Politica

Lombardia, caccia sospesa fino al 7 ottobre. Esulta la LAC e in Regione è polemica

Il Tar della Lombardia, con decreto cautelare, ha sospeso qualsiasi attività di caccia fino al 7 ottobre, con effetto immediato. Oggetto del ricorso era il calendario riduttivo venatorio.

caccia fb

Dopo due giorni dall’apertura della stagione della caccia (ne avevamo parlato qui), il Tar della Lombardia, con decreto cautelare, ha sospeso qualsiasi attività venatoria fino al 7 ottobre, con effetto immediato, accogliendo di fatto il ricorso presentato della LAC – Lega Abolizione Caccia. A comunicarlo sui suoi canali è proprio la LAC, che esulta per il risultato ottenuto e non risparmia critiche per le scelte della classe politica regionale sul tema.

“Sospesa l’apertura della caccia con effetto immediato in tutta la Regione Lombardia – annuncia LAC. – Abbiamo fermato l’ennesimo tentativo di un saccheggio infinito della biodiversità che per qualcuno è irrilevante. Cambia tragicamente il clima, cambia la sensibilità delle persone. Ciò che non sembra cambiare mai è una certa politica trasversale a quasi tutte le forze politiche che continua a sostenere pratiche insostenibili. Quando finiranno i giochi di prestigio “fuorilegge” della Regione e la rapina di una fauna selvatica sempre più impoverita?”.

Oggetto del ricorso era il calendario riduttivo venatorio, “pubblicato – chiarisce la Lega Abolizione Caccia – un giorno prima utile dell’apertura generale della caccia, moltiplicando le specie e ampliando la mobilità delle doppiette con la piena consapevolezza del fatto che i favori illegali saranno impugnati dalle associazioni ambientaliste”.

Assessore Rolfi: “Stiamo lavorando a un provvedimento per consentire la ripresa”

Immediati i commenti della politica sulla vicenda. Tuona contro la decisione Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura Alimentazione e Sistemi verdi.  “Con decisione monocratica della quarta sezione del Tar Lombardia, senza alcuna udienza è contraddittorio, è stata accolta la richiesta della Lac di sospensione dei calendari riduttivo e integrativi fino all’udienza prevista il 7 ottobre – dichiara in una nota Rolfi. – Rimane aperta la caccia di selezione agli ungulati oggetto di specifici piani di prelievo. Stiamo lavorando a un provvedimento che vareremo in brevissimo tempo per consentire la ripresa dell’attività venatoria e difenderemo in udienza le ragioni dei provvedimenti contestati“.

Il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni di Rolfi: “Sul tema caccia un fallimento su tutta la linea” 

A seguito dei fatti, l’intero gruppo consiliare M5S della Lombardia ha chiesto che il Consiglio Regionale certifichi la sfiducia all’Assessore Rolfi. “Presenteremo una mozione di censura, una lettera di dimissioni di fatto per l’assessore Rolfi” annuncia il Consigliere Regionale, Simone Verni: «Chi sbaglia deve rispondere dei propri errori. L’assessore Rolfi deve andare a casa perché ha dimostrato che questa amministrazione, con in testa il Presidente Fontana, non è in grado nemmeno di redigere un atto amministrativo. Sul tema caccia non ne hanno azzeccata una, perché fare politica nell’interesse di pochi per un pugno di voti, purtroppo per loro e per fortuna di tutti noi, non è ammissibile. A questa incapacità politica si aggiunge poi l’incapacità tecnica, che ha portato all’ennesimo intervento del TAR che ha sospeso l’attività venatoria in tutta la Regione. Un fallimento su tutta la linea, certificato anche dalla Lega e dalla maggioranza, che in Aula hanno mosso a loro volta accuse di incapacità. Ci auguriamo siano i titoli di coda di questa disastrosa esperienza e che l’opposizione regionale voglia sostenere questo atto in modo compatto”.

Mazzali (FDI): “Decisione assurda che va a compromettere il lavoro di molte famiglie”

Disappunto, infine, da Barbara Mazzali, consigliera regionale di Fratelli d’Italia. “Quello che è successo con la sospensione dell’attività venatoria in Lombardia è una decisione assurda, scellerata e non supportata scientificamente che andrà solo a danneggiare ulteriormente ed esclusivamente il mondo agricolo, quello venatorio e soprattutto le migliaia di famiglie che vivono e lavorano in questo mondo”, sostiene la consigliera.

“La caccia, insieme al tiro e in generale al mondo delle armi e delle munizioni, rappresenta una voce fondamentale nel sistema economico italiano.  Per tutti questi lavoratori riparte un nuovo lockdown che per molti di loro vorrà dire inevitabilmente la fine e la chiusura per le loro aziende. Anni di lavoro, esperienza ed eccellenza che rischiano d’essere spazzati via da un animalismo becero e pieno di contraddizioni. La chiusura dell’attività venatoria non è solo la chiusura della caccia ma è un danno economico incalcolabile in un comparto che rappresenta il 2 % di pil nazionale e che ha visto come tutte le altre attività quasi due anni di fermo. Non posso che esprimere tutta la mia preoccupazione e contrarietà alla chiusura dell’attività venatoria e invito il Presidente del TAR a riflettere sulla sua presa di posizione. Perché quello che accadrà da domani avrà ripercussioni su migliaia di famiglie che vivono e garantiscono ai loro figli un tetto e una vita dignitosa”.

“Dalle 120 aziende armiere della Val Trompia, al suo indotto, ai produttori di munizioni, alle aziende produttrici di abbigliamento e calzature, di binocoli, di automobili per la caccia, alle aziende faunistico venatorie, alle riserve, alle armerie, alle case di caccia con i loro ristoranti e bar, alle aziende per il ripopolamento e poi i cacciatori che hanno già versato tutte le quote e che sono stati presi in giro da qualche “errore di valutazione” – conclude la consigliera. – Credo che sia arrivato il momento di far sentire la nostra voce e mostrare il nostro dissenso su certe incomprensibili decisioni. Credo che il mondo venatorio, e a caduta quello agricolo, debba pretendere che chi ricopre certi ruoli istituzioni sia all’altezza della materia su cui legifera perché non possiamo più subire lo stress ambientalista e vedere nel “blocco della caccia” la risoluzione di tutti i problemi”.

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