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Marika Kullmann, una vita sulle rotelle. “La pista nel parco di Monza? Merita di tornare a vivere”

"Continuiamo a promuovere queste bellissime discipline. Penso che mi piacerebbe parlare con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza: la pista monzese merita una seconda vita".


Ha un cognome che non passa inosservato: Kullmann. E proprio da lì ha inizio tutto: “Lo devo ai miei nonni paterni, tedeschi – ci spiega – il nome della mia famiglia ora però appartiene alla storia di Monza”.
Ha ragione Marika Kullmann, Vicepresidente della Federazione Italiana Sport Rotellistici e figlia di Luigi Kullmann, campione di hockey su pista tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Cinquanta, nonchè grande dirigente sportivo e fondatore dell’Hockey Club Skating Monza. A lui l’amministrazione comunale ha dedicato anche una strada nel quartiere Cantalupo lo scorso settembre, divenendo così il primo comune in Italia ad intitolare una via ad un hockeista.

“Monza ha una tradizione sportiva su rotelle molto importante – continua Marika – ed è un peccato che questa storia rischi di perdersi un po’ via. Hockey e non solo. Non molti sanno che nel secolo scorso questo sport richiamava in Brianza tantissime persone, da tutto il mondo. Ora quel passato è in pericolo: penso al campo all’interno del Parco della Villa Reale che attualmente è in disuso. Vederlo chiuso mi fa doppiamente male, come sportiva e come monzese”. Inizia così la nostra intervista a Marika Kullmann. 

Una pista da hockey su rotelle nel parco di Monza. Ne abbiamo recentemente parlato anche su MBNews. Di che luogo si tratta e perchè è così speciale per lei? 

“Facciamo un passo indietro. C’è un passato glorioso all’interno del Parco di Monza e scorre sui pattini a rotelle. Non molti sono al corrente che la città brianzola a partire dagli anni Trenta del secolo scorso era un punto di riferimento importante per la rotellistica. Era un’altra epoca, si viveva lo spirito “mitico” dello sport. Mio padre questa pista l’ha vista nascere (qui la sua storia, ndr): lì ha giocato per tanti anni, si è formato e ha vissuto parte della sua carriera da professionista. In quella pista c’è la passione di una famiglia intera, ma anche di una comunità che ama questo sport. Io ne sono molto legata, anche nel mio ruolo di Vicepresidente della federazione nazionale: c’è un pezzo di storia qui. Insomma, non solo Formula 1: Monza è un po’ anche “città dell’hockey” secondo me”.

Sappiamo però che ora quella pista è in disuso da anni…

“E’ vero ed è un peccato: lo dico da amante della rotellistica e da cittadina. In questi anni si è parlato spesso di interventi di riqualificazione e diverse aree sportive del parco sono state rimesse a nuovo. Ho la speranza che anche la pista possa essere soggetto ad interventi simili. E non solo per i professionisti, anzi: può diventare un luogo di incontro e di aggregazione per gli appassionati, per i bambini, per le famiglie. Penso che farebbe bene a molti”.

Che cosa bisognerebbe fare concretamente per metterlo a posto?

“Lì la pista andrebbe levigata, stuccata, messa in sicurezza. Gli spogliatoi sono piccoli, potrebbero andar bene a gruppi ristretti di allievi, ma niente da fare per team agonistici. Una volta esisteva una tribuna che accoglieva tifosi, curiosi, appassionati. Ci sono tanti scatti che testimoniano quanto pubblico ci fosse alle partite. I piani di recupero percorribili sono molti, a diversi livelli in base a quello che si vuole fare. Personalmente penso che piuttosto che lasciarla chiusa e abbandonata, si potrebbe immaginare un intervento più modesto ma che permetterebbe un’attività estiva, anche ridotta. A lungo termine sarebbe bello se la pista rientrasse nel Masterplan attualmente in discussione”.

Parliamo di hockey ma non solo quando diciamo rotellistica. Cosa si nasconde dietro questo termine?

“E’ vero: il mondo della rotellistica è molto ampio. Pattinaggio artistico, hockey, skateboarding: il rotellismo ha mille volti. E’ uno sport che dà tanto, a mio parere: c’è l’estetica, la forza, la cura nei dettagli, la competizione. Sono sport giovani con un approccio giovane. E poi fanno bene alla salute e all’ambiente: sei tu, le tue rotelle e la voglia di metterti in gioco. Io sono stata una pattinatrice e allenatrice, spesso a contatto con i giovani: ho visto con i miei occhi quanto questo sport può essere importante, divertente, formativo”.

Avrà tanti ricordi legati alla pista monzese. Ha voglia di condividerne alcuni con noi?

“In casa ho tantissimi articoli di giornale conservati. Trafiletti, anche una prima pagina che la Gazzetta dello Sport dedicò al nostro mondo. Monza è stata una sede importante per questo sport: c’era un pubblico affezionato, che stava in piedi pur di vedere le gare. Mio padre e mia madre mi parlavano anche di un tram che da Largo Mazzini saliva in via Carlo Alberto: lì c’era la fermata per il campo e in pochi minuti arrivavi a vedere le partite. C’era una consuetudine di andare e fare vita sociale. Queste immagini, queste parole che ho nella mente sono forse il ricordo più bello. Ma non si vive di soli ricordi: continuiamo a promuovere queste bellissime discipline. Penso che mi piacerebbe parlare con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza: la pista monzese merita una seconda vita”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui sopra uno scatto di Luigi Kullmann. In apertura Marika Kullman (prima da destra). Lo scatto è preso del sito della Federazione nazionale rotellistica italiana. 

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