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Pessina, dalla Brianza alla finale di Euro 2020: ‘diario di bordo’ di un sognatore

Sul suo Instagram Pessina, dall'inizio della avventura europea, scrive un 'diario di bordo' che narra di tutti i suoi pensieri, e avvenimenti, accaduti durante questa 'spedizione' che domenica culminerà con la finale contro l'Inghilterra.

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Ovunque si possa essere nel mondo, dall’angolo più sperduto a quello più affollato, c’è sempre una storia che si ripete. Una storia iniziata in altri tempi – chissà quali, chissà da chi – che ancora è presente, che per sempre farà parte del divenire di chiunque, e dalla quale non c’è scampo. “Che cosa sogni di fare da grande?” è quella storia, o forse meglio dire ‘il titolo’. È la domanda che tutti ci siamo sentiti chiedere, da bambini. Perché sin da quando si è piccoli questo è il primo scoglio da superare. Il primo insolito e bizzarro ostacolo di una vita che verrà. Di una vita irreversibile, imprevedibile e rocambolesca.

“Voglio fare il calciatore!” è la trama di quella storia. Una bozza, per l’esattezza, in corso di svolgimento: da salvare e custodire, da maneggiare con cura e senza incertezza. Perché tutto si crea e tutto si distrugge da un momento all’altro. Persino i sogni più autentici, come quelli dei bambini che calciano per la prima volta quel pallone sferico, più grande di loro, nel proprio cortile di casa, sbucciandosi le ginocchia nell’inseguirlo.

Quella bozza l’abbiamo appuntata e custodita in tanti, forse in troppi, ma non tutti siamo stati in grado di farla diventare un qualcosa di più. Non tutti noi sognatori abbiamo saputo come portarla avanti: come renderla reale, come renderla credibile.

Matteo Pessina ce l’ha fatta, invece. Perché lui è il simbolo di quei sognatori visionari che hanno saputo plasmare in toto quel sogno che man mano sembrava diventare sempre più reale. Non ha mai mollato, nemmeno nei momenti più duri, nemmeno quando, dopo una vita vissuta con la maglia del Monza, della squadra della propria città natale, che tanto gli ha dato, che l’ha fatto esordire tra i professionisti, si era ritrovato svincolato.

Dopo anni di gavetta e peripezie sul suo ‘diario di bordo’ europeo, su Instagram, scrive proprio che “quel sogno è diventato realtà”, che forse sta “ancora sognando con la stessa spensieratezza di quando era bambino”. Perché parte tutto da quella storia citata all’inizio, in fin dei conti: da quando si è bambini, da quando viene posta quella domanda.

E per ogni calciatore, il finale, l’epilogo – forse uno dei tanti – del sogno corrisponde al poter rappresentare la propria nazionale, con lo stemma del proprio paese cucito sul petto. Meglio ancora se il tutto è condito da dei compagni che diventano come una famiglia: “sono dai momenti che ogni italiano vive nel suo quotidiano che si cimenta il nostro Gruppo” aggiunge Pessina. Scrive di tutti loro come un Gruppo, con la maiuscola, poi come “Fratelli d’Italia”, citando la strofa dell’inno di Mameli. Anzi, come “fratelli che vengono da ogni parte di Italia”.

“È stato solo fortunato” è, invece, il commento alla trama di quella storia, quando ci si riferisce a chi ce l’ha fatta: nel calcio come nella vita. Sono le parole, lecite, di chi non sa quanto dietro un sogno ci siano sudore, fatica e ambizione. Ecco, l’ambizione.

Nel 1900 Jack London si chiedeva cosa fosse, per davvero, ‘l’ambizione’. Definendola come termine ‘molto vago’, si domandava: “A cosa si ambisce? Alla fama? All’apprezzamento? Al pubblico?”

Pessina probabilmente risponderebbe: “a realizzare il sogno di quand’ero bambino”. Perché prima viene questo per ogni calciatore: la fama, i complimenti e i fan ne sono solo una conseguenza secondaria.

Noi, appunto, siamo una di quelle conseguenze del suo percorso. Perché noi tifosi italiani, noi tifosi brianzoli, domenica faremo parte di quel sogno come se fossimo là, con lui, a incitarlo da casa, così come faremo insieme, a milioni, per gli altri “Azzurri”.

E come Atlante fu costretto a portarsi sulle spalle l’intera volta celeste, Pessina lo farà con noi domenica: portando sulle spalle l’intera Italia, anzi, l’intera Brianza, come ha fatto per tutte queste partite, per tutte queste vittorie e gol. Però non per punizione come la mitologia narra su quel titano, ma per ambizione, come racconta lui stesso nel suo “diario di bordo”.

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