Sociale

Violenza di genere, al Cadom di Monza boom di richieste: “Appuntamenti fino a metà marzo”

"Non va chiamata emergenza, purtroppo è la situazione reale: sempre più donne chiedono un colloquio con noi".

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“Non va chiamata emergenza, purtroppo è la situazione reale: sempre più donne chiedono un colloquio con noi”. Parlano così le volontarie del Cadom di Monza, il centro aiuto donne maltrattate da anni attivo sul nostro territorio e nato per prevenire e contrastare ogni forma di violenza di genere.
Già durante il primo lockdown temevamo un boom di richieste una volta passata l’emergenza: ora questo sta avvenendo. – ci spiegano – A partire dallo scorso novembre abbiamo ricominciato ad aprire tutti gli spazi che abbiamo a disposizione e le volontarie sono tornate in presenza, rispettando ovviamente distanziamento e precauzioni anti-Covid. Quello a cui stiamo assistendo però è molto preoccupante: sono tanti gli appuntamenti che abbiamo in agenda e siamo piene almeno fino a metà marzo. Questo succede da noi, con buone probabilità anche negli altri centri antiviolenza del territorio”.

Cadom: “Crescono le richieste di colloqui”

“Sta crescendo tanto la richiesta di colloqui – ci racconta Anna, volontaria del Cadom di Monza – e penso che la cronaca locale sia in grado di mettere in luce il fatto che quello che avviene non è “un’emergenza”, purtroppo è un fenomeno più diffuso e radicato di quello che si può pensare. E aggiungo che non tutto finisce sulla stampa: ci sono tanti casi di violenza che non vengono denunciati, per paura forse, o per mancanza di una rete di salvataggio. Noi volontarie abbiamo riscontrato un aumento di casi, ma c’è di più: i casi sono probabilmente ancora più drammatici rispetto al solito. E’ come se passato il primo momento di paura, adesso stiano scoppiando situazioni molto più drammatiche e questo riscontro ci viene anche dalle nostre legali. Le donne che arrivano non sono tutte nuove, alcune tornano per successivi appuntamenti, ma posso dire che tra “nuovi” e “vecchi” casi abbiamo almeno un mese di appuntamenti fissati”.
“Serve un lavoro continuo sul tema, un presidio, un percorso formativo che parta già dalle scuole per contrastare i maltrattamenti domestici e non solo – conclude Anna. – Nel nostro piccolo noi cerchiamo di fare la nostra parte, Covid permettendo: siamo presenti in alcune scuole di Monza con i nostri progetti, che abbiamo provato a portare avanti nonostante le difficoltà della pandemia. Il sogno sarebbe fare un lavoro del genere in tutte le scuole: ce n’è bisogno”.
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