Salute

Infermieri controllori di Green Pass. La denuncia del Nursind: “ci avete spremuto come limoni”

Asst Monza ha demandato al personale sanitario il compito di controllare il green passa, con il proprio smartphone, di parenti e amici in visita ai pazienti. Donato Cosi denuncia la situazione

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“Ci avete usato come lettighieri, camerieri, psicologici, confessori. Ma di essere utilizzati anche come sceriffi assolutamente no. Stop all’impiego degli infermieri come controllori dei green pass alle aree sanitarie e ai reparti di degenza”.

A chiederlo è Donato Cosi, segretario territoriale del Nursind. La vicenda riguarda la Asst Monza dove gli infermieri vengono impiegati anche per controllare i passaporti verdi dei parenti in visita ai pazienti, e di coloro che accedono alle aree sanitarie.

“Adesso basta, siamo stanchi – dichiara Cosi – L’azienda ha demandato il compito del controllo del green pass al personale in servizio in reparto, ma la legge dice altro. L’articolo 13 del Dpcm del 17 giugno 2021 declina chiaramente quali sono le figure autorizzate al controllo della certificazione verde: pubblici ufficiali nell’esercizio delle pubbliche funzioni”.

Gli infermieri, e più in generale il personale appartenente al comparto sanità, è incaricato di pubblico servizio, ma ad oggi non ha lo status di pubblico ufficiale quindi non può essere impiegato al controllo del green pass e di alcun altro tipo di documentazione.

Peraltro emerge anche il problema dell’utilizzo di apparecchiature per il controllo del green pass. “E’ impensabile quanto richiesto in alcune realtà di utilizzare il proprio smartphone per controllare il passaporto verde”.

Gli infermieri sono esausti. “Ci avete spremuto in ogni modo. Adesso ci mettete anche a fare i controllori, togliendo personale dal reale impiego per il quale è stato assunto. Siamo stanchi ed esausti: da quasi due anni siamo in prima linea contro la pandemia. Come nuovo incarico gli infermieri ogni giorno si trovano anche a dover affrontare situazioni psicologicamente pesanti, continui battibecchi, minacce, insulti”, conclude Cosi.

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