Economia

Monza, Adac continua la mobilitazione e si moltiplicano le iniziative a difesa dei posti di lavoro

Nuova corrispondenza con la proprietà tedesca, la petizione è quasi a quota 500 firme e la richiesta di un tavolo con le istituzioni.


Continuano le mobilitazioni dei dipendenti Adac di Monza. Dopo l’iniziativa di sciopero del 7 giugno partecipata da tutti i lavoratori in presidio davanti alla sede di via Borgazzi 25 a Monza, si moltiplicano le iniziative a difesa dei posti di lavoro portate avanti da dipendenti e sindacati con una nuova corrispondenza con la proprietà tedesca, con la petizione online che è quasi a quota 500 firme e con la richiesta di un tavolo con le istituzioni.

UN PASSO INDIETRO

È stata inviata in data 8 giugno 2021 una prima lettera al Präsidium, organismo di vertice dell’associazione tedesca ADAC che è l’Automobile Club più importante d’Europa con oltre 20 milioni di iscritti in Germania, per richiedere un cambiamento del piano di riorganizzazione ANS2.0.

L’obiettivo e le richieste dei lavoratori sono “evitare la delocalizzazione, mantenere i livelli occupazionali in Italia e continuare a garantire un servizio efficiente e di qualità ai soci tedeschi che spostandosi in Italia per vacanze e lavoro si avvalgono delle competenze tecniche, culturali e della conoscenza delle infrastrutture italiane dei lavoratori di Monza”, spiega Matteo Moretti, segretario generale della Filcams Cgil Monza e Brianza, insieme ai rappresentanti dei lavoratori ADAC. “Il livello qualitativo che garantiscono i lavoratori Italiani – aggiungono – non potrà essere raggiunto dalle nuove assunzioni di Grecia e Spagna”.

“La risposta è arrivata il 18 giugno 2021 da parte del Consiglio di Amministrazione della casa madre di Monaco di ADAC che, pur affermando di avere come massima priorità il benessere dei dipendenti e il livello qualitativo della gestione dei casi di assistenza diretta dei soci, dichiarando di prendere molto sul serio le preoccupazioni dei rappresentanti sindacali, hanno derubricato le nostre richieste qualificandole come rappresentative di interessi isolati e nazionali”, spiegano i lavoratori coinvolti.

Dal Consiglio, infatti, hanno affermato che la discussione dovrebbe tenersi all’interno delle procedure di consultazione previste dal comitato aziendale europeo EAV in base alla legislazione europea e che le iniziative di mobilitazione sono dannose per gli associati.

LA PETIZIONE e UNA NUOVA LETTERA

Intanto crescono le firme alla petizione online, proiettata a quota 500: “Abbiamo lanciato una petizione in lingua Italiana e tedesca per fermare la delocalizzazione, mantenere l’occupazione in Italia e per garantire un servizio di qualità ai soci”, spiegano da Filcams.

Oggi è stata inviata una nuova lettera al Präsidium e la Filcams di Monza e Brianza ha già annunciato di attivare nei prossimi giorni “nuovi contatti con i rappresentanti del Comitato Aziendale Europeo, al fine di verificare le condizioni per attivare una procedura di consultazione dove evidenziare la nostra contrarietà al progetto ANS2.0 e provare a condividere una posizione comune”.

LA RICHIESTA DI UN INCONTRO CON LE ISTITUZIONI LOCALI E REGIONALI

La partita, dunque, non è finita. Anzi: i rappresentanti dei lavoratori hanno ritenuto di agire anche sul fronte istituzionale, a partire dal livello locale: “Abbiamo chiesto un incontro alla Presidenza della Provincia di Monza e Brianza e al Comune di Monza e alla IV Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia che ha competenze in materia di delocalizzazione”, spiegano dalla Filcams Cgil Monza e Brianza. Le richieste sono state attivate rispettivamente in data 23 e 24 Giugno 2021.

“Crediamo fortemente nella difesa del lavoro di qualità e soprattutto in una fase delicata come questa dove si inizia a intravedere uno spiraglio di luce a seguito della campagna di vaccinazione che sta portando a dati più confortanti su contagi Covid, ospedalizzazioni e decessi – è la considerazione del sindacato –. Non possiamo permetterci scelte che determinano ulteriori tagli occupazionali sul territorio oltre alle decine di migliaia di posti di lavoro già persi principalmente da donne e giovani con contratti precari”.

“Non possiamo permettercelo perché il lavoro generato dal turismo tedesco, che già in queste settimane è fortemente aumentato e che ritornerà presto ai volumi precedenti la pandemia, si genera in Italia e viene svolto con un ottimo livello qualitativo – aggiungono –. L’ingiustizia di una delocalizzazione verso altri paesi europei con un costo del lavoro più basso deve interrogare le istituzioni alle quali chiederemo di costruire insieme azioni utili a condizionare le scelte di ADAC nel rispetto della responsabilità sociale prevista nella nostra Costituzione”.

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