Consulta studentesca, Casaletti: “Sogno una scuola nuova: ai miei compagni dico ricostruite ciò che abbiamo perso”

Sta per concludersi il mando di Emanuele Casaletti, attuale Presidente della consulta degli studenti MB. Lo abbiamo intervistato per sapere quali, a suo parere, sono le sfide della scuola del domani.

emanuele casaletti pres consulta mb

Ha le idee chiare, Emanuele, e un forte amore per la rappresentanza. “Volevo fare la mia parte, in una dimensione non strettamente scolastica, ma che facesse arrivare la voce degli studenti lì dove potevamo cambiare le cose”. Inizia così la nostra chiacchierata con Emanuele Casaletti, 18 anni, studente del Mapelli di Monza arrivato al suo ultimo anno e attuale Presidente della consulta degli studenti di Monza e Brianza. A breve scadrà il suo mandato e il testimone passerà ad altri ragazzi e ragazze che avranno un compito non semplice: ricostruire ciò che in questi mesi di pandemia hanno perso. “Lo stare insieme, in primo luogo – continua Emanuele. – La scuola non è solo didattica, lo abbiamo capito bene in questo ultimo anno: è stare insieme, condividere un percorso, avere un contatto diretto. C’è una bella sfida alle porte per la scuola: ultimamente è stata sotto i riflettori, vorrei che lo fosse sempre. Da qui bisogna ripartire a costruire il futuro”.

Gruppo della consulta degli studenti di Monza e Brianza. Foto del 2019

Emanuele, terminerà a breve il tuo mandato come Presidente della consulta degli studenti di Monza Brianza. Come è iniziato questo percorso?

“Mi sono avvicinato al mondo della consulta grazie ad un giornalino che era stato distribuito in tutte le scuole della Provincia. Mi piaceva l’idea che potevamo fare la differenza per tanti studenti e allora ho iniziato a frequentare l’ambiente. Nel 2019 ho preso il testimone dall’allora presidente Lorenzo Pedretti. Il mandato dura due anni, quindi per me sono gli ultimi mesi questi. Sono anche all’ultimo anno delle superiori, quindi diciamo che si sta per concludere un intero percorso”.

Che ha avuto non poche difficoltà. La pandemia ha cambiato il concetto di scuola come lo conoscevamo. Come lo hanno vissuto le scuole?

“Penso sia stata tosta per tutti. Da un giorno all’altro professori e studenti hanno smesso di incontrarsi di presenza e la modalità della didattica è cambiata completamente. C’era sempre tanta incertezza e nessuno sapeva quanto sarebbe durata. Mi dispiace dirlo ma considero gran parte di questo ultimo anno perso. Mi spiego: la didattica a distanza non è la soluzione. E’ stato difficile per tutti, ci siamo trovati impreparati e in balia di un ribaltamento completo. Poi alcune cose sono andate meglio, la situazione si è assestata, ma le criticità restano”.

La consulta è stata coinvolta nelle nuova scuola che si andava delineando?

“Sì, abbiamo portato il nostro punto di vista nelle sedi opportune. Mi riferisco ai tavoli con Prefettura, Provincia, Ufficio scolastico provinciale e con le altre consulte a livello regionale. Si è parlato molto di TPL, che è stata forse l’incognita maggiore da affrontare quando la scuola ha iniziato a tornare in presenza: bisognava garantire sicurezza agli studenti e contemporaneamente difendere il loro diritto di utilizzare i mezzi pubblici. Se oggi per strada si vedono tanti bus turistici che fanno anche trasporto studentesco il merito è anche di quei tavoli, che si sono mossi in questa direzione”.

Con la maturità metterai un punto a questo percorso scolastico. Cosa ti porti a casa dall’esperienza delle scuole superiori? E dal tuo mandato come Presidente della consulta?

“Mi porto a casa molto. Ho vissuto il mio ruolo cercando di agire nell’interesse di tutti gli studenti della provincia. Essere parte attiva di una struttura come la consulta ti permette di capire alcuni funzionamenti della scuola che se no daresti per scontati. Mi affascina l’idea che un organismo sovracomunale possa unire una grande rete di studenti. Certo mi dispiace che la pandemia abbia molto frenato questo aspetto della vita scolastica: ci siamo incontrati poco e mi è mancato molto”.

Quali sfide aspettano ora i tuoi compagni che a scuola torneranno anche il prossimo anno?

“La sfida è ricostruire ciò che abbiamo perso. Spero che si torni in presenza al 100%: questo vorrebbe dire che la fase più dura dell’emergenza sanitaria è alle spalle. Dobbiamo, anzi devono, tornare a fare rete: non facciamo un’assemblea in presenza da marzo 2020 e non potersi vedere crea degli svantaggi enormi per la vita di una comunità. Certo è che la scuola è tornata sotto i riflettori quest’ultimo anno: adesso però deve rimanerci, è importante dare continuità e rivedere alcune cose che non sono andate bene in questi anni”.

Ti riferisci a qualcosa in particolare?

“Penso all’esame di maturità: è possibile che ogni anno sia qualcosa di diverso? Va uniformato e va fatta chiarezza: questo sarebbe già un passo avanti importante. E se si vogliono usare le nuove tecnologie va formato il personale docente con serietà in modo da mettere loro nelle migliori condizioni possibili. Insomma, più corsi di aggiornamento”.

Quali sono le tue sfide personali nel futuro prossimo?

“Direi la maturità e poi l’università. L’anno prossimo andrò a fare economia in Bicocca. Mi auguro in presenza: sta iniziando qualcosa di nuovo e vorrei viverlo al massimo”.

 

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