Ambiente

È a Seveso il presidio simbolo contro l’autostrada Pedemontana

9 presidi, più di 20 associazioni, tutti riuniti contro Pedemontana in una sorta di staffetta partita da Seveso, la città simbolo del riscatto dopo il disastro ambientale del 1976.

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Quarantacinque  anni dopo il disastro Icmesa, che aveva associato il suo nome a quello di un disastro ambientale senza precedenti nella storia italiana, Seveso diventa il punto di partenza di un’ondata ambientalista che si muove compatta contro Pedemontana. Domenica 23 maggio associazioni e cittadini si sono infatti riuniti in 9 presidi nei luoghi che sarebbero cancellati dal futuro tracciato autostradale, da Seveso a Vimercate, in una sorta di staffetta, ideale e fisica, che ribadisce la pericolosità di un’opera che, se portata a termine, comporterebbe non solo ulteriore inquinamento e consumo di suolo, ma rischierebbe di disseppellire anche i fantasmi velenosi della diossina: non solo a Seveso, ma anche nei territori circostanti.

Bosco o autostrada?

In via della Roggia, all’angolo con via dei Vignee, a Seveso, c’è un prato (poco più di un’aiuola) che divide la strada dal parcheggio di alcuni capannoni industriali: è qui che le associazioni (Seveso Futura, Sinistra e Ambiente Meda, Impulsi – Sostenibilità e Solidarietà) hanno collocato la maggior parte dei loro banchetti, una macchia colorata ben visibile fatta di bandiere, striscioni, cartelloni e gazebo. Più avanti, via dei Vignee si inoltra in un’area agricola che porta al Bosco delle Querce: una zona verde che sembra lontano da tutto e da tutti, anche se la superstrada Milano-Meda passa poco lontano, e che verrebbe spazzata via dal cantiere di Pedemontana. Gli ambientalisti, invece, vorrebbero che venisse inglobata (e tutelata) dal Bosco delle Querce, il parco regionale nato in seguito al disastro Icmesa, ora luogo del ricordo completamente bonificato dalla diossina e polmone verde della città.

Dove la strada diventa sentiero, nel cuore del campo, c’è un altro gazebo, quello di Legambiente: “Questi prati verranno devastati da opere connesse a Pedemontana: un’opera inutile, che porterà solo devastazione della biodiversità, consumo di suolo, condizionamento di aree verdi protette, senza contare l’inquinamento atmosferico” rivendica la presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto. “Il nostro circolo è sempre stato molto critico verso Pedemontana – spiega Maurizio Zilio, presidente del circolo di Legambiente “Laura Conti” di Seveso -. Sia perché l’incremento di traffico inciderebbe negativamente sulla qualità dell’aria e dell’ambiente in genere, sia perché riteniamo che il Bosco delle Querce vada salvaguardato. In questa zona, in particolare, sono previste vasche di laminazione: raddoppiando il nastro asfaltato aumenteranno le acque piovane non assorbite dal terreno, e che, prima di essere convogliate nei torrenti locali, dovranno essere depurate. Questo è molto impattante sul territorio, e riteniamo che non sia logico implementare questo tratto di strada a discapito della natura e della salute dei cittadini“.

E le compensazioni ambientali promesse da Pedemontana? “Abbiamo visto che nei tratti realizzati finora queste compensazioni sono opere di viabilità secondaria e parcheggi – replica Zilio -: tutt’altro che mitigazioni ambientali vere e proprie”.

Un fantasma chiamato diossina

A Seveso, più che altrove, il tema dell’inquinamento dell’aria e del consumo di suolo che comporterebbe la nuova autostrada viene quasi eclissato da una paura che dorme sotto la terra da quasi mezzo secolo: la diossina dell’Icmesa che, se riportata all’aria senza un’attenta bonifica, rischierebbe di infliggere al territorio una nuova, devastante ferita dopo quella del 1976.

“Questa è un’area delicata: nei primi 20 cm di terreno c’è ancora la diossina del disastro Icmesa in concentrazioni preoccupanti: sopra il livello “verde” di 9 ng al kg e in alcuni casi anche oltre i 100 ng al kg, che è il livello di soglia industriale – avverte infatti Alberto Colombo di Sinistra e Ambiente di Meda -. Per poter procedere servirebbe una bonifica che Pedemontana dovrebbe attuare prima di cominciare i lavori. Abbiamo analizzato il progetto operativo, approvato dalla Regione ma sospeso perché non ci sono fondi: ma ci sembra che sia stato fatto al risparmio rispetto alle necessità effettive. Pedemontana, per esempio, vuole asportare solo i 20 cm di suolo sicuramente contaminati, senza darci alcuna franchigia di sicurezza in più. Ma la diossina è presente ovunque, in parecchi tratti della tratta B2: come agli svincoli di Meda, dove la diossina  è presente in concentrazioni di oltre 500 ng al kg”.

C’è un futuro green dopo la pandemia?

Un anno fa ci dicevamo che sarebbe andato tutto bene. Ci meravigliavamo degli effetti che lo stop al traffico e alla produzione aveva creato sul paesaggio, illudendoci che, una volta finita l’emergenza Covid, avremmo reimparato a convivere in modo più equilibrato con la natura. Ma, 12 mesi più tardi, nulla sembra essere cambiato. “La pandemia dovrebbe averci insegnato tutto, forse non ci ha insegnato abbastanza – commenta con amarezza Meggetto -. Ci chiediamo perché dopo 40 anni siamo ancora qui a pensare a un’opera inutile quando dobbiamo pensare a ridisegnare in modo diverso il territorio: oggi il mondo è completamente diverso”. “Non abbiamo bisogno di aumentare la viabilità, anche perché altro asfalto porterà solo altro traffico, e altro inquinamento – le fa eco Stefano Cereser di Seveso Futura -. E di inquinamento ne abbiamo già troppo: la Pianura Padana è stata l’area più colpita dal Coronavirus, proprio a causa dall’inquinamento pre-esistente in quest’area, che ha inibito le capacità di risposta del nostro sistema respiratorio al virus”.

D’altra parte sembra davvero difficile poter invertire la rotta del consumo, dell’inquinamento e della routine delle persone. “Non andare a fare un km in autostrada significa avere un’aria più pulita – ribatte però Cereser -. Possiamo solo immaginare che disastro potrebbe essere un’autostrada che passa attraverso Seveso: dobbiamo fare qualsiasi sforzo per rendere consapevoli le persone che ci vivono, abbiamo notato che molte non conoscono Pedemontana e non sanno neppure, per esempio, che la Milano-Meda diventerà a pagamento“. “Non abbiamo bisogno di un’autostrada che ci farebbe pagare il tragitto da qui a Milano, ma di maggiore verde, verde di qualità, per un’aria più buona da respirare – insiste Giorgio Garofalo, presidente di Seveso Futura, che torna sulla questione dell’ampliamento del Bosco delle Querce -. È una cosa che si può fare – ripete – nelle prossime settimane cominceremo a raccogliere le firme per questo obiettivo. E dobbiamo anche convincere le istituzioni che questa è la direzione della Seveso del futuro: abbiamo bisogno che questo territorio venga rispettato e diventi un esempio di sostenibilità“.

E le istituzioni?

Tra gli attivisti e le associazioni, domenica mattina a Seveso hanno voluto dire la loro anche alcuni politici del Pd locale, insieme a diversi cittadini preoccupati. Come Alberto, 26 anni, che abita con la sua famiglia poco lontano: parte del terreno della loro casa sarebbe espropriato, ma soprattutto la zona dove vivono cambierebbe aspetto per sempre, stravolta dal traffico. “Di questi aspetti se ne era sempre occupato mio padre in passato, ricordo che si cercava di proporre soluzioni alternative – racconta -. Noi vorremmo puntare in alto, provare a fermare Pedemontana per riuscire almeno a correggerne il tiro”. Per poterlo fare, però, è necessario il supporto delle istituzioni, che sulla questione non si sono mai mosse in maniera coesa: anzi, spesso sono favorevoli all’autostrada, a partire proprio dalla Regione.

La nostra amministrazione si era mossa in altro modo, questa non ha mai dato riscontro ai cittadini di come sta procedendo la situazione – lamenta la capogruppo del Pd Anita Argiuolo, ricordando che la prima audizione regionale dell’ex sindaco Butti in merito a Pedemontana si era tenuta nel settembre 2013, poco dopo le elezioni”. “È giusto che venga invitato il sindaco a esprimersi su questa questione, tornata terribilmente d’attualità, ed è importante cercare una posizione comune all’assemblea dei sindaci – aggiunge il segretario Gianluigi Malerba -. Un collegamento est ovest è necessario: deve però essere funzionale alla Regione Lombardia e al sistema territoriale Brianza”.

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