Salute

“Vaccino Monzese”: incoraggianti i risultati della fase I, ma ora necessari finanziamenti

"Il vaccino COVID-eVax è risultato ben tollerato e ha indotto una risposta immunitaria" - conferma il Dottor Lucio Rovati.

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C’è soddisfazione in casa Takis-Rottapharm Biotech che proprio oggi, 7 settembre, comunicano i risultati preliminari dello studio clinico di fase I condotto in Italia con COVID-eVax, il primo vaccino a DNA contro COVID-19 a raggiungere la fase di sviluppo clinico in Europa.
L’innovativo vaccino contro il Coronavirus è realizzato in tandem dalla romana Takis e dalla monzese Rottapharm, un prodotto made in Italy.

“COVID-eVax è risultato ben tollerato e ha indotto una risposta immunitaria (anticorpale e/o cellulare) a tutte le dosi testate (0.5 mg, 1 mg e 2 mg, somministrate in doppia dose). La migliore risposta è stata osservata nel gruppo trattato al dosaggio più alto, con l’induzione di una risposta immunitaria fino al 90% dei volontari. – si legge nella nota nella quale si aggiunge – Particolarmente rilevante è stata la risposta di tipo cellulare (ovvero quella generata dai linfociti T, che integra quella generata dagli anticorpi e impedisce la replicazione del virus nelle cellule umane infettate).”

L’elemento che rende il preparato di Takis-Rottapham unico nel suo genere è il fatto che si tratta del primo vaccino testato in Europa basato sul DNA, che potrebbe rivoluzionare il mondo anti-Covid conosciuti fino ad oggi. La fase uno era stata annunciata proprio dal San Gerardo di Monza il 1 marzo.

“I risultati preliminari sono favorevoli” ha dichiarato il dottor Lucio Rovati, Presidente e Direttore Scientifico di Rottapharm Biotech. – “Riteniamo che i dati generati in questo studio siano una validazione dell’efficacia della nuova piattaforma tecnologica dei vaccini a DNA, diversa rispetto a quelle già disponibili a RNA messaggero o a vettore virale, e potenzialmente utile anche in campi diversi, come ad esempio per il trattamento di alcune patologie oncologiche.”



Ci sarà un probabile allungarsi dei tempi.
Il dottor Rovati aggiunge tuttavia che sarà difficile riuscire ad effettuare la seconda parte dello studio (la fase II) come inizialmente previsto, per l’attuale alto numero di vaccinati grazie alla campagna vaccinale nazionale. “Stiamo pensando alle possibili alternative: il profilo della reazione immunitaria, con una forte risposta di tipo cellulare, è tale che Covid-eVax dovrebbe essere testato come terza dose quando la risposta anticorpale da parte dei vaccini già disponibili andrà a diminuire e al fine di fornire un forte impulso alla memoria immunologica.”

“Vorremmo esprimere la nostra gratitudine ai volontari che hanno partecipato allo studio, per essersi messi a disposizione della ricerca: un grande atto di generosità, soprattutto in questo momento in cui vi sono altri vaccini disponibili” – sottolinea il Dottor. Luigi Aurisicchio, Amministratore delegato e Direttore Scientifico di Takis, augurandosi che arrivi loro nei prossimi giorni il green pass non ancora ottenuto. “Un ringraziamento particolare anche ai medici sperimentatori che hanno condotto lo studio, per il lavoro encomiabile svolto in questi mesi: la Prof.ssa Marina Cazzaniga ed il Prof. Paolo Bonfanti dell’Ospedale San Gerardo di Monza con l’Università di Milano-Bicocca per aver arruolato il maggior numero di volontari, il Prof. Paolo Ascierto dell’ Istituto Pascale di Napoli per aver creduto in questo progetto fin dai suoi albori, e il Dr. Stefano Milleri del Centro Ricerche Cliniche di Verona per aver prontamente accettato di supportare lo studio quando se ne è resa necessaria l’accelerazione, oltre al Prof. Emanuele Montomoli per la straordinaria disponibilità e competenza dei laboratori di VisMederi nell’esecuzione delle indagini immunologiche.”

Resta la questione finanziamenti.  “Per la prosecuzione dello sviluppo sarebbero necessari i finanziamenti che finora non siamo riusciti a ottenere: anche i vaccini esistenti, nonostante siano stati sviluppati da grandi aziende, hanno necessitato di interventi importanti da parte dei propri Paesi, come è logico per i vaccini contro una pandemia.” – ha infine concluso il Dr. Aurisicchio.

 

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