Lettera al direttore

Economia

Caro Enrico, pensaci tu. La FIOM scrive a Letta, a sostegno della Gianetti: “la questione del lavoro va risolta”

Per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'annosa questione del lavoro. La versione integrale delle lettera.

ceriano laghetto stazione gianetti ruote 02

“E’ la politica che deve essere al servizio del cittadino, e non l’opposto”. E’ anche per questa ragione che la FIOM ha deciso di scrivere una lettera aperta al Segretario Enrico Letta chiedendo a Roberto Rampi (parlamentare PD) di farla arrivare direttamente nelle sue mani.

“Mai come ora ci vuole un segnale forte – fanno sapere – oltre ad una raccolta alimentare a favore delle lavoratrici e dei lavoratori della Gianetti, che presidiano giorno e notte la loro azienda, abbiamo scritto anche questa lettera aperta a Letta. Iniziativa che abbiamo deciso di assumere come coordinamento della Rsu Knorr-Bremse in tutta Ilalia, quindi condivisa nelle tre sedi di Campi Bisenzio (Firenze), Buccinasco (Milano) ed Arcore (Monza e Brianza), e ovviamente supportata dalla Cgil e Fiom dei territori.

L’obiettivo è, non solo ovviamente tenere alta l’attenzione sul caso Gianetti Ruote, ma soprattutto anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione annosa del lavoro.

 

LA LETTERA

Vi lasciamo di seguito con la versione integrale della lettera

Caro Segretario Letta,

siamo lavoratori e delegati sindacali della Knorr-Bremse, una multinazionale di casa madre tedesca, che ha siti in Italia presso:

Campi Bisenzio (Firenze), Buccinasco (Milano) ed Arcore (Monza e Brianza) ed occupa in totale circa 650 dipendenti.

Abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta a seguito delle vicende a dir poco sconcertanti accadute alle lavoratrici e lavoratori di alcune aziende dei nostri territori, balzati loro malgrado alle cronache; ci riferiamo in particolare alla GKN di Campi Bisenzio ed alla Gianetti di Ceriano Laghetto.

Innanzitutto, esprimiamo tutta la solidarietà possibile e immaginabile, nonché il sostegno incondizionato a quelle persone che adesso sono costrette a presidiare il proprio sito lavorativo per avere una minima speranza di aprire una trattativa e dare un futuro relativamente sereno alle proprie famiglie, dopodiché vorremmo che il Pd si facesse carico della questione lavorativa a piene mani, a 360 gradi.

 Nel panorama italiano, c’è una forza politica, legittimamente intendiamoci, che fa della questione immigrazione un caposaldo, una bandiera, trovi lei il termine più appropriato, della propria visione politica e, diciamo così, porta avanti le idee del suo bacino elettorale, sollevando a più riprese la questione e non arretrando di un centimetro, perlomeno ciò che trasmette in termini di visibilità è questo.

Il PD, che eredita in qualche maniera parte del patrimonio culturale, ma non solo, dal PCI, be ci permetta di affermare che deve avere come riferimento primario il mondo del lavoro, il caposaldo deve essere quello, il proprio bacino elettorale naturale, caro Segretario, è lì, è qui.

Lei è una persona di alto spessore culturale ed umano, vogliamo sperare che sia lei la persona che potrà finalmente riavvicinare il PD al territorio, li dove il PD si è fatto latitante, nonostante ci siano a livello locale tanti militanti e tanti esponenti, per fortuna anche di giovane età e quindi di prospettiva, che ci credono che si impegnano e che vorrebbero far cambiare passo al PD, invertire la rotta che ha allontanato il partito, una volta punto di riferimento dei lavoratori (anche se sotto altro nome e bandiera), ma che non hanno mai trovato una sponda a livello nazionale.

Comprendiamo le parole senso di responsabilità, farsi carico di un Paese che necessita di uscire da un tunnel lungo e buio che lo attraversa da oramai decenni, ma non si può sempre e solo appellarsi al senso istituzionale e tralasciare i propri elettori, la propria gente.

Caro Segretario, caro Letta, caro Enrico (non elegante, lo sappiamo, fare paragoni, ma questo nome ha anche una sua storia gloriosa e quindi ci permetta una deroga) non puoi far si che questo scempio sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori prosegua, per cui ti chiediamo, questa volta fanne tu una bandiera sulla questione lavoro e licenziamenti, alza l’asticella e fai tornare la voglia ai tuoi elettori che stanno nelle fabbriche ad aspettare un segnale forte e chiaro, di essere non solo elettori della sinistra, del PD, ma di essere orgogliosi di esserlo, di poterlo gridare a voce alta e non sommessamente come accaduto di recente in più occasione perché era il male minore.

Noi ti aspettiamo, aspettiamo il nostro PD, abbiamo bisogno di quel PD, che non si dimentica da dove nasce, non si dimentica dove affonda le sue radici, non si dimentica delle sue donne e dei suoi uomini.

Ti aspettiamo anche qui in Fabbrica, perché no, vogliamo sentire qui la tua voce, sappiamo che ci saranno tanti e tanti impegni che ti aspettano, tante formalità e chissà cos’altro, ma un caloroso invito qui tra le lavoratrici ed i lavoratori della Knorr-Bremse, in un’assemblea per parlare, finalmente, di lavoro te lo facciamo.

Non sei solo nel processo di rinnovamento, o meglio ancora lo definiremmo di ritorno nel pianeta lavoro, noi ci siamo e come noi tanti altri aspettano che il nostro Segretario ci chiami, ci ascolti e ci renda ancora una volta orgogliosi di poter dire “sì noi votiamo PD”.

Grazie per l’attenzione i delegati della Knorr-Bremse.”

 

 

 

 

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