Politica

Utøya, 10 anni dalla strage. Anche il PD Monza ricorda le vittime: “Lo dobbiamo a chi non c’è più”

Il 22 luglio 2011 Anders Breivik cittadino norvegese vicino ad ambienti di estrema destra uccise 69 ragazze e ragazzi sull'isola di Utøya. A ricordare quei fatti, 10 anni dopo, è anche il segretario PD Monza, Matteo Raimondi.

monumento strage utoya

Sono trascorsi 10 anni esatti da quella che è passata alla storia come strage di Utøya, ma il ricordo di quei fatti è ancora forte, anche in Brianza. Il 22 luglio 2011 Anders Breivik cittadino norvegese vicino ad ambienti di estrema destra uccise 69 ragazze e ragazzi sull’isola di Utøya (poco distante da Oslo, ndr), che stavano partecipando a un campus estivo della Lega dei Giovani Lavoratori, un movimento giovanile associato al Partito Laburista norvegese. Poco prima, per depistare la polizia Breivik stesso aveva fatto esplodere un’autobomba nella zona dei palazzi governativi di Oslo, che aveva ucciso altre 8 persone. 77 le vittime in totale: ad oggi si tratta dell’atto più violento mai avvenuto in Norvegia dalla fine della seconda guerra mondiale.

Strage di Utøya, Raimondi (PD): “Morti perchè avevano un’ideale”

A distanza di 10 anni anche il territorio di Monza e Brianza ricorda quella strage. A portare avanti la memoria delle vittime di Utøya nel nostro territorio è stato nella giornata di oggi il Partito Democratico locale. “Fino a dieci anni fa erano moltissimi a non conoscerne nemmeno l’esistenza – spiega Matteo Raimondi, Segretario PD Monza. – È il luogo in cui l’AUF, giovanile del Partito Laburista norvegese, organizza i propri campi di formazione estiva. Il 22 luglio 2011, un pazzo criminale, dopo aver esploso due bombe ad Oslo, si è recato sull’isola e ha iniziato ad uccidere chiunque si trovasse davanti. Sono morte 69 persone: il più giovane aveva 14 anni, il più vecchio 51. 
La loro colpa, agli occhi dell’attentatore, avere idee diverse dalle sue. A distanza di dieci anni, ricordare cosa è successo è un monito a non rinunciare mai ai nostri ideali. Lo dobbiamo anche a chi non c’è più”.

 

In apertura: il monumento dedicato alle vittime.

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