Ambiente

Nel video degli ambientalisti “il prima” e “il dopo” Pedemontana

Gli ambientalisti hanno fatto realizzare da noto video maker brianzolo Alessio Morgese un video dove si rappresenta il destino delle aree verdi dove potrebbe passare l'autostrada Pedemontana.

video contro pedemontana 01

Gli ambientalisti hanno fatto realizzare da due noti video maker brianzoli, Alessio Morgese e Luca Rossini, un video dal titolo “Diciamo no a Pedemontana!”, dove si rappresenta il destino delle aree verdi dove potrebbe passare l’autostrada Pedemontana.

A suo modo è un video “choc”, perché lascia poco spazio alla fantasia e con un certo realismo, degno di una delle migliori opere di Gustave Courbet, rappresenta la trasformazione che potrebbe avvenire nella zona dei Boschi di Bernate, frazione di Arcore.

A finanziare il progetto creativo l’Associazione Colli Briantei che ha voluto mostrare come al posto del cinguettio degli uccelli, ci sarà il fruscio delle auto in autostrada, al posto del verde e dei sentieri, ci sarà la veloce striscia di cemento che collegherà la provincia di Varese con quella di Monza e Brianza. “Una scelta politica quella di volere Pedemontana a tutti i costi che avrà delle ricadute ambientali, ma anche sulla salute delle persone – spiegano gli ecologisti, che aggiungono – Ci si potrà mettere meno ad andare a Malpensa, ma non si potrà più godere di quegli spazi verdi che durante le restrizioni Covid ci hanno permesso di prendere una boccata d’ossigeno.”

Ad Agosto il verdetto finale: in quel mese c’è la scadenza del bando che permetterà a regione Lombardia di trovare gli sponsor  privati necessari a chiudere dal punto finanziario l’operazione. Oltre al tema del “verde”, dalle dimissioni del sindaco di Seveso, si è riaperto anche il nodo delle vasche contenenti la diossina della Icmesa. Secondo quanto denunciato dal sindaco le vasche non sarebbero sicure e il passaggio di pedemontana proprio in quei tratti potrebbe generare nuove dispersioni della sostanza tossica. “Mi dimetto per le molte zone d’ombra che sono emerse nella gestione delle vasche del Bosco delle Querce, mancanza di protocolli e documentazione.”

 

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