Attualità

La scuola ha paura del Covid e delle varianti, quando i vaccini per docenti e personale Ata?

L'incremento dei contagi nelle fasce più giovani allarma i presidi di alcuni istituti di Monza e Brianza. La richiesta a Regione Lombardia è di tutelare subito anche chi lavora nelle aule.

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Ci sono regioni, come la Campania, che hanno deciso di chiudere tutte le scuole, eppure hanno avviato già da alcuni giorni la campagna di vaccinazione per docenti e personale Ata. Altre, come la Toscana, il Veneto, la Puglia e il Piemonte, stanno intensificando gli sforzi su questo fronte. Nel complesso, fino ad ora, sono circa 160mila le dosi somministrate in tutta Italia a questa fascia di lavoratori che, complice nelle ultime settimane il deciso incremento del contagio del Covid e delle sue varianti, in primis quella inglese, negli istituti scolastici, sono sempre più in prima linea ad affrontare i rischi della pandemia.

Se, a testimonianza di una situazione allarmante nelle aule, per la prima volta, secondo gli ultimi dati, dalla fine di gennaio l’incidenza del Covid è superiore nella fascia d’età fino a 20 anni rispetto a quelle degli adulti, cosa si sta facendo in Lombardia, appena tornata zona arancione, per evitare che alunni, docenti e personale scolastico diventino tra i principali vettori della pandemia? In questo ambito la campagna di vaccinazione, come recentemente denunciato anche dai sindacati, non è sostanzialmente ancora partita. E non ci sono indicazioni chiare su tempi, modalità e luoghi di somministrazione.

L’impressione è che, senza un cambio di strategia e una programmazione più veloce, in Lombardia, dove è ancora in pieno svolgimento la campagna vaccinale per gli over 80, i docenti e il personale scolastico passeranno anche marzo in stand-by. Ecco perché anche da Monza e dalla Brianza, che alla fine della scorsa settimana avevano nel complesso circa 140 classi in quarantena, di cui 25 nel capoluogo, sale l’appello perché la Regione e il coordinatore della campagna vaccinale lombarda, Guido Bertolaso, intervengano con decisione per evitare che la scuola diventi il focolaio della cosiddetta terza ondata.

SITUAZIONE IN PEGGIORAMENTO

“Nell’ultimo mese nella nostra scuola il numero dei contagi, tra docenti ed alunni, non è stato notevole, circa 10 unità, ma preoccupa che la metà di questi casi siano stati riscontrati tutti in questa ultima settimana e tutto questo si aggiunge ad un tasso di assenza sempre più elevato” sostiene Renata Antonietta Cumino, dirigente dell’Istituto professionale statale per i servizi dell’enogastronomia e commerciali “Adriano Olivetti” di Monza.

“E’ importante risolvere il problema alla radice e attuare un’operazione massiccia di vaccinazione per docenti e personale scolastico – continua – la scuola non può essere, in questo momento, l’anello debole del sistema e, per questo, auspico che, visto l’abbassarsi dell’età media dei contagiati, i vaccini vengano presto somministrati anche agli alunni, a partire da quelli delle ultime classi delle superiori”.

Si respira un’aria di quotidiana allerta anche al Liceo scientifico “Paolo Frisi” di Monza. “Per ora, da dopo le vacanze di Natale abbiamo avuto solo 3 casi Covid con la messa in quarantena di tre gruppi classi, visto che stiamo continuando con una didattica in presenza al 50% – spiega Nadia Buraglio (nella foto in basso), vicepreside dello storico istituto di via Sempione – sarebbe auspicabile, nel rispetto delle disposizioni che ci verranno date, velocizzare i vaccini per i docenti per permettere a tutti di lavorare in sicurezza”.

Non si dormono sonni tranquilli, soprattutto pensando ai prossimi giorni e settimane, nemmeno al Liceo statale scientifico e classico, “Ettore Majorana” di Desio. “Nell’ultimo mese sono solo 2 i casi di contagi, al netto degli alunni che erano già a casa in quarantena per motivi contingenti o positivi mentre facevano parte della metà classe impegnata nella didattica a distanza – afferma la dirigente scolastica, Mariella Rauseol’aggravarsi della diffusione della pandemia nelle fasce più giovani della popolazione, dovuta soprattutto alle varianti, non ci lascia tranquilli”.

“Per questo – continua – credo che sarebbe opportuno tornare ad una didattica a distanza al 100% perché, anche se non è la migliore modalità di insegnamento, si sta rivelando efficace ed è l’unico modo per contemperare le prioritarie esigenze sanitarie e quelle dell’istruzione”.

LE DIRETTIVE DELL’ATS BRIANZA

In un anno scolastico che la pandemia sta rendendo un percorso ad ostacoli, le decisioni in continua evoluzione, con indicazioni da parte delle autorità preposte che cambiano anche dalla sera alla mattina, non danno certamente una mano a chi ha il compito di guidare comunità composte quasi sempre da più di mille persone tra alunni, docenti e personale Ata. Nell’ultima settimana di febbraio, ha creato non poca confusione una direttiva dell’Ats Monza e Brianza secondo la quale tutti gli insegnanti di una classe, in caso di positività di un alunno, devono andare in quarantena.

La disposizione, che avrebbe costretto a restare a casa molte classi perché prive dei loro docenti, è stata poi cambiata due volte nel giro di pochi giorni. Nella sua ultima versione, dopo che 90 presidi della Brianza, tra scuole pubbliche e paritarie, avevano scritto all’Ats per avere risposte chiare ed univoche, prevede che il meccanismo di mettere in quarantena tutti i docenti di un alunno positivo valga solo fino alla quinta elementare.

“Sono stata tra i firmatari della lettera all’Ats perché bastavano 2 o 3 casi per spopolare la scuola e, di fronte ad un caso di positività emerso giovedì 25 febbraio alle 20, non sapevamo come comportarci in mancanza di indicazioni chiare, univoche e formalizzate” afferma Cumino. “Ritengo che il nostro interlocutore primario anche in questi casi debba essere più l’Ufficio scolastico provinciale che l’Ats, già oberata di lavoro” specifica Rauseo (nella foto in alto).

SCIENZE MOTORIE

 Meno incertezze ha generato la recente nota del Ministero dell’Istruzione che, dopo il parere del Comitato Tecnico Scientifico, ha chiarito l’uso dei dispositivi di protezione individuali (DPI) delle vie respiratorie nello svolgimento delle attività pratiche nella disciplina dell’educazione fisica. Nella sostanza all’aperto la mascherina si può togliere se c’è un distanziamento interpersonale di almeno due metri, mentre al chiuso, prediligendo lo svolgimento le attività fisiche sportive individuali, in aggiunta è necessaria anche un’adeguata aerazione.

“Sono d’accordo con questo inasprimento delle norme anche perché già ad ottobre la maggior parte dei casi di positività degli alunni che abbiamo segnalato nascevano da attività sportive svolte al di fuori della scuola – sostiene la dirigente scolastica del “Majorana” di Desio – nel mio istituto la palestra è utilizzata il meno possibile anche per motivi pratici, visto che all’esterno è più facile far lavorare, in sicurezza, due metà classi”.

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