Quattro chiacchiere con “Cartapesta”, la band monzese che vola sui social. Nel nuovo videoclip 4 campioni olimpici 

Lo sport come metafora della perseveranza e della capacità di superare gli ostacoli della vita. E' questa l'idea che sta dietro al video "Quello che si perde" della band Cartapesta.

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Sono giovani, ambiziosi, ma sognano con i piedi per terra. “Sulla musica non facciamo all-in, ma resta il nostro modo migliore per esprimerci”. Carlo Banchelli, Roberto Colzani, Riccardo Diecidue, poco più che vent’enni: in arte “Cartapesta“. Sono una band moderna che fino a pochi anni fa probabilmente non si sarebbe mai potuta formare. “Io e Riccardo siamo di Monza, ci conosciamo da sempre – ci spiega Carlo Banchetti, autore dei testi – con Roberto, invece, che è di Como, ci siamo conosciuti su Instagram. Fisicamente ci siamo incontrati solo nel momento in cui abbiamo registrato in studio il nostro primo singolo”.

Rimani, la prima canzone della band gli ha portato bene. Ascoltata 60 mila volte su Spotify e con 20 mila clic su YouTube grazie al passaparola dei social, ha aperto la strada a “Quello che si perde”, il secondo singolo, il cui videoclip, uscito lo scorso 7 giugno vede la partecipazione di 4 big dello sport. Un brano pop delicato, in cui le parole sono studiate a pennello sulla melodia. Abbiamo incontrato il lato brianzolo di “Cartapesta”, cioè i monzesi Carlo Banchelli e Riccardo Diecidue, per farci raccontare come è nato questo progetto e quali sono i piani per il futuro.

Partiamo dalla basi. Siete nati nel pieno della pandemia. Questo vuol dire, banalmente, niente live, niente concerti, niente confronto diretto con il pubblico. Eppure la vostra prima canzone è andata molto bene…

“É vero il nostro primo singolo è uscito a novembre dello scorso anno, in pieno secondo lockdown. E in generale la band è nata proprio nell’anno della pandemia. Inutile dire che per noi l’accoglienza è stata una bella sorpresa. Il nostro progetto è nato in modo molto spontaneo: avevamo voglia di raccontare le sensazioni che stavamo vivendo e condividerle con altri. Poi qualcosa è scattato nelle persone: hanno ascoltato il pezzo, lo hanno condiviso, ne hanno parlato con altri. Ed è andato bene. Stiamo facendo numeri molto interessanti e per ora ci siamo confrontati solo con il web”.

Dal web ai palchi il passo è breve. E’ quello il prossimo step?

“Abbiamo fatto due canzoni, è presto per un vero concerto. Anche perchè non siamo interessati a fare cover o pezzi degli altri. Cartapesta nasce per raccontare cose che avevamo voglia di esprimere: testi, musica, arrangiamenti sono fatti tutti in casa. Un po’ di successo fa piacere, ovviamente, ma non ci interessa fare il bagno di folla o far conoscere i nostri nomi; ci rende felice invece l’idea di arrivare a persone che non ci hanno mai visto, non sanno chi siamo, ma si innamorano della canzone. Penso che quello sia il riconoscimento più grande”.

Il 7 giugno avete fatto un altro passo avanti: sto parlando di “Quello che si perde” il vostro nuovo singolo. Con un videoclip molto interessante. Avete voglia di dirci di più?

“Sì, il video della nuova canzone vede la partecipazione di quattro atleti della nazionale olimpica: il campione italiano di salto in alto Gianmarco Tamberi, la karateka campionessa mondiale Sara Cardin, il campione del mondo di Skating Lorenzo Guslandi e la medaglia d’oro europea di ginnastica artistica Enus Mariani. Lo sport qui è una metafora della perseveranza e della capacità di superare gli ostacoli della vita. La pandemia ce la ha insegnato bene: è capitato a tutti di sentirsi smarriti, persi tra la necessità di trovare una strada sicura e il desiderio di inseguire i propri sogni. Da bambini ci crediamo più legittimati a fantasticare. Crescendo, la paura del giudizio altrui e le insicurezze ci allontanano dai nostri desideri. Ma forse è proprio da grandi che meritiamo di darci la possibilità di sognare. Queste collaborazioni con sportivi di prim’ordine sono un motivo di orgoglio per tutta la band. E’ stato possibile coinvolgerli grazie a DMTC, l’agenzia di comunicazione che segue alcuni atleti sportivi e grazie ad alcune nostre conoscenze personali”.

Il mercato della musica è molto saturo, ma recentemente è stato in grado di esprimere voci interessanti e “fuori dal coro”. Voi dove vorreste arrivare con la vostra musica?

“Diremo una banalità, ma l’importante è arrivare alle persone, essere in grado di trasmettergli qualcosa. E’ un momento interessante per fare musica in Italia, stanno prendendo piede molte sonorità. Noi abbiamo la nostra musica, ma abbiamo anche i nostri percorsi personali. “Io – ci spiega Carlo – sono laureato e sono maestro in una scuola. Mentre Riccardo è al conservatorio di Milano. Insomma abbiamo le nostre strade, e in mezzo c’è Cartapesta, comunque un progetto in cui crediamo molto”.

Qual è ad oggi la cosa più bella che vi è capitata grazie alla vostra musica?

“Abbiamo ricevuto commenti bellissimi, ma ricordiamo con piacere questa storia su Instagram: un ragazzo e una ragazza, probabilmente fidanzati, che in macchina cantavano a squarciagola “Rimani”. Ci hanno taggato e la prima reazione è stata: «chi sono questi?» Insomma, niente amici, niente genitori (che comunque fa piacere), ma due sconosciuti: abbiamo pensato, «wow, la nostra musica è arrivata anche a loro»”.

 

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