“Non guardate il calo di fatturato, guardate le conseguenze delle restrizioni“. Si fa portavoce dei ristoratori, Vincenzo Butticè, noto chef brianzolo e delegato provinciale della FIEPET, Federazione italiana esercenti pubblici e turistici. Al Governo e ai ministri di competenza dietro al Decreto Legge Sostegni, chiede, nero su bianco, di guardare oltre alla voce “mancato fatturato”, e ampliare invece le riflessioni, e quindi i sostegni, per tamponare le ferite del settore, uno dei più martoriati dall’emergenza Covid-19. Tra le criticità delle nuove misure, secondo il ristoratore, la scarsa attenzione data ai giorni di chiusura della filiera (150 nel 2020) e il tema “dimenticato” delle materie prime altamente deperibili.
Un’equazione sbagliata
“Assumere come fattore comune la perdita di fatturato al fine di perseguire equità e aiuti risulta essere il modo più iniquo e ingiusto – scrive Butticè. – Tutti i settori o quasi tutti hanno subito perdite e contrazioni a causa della pandemia, ma ad alcuni settori produttivi è stato impedito di poter fare impresa e quindi fatturato. Il metodo adottato dal CDM attuale è oltremodo sbagliato tecnicamente quasi tutte le aziende il piano organizzativo, delle attività, lo impostano su 11 mesi e non su 12, anche qui una falla per le aziende che fa imbarcare altra acqua, altri debiti”.
“La ratio deve coerentemente seguire le restrizioni indotte e non il mero calo di fatturato – prosegue. – Alla ristorazione in questi 375 giorni è stato impedito di aprire totalmente 150 giorni in un anno e per circa 140 giorni è stata costretta ad aprire dimezzando la propria capacità produttiva. Questo aspetto è strutturale nella ristorazione e nessun altro settore o quasi ha subito simili restrizioni”.
“Una delle specificità della ristorazione è la lavorazione di materie prime altamente deperibili e ad ogni “chiudi la saracinesca” sono state buttate via il 15 % delle stesse, perché scadono o perché avanzano nel loro stato di deperimento.La coerenza dovrebbe risiedere nelle cause che hanno indotto le chiusure delle aziende ristorative e sulla stessa ratio incardinare le policy di sostegno”.
“Chiediamo a questo Governo e ai Ministri di competenza di non concorrere al sentimento di frustrazione e disincanto del settore della ristorazione rimodulando con oggettività ed imparzialità il DL Sostegno – conclude il ristoratore. – Bisogna assumere o affiancare al mancato fatturato i giorni di chiusura imposti e le imposizioni sulla capacità produttiva”.