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Videogames, una calamita. Ma il 97% dei giovani calciatori è super motivato a scendere di nuovo in campo

Lo studio che ha coinvolto 250 giovani calciatori tra i 12 e i 16 anni, è stato condotto da Aurora Desio e Universita Cattolica.

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Giocano tanto ai videogames. Molti, lo fanno più di due ore al giorno. E il tempo di gioco è aumentato, durante il periodo di pandemia, per quasi tutti. Ma i giovani calciatori hanno voglia di tornare a segnare un gol in campo, anziché alla playstation? Sì, decisamente. Non vedono l’ora di poterlo fare. E l’overdose di gioco digitale dei mesi scorsi non ha spento la loro voglia di scendere in campo, quello vero.
Sono queste le indicazioni chiare che emergono dallo studio promosso dall’Aurora Desio e dall’Università Cattolica , intitolato “Sport e videogames: nemici o alleati?”. L’indagine è stata condotta da un gruppo di studenti della Facoltà di Psicologia coordinati dalla docente Michelle Castenetto. Il campione: 250 giovani calciatori tra i 12 e i 16 anni, dell’Aurora Desio e di diversi Club amici di vari angoli d’Italia, e i rispettivi genitori.

“Numerosi studi condotti nell’ultimo anno hanno evidenziato come l’attuale emergenza sanitaria e le conseguenti limitazioni abbiano portato ad un drastico aumento dell’utilizzo di videogiochi e ad una diminuzione nei livelli di coinvolgimento e motivazione alla pratica sportiva – spiegano gli studenti -. Attualmente, non sono ancora presenti in letteratura studi relativi al ruolo dei videogiochi nel potenziale calo di motivazione nei confronti dell’attività̀ sportiva. L’ipotesi di base era l’esistenza di una correlazione negativa tra utilizzo di videogiochi e motivazione a praticare attività calcistica fra i ragazzi “.

Cosa è emerso? Il 94,4% dei ragazzi è un gamer. Secondo l’osservatorio dei genitori, il 70,5% dei figli gioca due o più ore al giorno: un dato molto significativo. Secondo l’84,7% la tempistica alla consolle è aumentata durante il lockdown.
Eppure, “una forte percentuale di genitori ha la sensazione che il proprio figlio preferisca il calcio ai videogiochi e che da quando sono cominciate le restrizioni causate dall’emergenza sanitaria sia aumentato il desiderio ed il piacere di allenarsi, attribuendo così grande importanza anche all’allenamento”. Tutto questo anche se “mediamente i genitori si trovano d’accordo sul fatto che i propri figli trascorrano troppo tempo davanti ai videogiochi”.

Ma perchè amano stare con le mani sul joypad? Le motivazioni principali comunicate dai ragazzi sono: mantenere rapporti sociali, passatempo, divertimento. Tra i titoli preferiti spiccano quelli relativi allo Sport (73.7%), seguiti da Azione (42.4%) Sparatutto (39.0%).

Secondo il report elaborato dagli studenti, “è presente una forte motivazione sia intrinseca che estrinseca a giocare a calcio: la maggior parte dei ragazzi ritiene che il calcio sia una parte importante della loro vita” (58% completamente d’accordo).

Quali sono i motivi principali per i quali vogliono tornare ad allenarsi e giocare in presenza? Migliorare le proprie abilità (54% completamente d’accordo); sentirsi parte di una squadra (41% completamente d’accordo); sfogarsi (35% completamente d’accordo)

Esiste dunque il tanto temuto rischio di drop-out, cioè di abbandono precoce?  I risultati parlano chiaro: i ragazzi continueranno a giocare a calcio anche nella prossima stagione. Lo dicono loro stessi, il 97,6%.

Il Covid ha tolto molto ai giovani: la scuola in presenza, lo sport, la compagnia del pomeriggio – chiosa la dott.ssa Castenetto -. I videogiochi e i giochi online hanno permesso loro di mantenere rapporti sociali con gli amici e talvolta di far passare la noia. Insomma, hanno trovato un modo sano per evadere e rimanere in contatto, senza lasciare l’appartamento. Nulla di diverso da quello che hanno provato a fare gli adulti utilizzando netflix, libri e smartphone come galleggianti temporanei. I giochi online, tanto temuti dagli adulti, non sembrano un pericolo per questi ragazzi, che non vedono l’ora di scendere in campo e non hanno alcuna intenzione di abbandonare lo sport. Ma trattandosi di un’età evolutiva è sempre bene monitorare: educare alla misura con tolleranza senza demonizzare è un ottimo modo di sostenere la crescita di giovani e giovanissimi”.

“Siamo molto felici dell’esito di questa ricerca – sottolinea Alessandro Crisafulli, Dg Aurora Desio – da qualche anno cerchiamo di far capire ai ragazzi il valore immenso del gioco reale, a differenza di quello virtuale, che a volte può risucchiare tempo e interessi. Dà grande fiducia il fatto che i nostri giovani calciatori siano ancora consapevoli della grande bellezza dei rapporti reali, delle emozioni reali, della straordinariarietà di sentirsi parte di una squadra di amici. Grazie a tutti i Club che hanno collaborato in questa iniziativa”.

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