Salute

Intervista al Prof. Lucio Rovati della Rottapharm Biotech: “La vera battaglia è la corsa contro il tempo”

A pochi giorni che lo separano dall'avvio della Fase 1 per la sperimentazione del vaccino Rottapharm-Takis, abbiamo intervistato Lucio Rovati. Ecco cosa ci ha detto sul preparato made in Monza.

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“Il vero successo sarà se riusciremo a vaccinare almeno il 70% della popolazione entro l’anno”. A dirlo è Lucio Rovati, Presidente e Direttore scientifico di Rottapharm Biotech, la società di ricerca monzese dedicata alla scoperta e allo sviluppo di farmaci innovativi, attualmente in campo per vincere la battaglia contro il Covid-19. C’è lei, in tandem con la romana Takis, dietro a “COVID-eVax“, il vaccino “tutto italiano”, che inizierà la sua fase di sperimentazione clinica il 1° marzo al San Gerardo di Monza.

Uomo di scienza, pragmatico, per cui ogni passo avanti nella ricerca merita approfondimento. Dalle parole di Rovati traspare ottimismo per i mesi che verranno, anche quando gli chiediamo di raccontarci cosa, a suo parere, potrà andare storto nella lotta contro il virus. A pochi giorni che lo separano dall’avvio della Fase 1 per la sperimentazione del vaccino Rottapharm-Takis, lo abbiamo intervistato.

Iniziamo dalle novità delle ultime settimane: l’AIFA ha dato l’l’ok per la sperimentazione clinica del vaccino. Si inizia il 1° marzo quando il vaccino tutto italiano di Rottapharm-Takis varcherà l’entrata dell’ospedale San Gerardo di Monza. Cosa dobbiamo aspettarci adesso?

“Ragioniamo per fasi. Da questa prima fase ci aspettiamo di verificare se questo vaccino funziona efficacemente. Concretamente, abbiamo bisogno della conferma sperimentale nell’uomo di quello che abbiamo visto in laboratorio. Inoltre, dovremo avere la conferma della tollerabilità, come con qualsiasi altro farmaco. Infine, sceglieremo nella prima parte dello studio la dose migliore, come efficacia prevista e come tollerabilità. Nella seconda parte dello studio, quella dose migliore che avremo trovato la “espanderemo”, cioè la proveremo su un numero maggiore di volontari, in modo da avere un dato molto solido. Solo così potremo dire che quella dose è adeguata per essere portata in fase 3″.

Quali tempistiche avete in mente?

“A grandi linee noi pensiamo di finire la fase 1 in estate, tra luglio e agosto. Per la successiva fase, che è più lunga, potremo avere i dati preliminari in autunno”.

Le tecniche per sviluppare i candidati vaccini anti-Covid sono diverse. Ci spiega quali sono e quale avete scelto voi?

“RNA, DNA, vettore virale: questi nuovi vaccini sono i cosiddetti “genetici”. I primi approvati (Pfizer, Moderna) sono a RNA messaggero: iniettando RNA messaggero in una cellula, questa viene indotta a produrre una proteina. In questo caso la proteina prodotta è la proteina principale del virus. L’organismo venendone a contatto non la riconosce e le manda incontro una risposta immunitaria. Il DNA, come quello che facciamo noi, sta invece a monte: il DNA è proprio l’informazione genetica. Iniettiamo un pezzettino del DNA che copia l’informazione genetica del virus. Qui scatta la stessa risposta: l’organismo si difende e si creano gli anticorpi. Il vettore virale è un virus inattivato, che non si replica, ma che veicola all’interno delle cellulare il messaggio. Queste, detto brevemente, sono in qualche modo tre facce della stessa medaglia: strade diverse, stesso risultato. Per ora funzionano, nel tempo impareremo a capire se tra queste piattaforme genetiche una è meglio dell’altra. Le tecnologie vecchie per produrre vaccini sono molto più lunghe, le piattaforme genetiche invece permettono di sviluppare nuovi vaccini in tempi visibilmente più ridotti e ne abbiamo avuto la conferma”.

Quindi i tempi minori della creazione del vaccino sono la conseguenza delle nuove tecnologie. E’ corretto? 

“Sì, sono cambiate le tecniche. Ma non solo: la gente pensa che essendo arrivato troppo presto, il vaccino è stato studiato poco. Non è vero. Pfizer ha studiato su 44 mila soggetti la fase 3, Moderna e AstraZeneca con più di 30 mila. Si tratta di numeri elevatissimi rispetto a vecchi vaccini che noi usiamo normalmente. Sono stati studiati benissimo e sono stati più veloci perchè le tecnologie lo hanno permesso. E aggiungo: gli studi clinici sono stati fatti in una maniera veramente inattaccabile. Che cosa ci manca? Ci manca l’osservazione nel tempo. Non tanto nella tollerabilità, ma sul tema dell’immunità. Andrà ripetuto questo vaccino nel tempo? E se sì, ogni quanto? Questo attualmente non lo sappiamo, ma sono ottimista che avremo presto una risposta”.

Il tema caldo di questi ultimi giorni è quello della varianti. Ci si chiede, ad esempio, se gli attuali vaccini siano efficaci anche rispetto a varianti più contagiose ed aggressive. Lei cosa ne pensa? 

“Il tema delle varianti è di assoluta attualità: stanno un po’ complicando la vita a tutti. La varianti sono più contagiose, ma non paiono indurre una malattia più pericolosa. I vaccini attuali sembrano funzionare abbastanza bene. Dico “sembrano” perchè le varianti circolano da poche settimane, ne sappiamo poco, quindi bisogna usare i termini con cautela. Il problema, a mio parere, è che le varianti possono continuare a mutare: il virus, come qualsiasi altro essere vivente, cerca la sua sopravvivenza. Lo fa variando, cercando di superare la risposta immunitaria del soggetto. I vaccini che stiamo sviluppando sono, rispetto ai vaccini di una volta, facilmente modificabili. Se si dovessero imporre della varianti, in un tempo ragionevole, possiamo cambiare il vaccino. Il problema è farlo per tempo. Mi spiego. Perchè ci stiamo premurando di vaccinare il più velocemente possibile la popolazione? Perchè noi stiamo mettendo pressione al virus e quando è sotto pressione per uscire da questa situazione fa una sola cosa: muta. Non devo dargli il tempo di farlo”.

Andiamo a scoprire il vaccino Rottapharm-Takis più da vicino. E’ pensato per un target d’età particolare? E’ previsto anche nel vostro caso la doppia dose? Di che tipo di conservazione ha bisogno?

“Andiamo in ordine inverso: il DNA è una molecola molto stabile. Questo vuol dire che probabilmente potrà essere conservato in un normale frigorifero, temperatura 2-8 gradi. Ovviamente stiamo facendo tutte le prove di stabilità per confermare che questo sia vero. Per quanto riguarda la doppia dose: non lo sappiamo. Sappiamo per certo che i vaccini esistenti attualmente sono più efficaci con la doppia dose. Quello che faremo in fase 1 è provare sia la doppia dose sia la singola, e vedremo quale funziona meglio. Per quanto riguarda le classi di età, per il momento non ci aspettiamo differenze, ma andremo a vederlo con più sicurezza nelle prossime settimane. Dovremo verificare ad esempio se la tecnica dell’elettroporazione verrà retta bene da ogni fascia d’età. Noi pensiamo di sì, ma ripeto: solo testandolo e seguendo il corretto iter potremo avere risposte più sicure”.

C’è voluta la pandemia di Coronavirus perché ci si accorgesse che la ricerca scientifica è importante e i ricercatori italiani sono bravi. Secondo lei l’investimento pubblico del nostro Paese nella ricerca è destinato a crescere dopo la pandemia?

“Molto sinceramente? Ci stanno provando. I finanziamenti alla ricerca sono sempre stati insufficienti e tutt’ora è così. Nessuno dei vaccini esistenti è stato sviluppato grazie ai capitali esclusivamente delle aziende e stiamo parlando delle aziende più grandi del mondo. Ci hanno messo miliardi gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Germania. Noi abbiamo iniziato ad interloquire con il Governo per cercare delle vie per un finanziamento parziale. E’ impossibile per qualsiasi azienda sviluppare per conto suo, un aiuto statale c’è sempre bisogno. Posso dire, anche vedendo l’altro vaccino italiano, che le cose si stanno muovendo”.

Secondo lei arriverà un momento in cui potremo scegliere quale vaccino fare? Mi spiego meglio: nel momento della vaccinazione potremo dire di preferire il vaccino di Rottapharm rispetto a quello Pzifer o AstraZeneca o viceversa? Online se ne discute molto, mi piacerebbe avere il suo parere.

“E’ una domanda più che legittima, ma le rispondo sinceramente: al momento no, non ci sarà possibilità di scelta. Siamo in difficoltà nel procurarci i vaccini e non perché ci sia qualcuno che li nasconde o ha piani malefici, ma perché siamo 7 miliardi di persone. Non esiste al mondo struttura che possa far fronte ad una necessità del genere. Il che vuol dire che dovremo accontentarci di quello che c’è. E così sarà almeno per questo primo momento. Poi si vedrà. Le autorità mondiali stanno facendo un buon lavoro, a mio parere: in un modo o nell’altro saremo tutti protetti”.

Covid-19: elaboriamo due scenari per il 2021. Il migliore e il peggiore.

“Il migliore a mio parere sta nell’aver vaccinato almeno il 70% della popolazione entro l’anno. Io dubito che ciò avvenga entro l’estate, ma sicuramente entro la fine dell’anno potremmo farcela. Per lo scenario peggiore mi preoccupano due cose. Uno, che i vaccini vengano a mancare. Due, che ci sia un’ampia fetta di popolazione che non vorrà vaccinarsi. Se noi abbiamo tutto, ma una parte della popolazione per qualche strano motivo non vorrà vaccinarsi saranno guai, perchè il virus continuerà a circolare. Con il rischio che dicevo prima: abbiamo messo pressione al virus, ma non lo abbiamo buttato fuori dalle nostre vite. E lui cercherà di sopravvivere: dobbiamo evitarlo”.

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