se devo dire, quest’anno, è stata particolarmente dura per via del caldo”.

Ecco il gancio per una nuova domanda: “ma non c’è mai stata una volta che ti è venuta voglia di mollare? Di dire, ‘non ce la faccio più torno a casa’?”

“Sì assolutamente – confessa – durante la gara in Francia, per esempio, terminato il percorso in bici ho avuto un colpo di calore, barcollavo. Lì ho pensato di mollare: era ferragosto, faceva veramente caldo, ero devastato e mancavano ancora 38 chilometri da corre fino all’arrivo. In linea d’aria, ero pure vicino al mio hotel. Avrei potuto benissimo andare in camera a riposarmi un po’ e poi riprendere la gara, tanto ero abbondantemente dentro i tempi massimi consentiti – continua – ma non l’ho fatto. L’esperienza mi ha insegnato che quando si pensa di essere arrivati al proprio limite, non è mai così: ho capito che avevo bisogno di fermarmi un attimo, mi sono messo dieci minuti all’ombra, mi sono idratato e poi ho ripreso la gara. Prima camminando e poi correndo bene”.

Possiamo dire che queste, alla fine, non sono solo gare sportive ma anche un viaggio interiore che aiutano ad accrescere la conoscenza in sé stessi?

“Esatto, credo che questa sia la cosa più bella che ti regalano queste competizioni. I limiti sono sempre e solo nella nostra testa: spesso, quando ci diciamo ‘non ce la faccio più’, lo facciamo più per pigrizia che altro – afferma – ovviamente bisogna conoscersi nel profondo e imparare a sentire e rispettare il proprio corpo, leggerne i segnali. Mi capita spesso di sentire amatori che, magari, per correre anche una semplice maratona si riempiono di antinfiammatori e questo, a mio avviso, è sbagliatissimo: se spegniamo tutte le spie del nostro corpo, per non sentire dolore, non riusciamo più a capire se possiamo farcela davvero oppure no, se possiamo continuare o ci dobbiamo fermare”.

Insomma, l’esperienza è sempre grande maestra di vita e lo è stata anche per Simone Centemero, 50 anni da poco compiuti, di cui 30 spesi in gare di Triatholon: 81 maratone e 30 Ironman e ci fa un po’ sorridere quando lui si definisce “un amatore”.

“Per preparami a queste 5 gare, mi sono molto allenato – continua nel suo racconto – L’ultimo allenamento lungo l’ho fatto tre settimane prima della prima gara: sono partito da Monza in bici e sono arrivato fino a Madonna di Campiglio, circa 220 chilometri, poi ho lasciato giù la bici e, senza fermarmi, ho proseguito a piedi raggiungendo un rifugio. Ce l’ho fatta e allora ho capito che io e il mio corpo eravamo pronti per affrontare le sfide”.

Nessun piazzamento importante, ma sicuramente esperienze e risultati che lasciano il segno. Superato però il traguardo dei 50 anni, ora bisogna pensare ai prossimi obiettivi.

Punti alle 100 maratone? “Beh, quello credo non ci saranno problemi a raggiungerle. Il mio obiettivo più grande è di riuscire a fare almeno una gara all’anno per i prossimi anni, perché significherebbe che la salute è dalla mia parte – conclude – ma se ti devo svelare un mio sogno, ti confesso che vorrei fare la doppia distanza: 7000 metri a nuoto, 360 km in bici, 80 km a piedi”. E, quando sarà, noi ovviamente saremo qui a raccontarlo.

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