Politica

Seveso: smart-working e coworking, ecco la fotografia delle nuove esigenze dei cittadini

Seveso Futura ha illustrato pubblicamente i dati dell’indagine e chiesto un incontro al sindaco.

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Lo smart working quanto è utilizzato? Un’interessane indagine di Seveso Futura ha voluto fotografare la situazione in città e ieri sera c’è stata la presentazione dei risultati, dove è emersa la chiara necessità di un luogo di aggregazione (coworking) che tenga insieme le nuove esigenze di lavoro e mobilità. I risultati sono poi stati inviati anche al sindaco con la richiesta di un incontro.

Ad illustrare l’analisi statistica ci hanno pensato Giancarlo La PietraMauro Barison e Cristiano Di Battista del gruppo di lavoro “Impresa e Innovazione” nell’ambito del progetto “Immagina Seveso Futura”.

I DATI

Il 70 per cento dei rispondenti ha dichiarato di lavorare in modalità “agile” in questo periodo di restrizioni legate al persistere dell’emergenza sanitaria. I dati, inoltre, evidenziano quanto prima della pandemia questo fosse uno strumento utilizzato da pochi (solo l’8 per cento del campione ha affermato di aver lavorato in smart-working in maniera significativa anche prima del Covid-19).

Il 50 per cento di coloro che hanno risposto sarebbe interessato a uno spazio di coworking pubblico in città. Se la stessa domanda viene posta ai giovani, le risposte affermative aumentano sensibilmente: il 75 per cento degli under 35 utilizzerebbe uno spazio pubblico di coworking a Seveso.

“I dati che abbiamo raccolto non ci consentono di trarre delle conclusioni, ma stimolano un’ampia riflessione sulle trasformazioni in atto nella nostra società”, ha precisato Emanuela Macelloni, che ha aggiunto: “Come associazione abbiamo ragionato sulla possibilità di avere un coworking pubblico come luogo di attrazione per il nostro territorio. Ma ci siamo accorti di aver incrociato molti altri temi da approfondire”.

Emi Paci ha raccontato la propria esperienza di giovane donna lavoratrice in smart-working: “A novembre ho intrapreso un nuovo lavoro in una realtà multinazionale – spiega Paci –, dove dal primo giorno mi hanno detto ‘prendi questo computer e queste cuffie e inizia la tua esperienza in smart-working’. Perché per rispettare le norme anti-Covid – continua Paci – possiamo presentarci in ufficio solo una o due volte al mese. All’inizio non è stato facile perché il lavoro per me era nuovo e avevo bisogno di confrontarmi con i colleghi e poi manca l’aspetto umano. Ma ci sono anche alcuni lati positivi – confida –, infatti non sono più costretta a svegliarmi tutte le mattine alle 6:30 per raggiungere il luogo di lavoro”

“In questo ultimo anno – conclude Giorgio Garofalo, presidente dell’Associazione – forse abbiamo recuperato una dimensione territoriale che in parte era andata persa. Ora sappiamo quanto sia importante avere un luogo vivibile e servizi efficienti attorno alla propria casa. Da questa consapevolezza speriamo in una nuova stagione di partecipazione attiva da parte della cittadinanza”. 

 

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