Politica

Chiedono che il figlio autistico venga bocciato. Le istituzioni: “A breve la soluzione più efficace”

La missiva, indirizzata anche anche al sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso, ha presto avuto una risposta che pubblichiamo.

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Dopo la richiesta avanzata alla scuola di bocciare il figlio autistico per pemettergli di “cementare le competenze relazionali che stava acquisendo”, e il rifiuto da parte dell’Istituto, i genitori di A. hanno inviato una lettera alla nostra redazione spiegando l’accaduto e le loro ragioni.
LA RICHIESTA DEI GENITORI PREOCCUPATI PER IL FIGLIO
La missiva, indirizzata anche anche al sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, ha presto avuto una risposta che pubblichiamo. Entrare nel merito delle decisioni scolastiche non è possibile ma il mondo della politica si è messo in moto così da poter approcciare anche il mondo del lavoro con la necessaria serenità e sentendosi effettivamente pronto per una nuova sfida.
LA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO SASSO: “A BREVE UNA SOLUZIONE”
“Gentile M., mi preme ringraziarla per aver portato a conoscenza del ministero dell’Istruzione e del sottoscritto la vicenda che riguarda il vostro A.. Anzi, se mi permette, preferisco riferirmi a lui come il “nostro” A., in quanto membro di quella medesima comunità scolastica di cui io stesso faccio parte da lungo tempo, prima nelle vesti di insegnante e ora come rappresentante delle Istituzioni.
Il caso che ha avuto la gentilezza di sottopormi merita una riflessione puntuale, che deve necessariamente tenere conto delle condizioni particolarissime in cui si è svolto l’ultimo anno scolastico. Limitandosi ad analizzare le norme più volte richiamate nel carteggio intercorso tra lei e la dirigente della scuola di A., non c’è dubbio che vada fatta salva l’autonomia decisionale dell’istituto e l’esclusiva competenza del consiglio di classe a valutare il percorso educativo e formativo svolto dal ragazzo.
La doverosa interlocuzione tra scuola e famiglia, in particolare riguardo agli obiettivi prefissati e ai traguardi effettivamente raggiunti da uno studente con bisogni educativi speciali, non può legittimare logiche che rischierebbero di risultare lesive dell’indipendenza di giudizio dei docenti. Ma con altrettanta schiettezza abbiamo il dovere di evidenziare che quello che si sta chiudendo proprio in questi giorni non è stato un anno scolastico ordinario.
La pandemia ha sconvolto la quotidianità di tutti noi e il mondo della scuola ha pagato un prezzo altissimo alle limitazioni predisposte per arginare la diffusione dei contagi e il numero di ricoveri e decessi. Non c’è dubbio, inoltre, che i ragazzi come A., che più di altri traggono linfa vitale dai momenti di aggregazione e di socialità, abbiano sofferto una deprivazione affettiva e culturale che non può non avere avuto ripercussioni sul loro percorso scolastico.
Lei stessa ha sottolineato come il Liceo, immagino per difficoltà insormontabili legate alla pandemia, non sia stato in grado di consentire ad A. di poter seguire le lezioni in presenza insieme ad alcuni compagni di classe, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. Non le nego che quel passaggio della sua lettera mi ha profondamente colpito, essendomi speso personalmente affinché questo sacrosanto diritto fosse tradotto in una norma da applicare, ove possibile, in tutti gli istituti d’Italia.
Comprendo benissimo l’eccezionalità della situazione che tutta la comunità scolastica si è trovata a dover gestire in questi mesi, con dirigenti, docenti e personale che hanno dato dovunque prove ammirevoli di abnegazione e spirito di servizio. Ma la stessa eccezionalità non può non essere presa in considerazione in tutti i passaggi valutativi che riguardano gli studenti.
Bisogna dunque intervenire sulle normative dei Piani Educativi Individualizzati, dei progetti-ponte con il mondo del lavoro e dei criteri complessivi di valutazione, in modo da prevedere la possibilità di derogare laddove ci si trovi in presenza di situazioni fuori dall’ordinario. Come nel caso di A.. La mia segreteria tecnica era già al lavoro su questo e cercheremo di produrre un’accelerazione che ci consenta di definire in breve la soluzione più efficace.
Ovviamente coinvolgendo anche il mondo delle associazioni e persone, come Lei, che possono supportarci al meglio grazie a un prezioso bagaglio di esperienza diretta. Il tema dell’inclusione, di cui mi onoro di detenere la delega, è e sarà assolutamente centrale nel corso del mio mandato ministeriale, come lo era stato già da parlamentare dell’attuale legislatura. Ma, nel frattempo, non è pensabile che A. rimanga in un limbo che rischierebbe di mettere in discussione i risultati da lui raggiunti fino ad oggi.
Mi sono dunque permesso di avviare una interlocuzione con la dirigente scolastica del Liceo M., con l’amministrazione del Comune di S., con la collega Alessandra Locatelli, assessore alla Disabilità della Regione Lombardia, e con il ministro Erika Stefani, che come sempre ha risposto all’appello con estrema sensibilità. Va individuata, nel più breve tempo possibile, una proposta concreta che consenta ad A. di completare al meglio il percorso formativo. Così da poter approcciare anche il mondo del lavoro con la necessaria serenità e sentendosi effettivamente pronto per una nuova sfida.
Quando le norme non ci assistono, in attesa di cambiarle, vanno messi in campo buon senso e cuore. Gli stessi elementi imprescindibili che guidano l’agire quotidiano di un bravo insegnante, di un genitore amorevole, di un uomo delle Istituzioni responsabile. Altrimenti nobili concetti come inclusione e solidarietà restano mere dichiarazioni di principio, mentre devono tradursi in atti, fatti, soluzioni. Solo così non si lascia davvero indietro nessuno.
E ragazze e ragazzi come A., una volta fuori da scuola, non dovranno più trovare il deserto”.
“La vicenda merita una profonda riflessione, perché si aggiunge con maggior forza ai tanti casi di disagio accusati dai nostri giovani in questo anno di pandemia. Non entro nel merito della soluzione che verrà presa dalla scuola e dai docenti, ma la risposta delle istituzioni è stata commovente ed esemplare. Vedere l’impegno congiunto del Ministro per le Disabilità, Erika Stefani, del Sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, e dell’Assessore regionale Alessandra Locatelli è la testimonianza di una sensibilità che non sarà solo formale ma, sono certo, si tradurrà in una vicinanza concreta alla famiglia. La recente inaugurazione di Pizzaut è la dimostrazione che, dove ci sono volontà, impegno e capacità di sognare, è possibile costruire un futuro migliore per i ragazzi autistici”. Lo dichiara Massimiliano Capitanio, deputato Lega e capogruppo in Vigilanza Rai.
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