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“Ci vorrebbe un vaccino anche per la Giustizia monzese…” Clamorosa lettera dell’ordine degli Avvocati di Monza

Finora hanno sempre fatto il possibile per cercare di andare avanti, ma quello che noi speriamo è che questa lettera sortisca un intervento risolutivo.

Tribunale di Monza

Mai ci sarebbe aspettati da un ordine professionale e in particolar modo come quello degli avvocati di Monza, sempre così istituzionale, un’uscita come questa. Una lettera pubblica, sulle pagine del Corriere della Sera, che oggi 21 giugno, denuncia la grave situazione del Tribunale di Monza. Nel giorno del Solstizio l’ordine ha deciso di mostrare a tutti le ombre del Tribunale di Monza, sesto per importanza tra quelli nazionali.

Da tempo gli avvocati denunciano la cronica carenza di personale che affligge il palazzaccio di Piazza Garibaldi. Una faccenda nota a tuti e di cui abbiamo scritto tante volte. La novità non è però nell’essere usciti allo scoperto, ma i legali hanno messo nero su bianco i numeri: su 28 cancellieri ce ne sono operativi 9 su 34 funzionari solo 21.

“Tutto ciò rallenta l’attività ordinaria e il diritto ad avere un processo equo e in tempi umani – spiega Vittorio Sala, presidente dell’ordine, raggiunto telefonicamente –  “Quella di scrivere questa lettera è stata una decisione sofferta, mi creda, ma l’abbiamo presa in quanto siamo certi che pochi tribunali soffrano una situazione così terribile come il nostro. Finora hanno sempre fatto il possibile per cercare di andare avanti, ma quello che noi speriamo è che questa lettera sortisca un intervento risolutivo. Se ciò non dovesse accadere siamo certi che la situazione non potrà che peggiorare.”

Ecco qui il testo integrale della lettera:

La scelta di rivolgerci a Voi, Ill.mo Presidente della Repubblica Prof. Avv. Sergio Mattarella, Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, Ill.ma Ministra della Giustizia, Prof.ssa Marta Cartabia, in questa forma pubblica e aperta, risponde ad almeno due esigenze.

Anzitutto, questo è un grido di allarme, la cui eco, si confida, possa giungere il più lontano possibile, ma anche e soprattutto un monito, rivolto non tanto agli “addetti ai lavori”, quanto ai Cittadini tutti, affinché siano consapevoli che, per le ragioni che si andranno a sintetizzare, i loro diritti – ove abbiano la “sfortuna” di doverne chiedere il riconoscimento avanti al nostro amato Tribunale di Monza – varranno meno e godranno di una tutela monca e tardiva.

In secondo luogo, questa comunicazione rappresenta l’ennesima e non più procrastinabile richiesta di aiuto e sollecito intervento, posto che le innumerevoli analoghe istanze inviate, per i canali ufficiali, a tutte le Istituzioni apicali sono rimaste, purtroppo, prive, sino ad oggi, di qualsivoglia concreto riscontro.

Il permanere dello status quo non potrà, dunque, che avere il chiaro significato o di un palese disinteresse o di una vera e propria impotenza e ciascuno ne potrà trarre le debite conclusioni e, soprattutto, le drammatiche conseguenze.

Secondo le statistiche del Ministero della Giustizia, il Tribunale di Monza si colloca al 6° posto, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di Magistrati.

A fronte di una tale carenza del personale Giudicante, resa ancor più evidente dalla recente diaspora nel settore penale, quella del personale amministrativo assume connotati e conseguenze ben più gravi, posto che, a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 sono effettivamente operative e di queste 10, in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque. Con l’ulteriore prospettiva che, a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri Tribunali, mancate conferme di applicazioni presso il Tribunale di Monza, entro la fine dell’anno tali numeri andranno ulteriormente a ridursi in maniera drastica.

Questa situazione, ripetutamente segnalata da parte sia della Presidente del Tribunale che dello scrivente Consiglio dell’Ordine, rende, di fatto impossibile, per tutti quanti operano nel campo della Giustizia, assicurare una “risposta” ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai Cittadini ed alle aziende che si rivolgono al Tribunale di Monza.

E invero, a titolo meramente esemplificativo: occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l’udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi; gli Avvocati sono, di fatto, nell’impossibilità di accedere alle Cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; tempi estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l’accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal Giudice; centinaia di richieste via pec non aperte o inevase.

Per non parlare, poi, del funzionamento della Volontaria Giurisdizione, su cui grava la tutela dei diritti delle persone più fragili, dove, nonostante i lodevoli sforzi profusi dai Giudici Onorari, sino a poco tempo fa era necessario attendere tre mesi per ottenere l’autorizzazione alla cremazione di una salma; circostanza che ha indotto questo Consiglio dell’Ordine a farsi carico del costo di una risorsa, da distaccare presso la suddetta Cancelleria.

Una tale situazione, peraltro, sulla quale l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid 19 ha certamente inciso, ma che non può essere considerata la causa determinante, non appare più tollerabile, a maggior ragione in un momento in cui, da parte di tutti, Istituzioni, Cittadini, Operatori economici, grazie anche al successo della campagna vaccinale, si propugna e sollecita una ripartenza generalizzata del Paese.

Orbene, anche questo Consiglio dell’Ordine, a nome di tutti i propri Iscritti, chiede che venga “somministrato”, al proprio Tribunale, un “vaccino” che possa ridare slancio alla Giustizia Monzese, sulla quale, diversamente, alcun impatto potranno avere le tanto preannunciate risorse del Recovery Fund e le riforme procedurali, finalizzate a ridurre i tempi della Giustizia.

Non c’è, infatti, alcuna cura, laddove la malattia abbia già vinto.

Ciò risulterebbe inaccettabile e sin beffardo ovunque e per qualunque Organismo Giurisdizionale ma, a maggior ragione, per il 6° Tribunale d’Italia, a servizio di un territorio non solo tra i più popolosi ma tra i più strategici ed essenziali per il tessuto economico italiano ed europeo.

L’attuale situazione non rappresenta solo una lesione del diritto degli Avvocati a svolgere dignitosamente e proficuamente la loro professione, ma ancor più e prima, una gravissima compromissione di quell’inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni Cittadino.

Confidiamo che queste parole non cadano nuovamente nel vuoto ed ottengano da parte Vostra la dovuta attenzione.
Con i più distinti saluti.

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