Sociale

Brianza SiCura, continua l’impegno. “Così costruiamo con Comuni e cittadini una cultura della legalità”

"La Brianza non è immune: bisogna tenere gli occhi ben aperti". La nostra intervista a Roberto Beretta, Presidente "BrianzaSiCura".

brianza sicura

Diceva, Paolo Borsellino, di parlare di mafia: “parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Purtroppo (o per fortuna) di mafia si parla ancora oggi, dopo tanti anni dalla richiesta del celebre magistrato, vittima della criminalità organizzata nell’estate del 1992. Se ne parla anche in Brianza, considerata solo fino a pochi decenni fa un territorio immune dai traffici delle organizzazioni mafiose, che nel sentimento comune erano relegate nel Meridione d’Italia.

Oggi è difficile trovare qualcuno che dica che in Brianza la mafia non esiste: parlano da sole le indagini, le inchieste della magistratura e dei giornalisti, gli arresti che riempiono le pagine della stampa locale e nazionale. E proprio da un’inchiesta, quella della “Banca della ‘Ndrangheta” a Seveso nel 2014, nacque il primo embrione di “Brianza SiCura“, quel coordinamento di amministrazioni comunali legate dalla volontà di sconfiggere la mafia sul territorio, che oggi è un’associazione di volontariato diffusa in diversi comuni della provincia. Associazione che affronta nuove sfide in questo 2021, a partire da quelle figlie dell’emergenza sanitaria. A raccontare a MBNews cosa c’è in cantiere è Roberto Beretta, giornalista lissonese, Presidente di “BrianzaSiCura”.

Come si apre quest’anno per “Brianza SiCura”?

“Direi con un cambio di passo, in primo luogo giuridico. Siamo diventati associazione di volontariato e l’attività che prima svolgevamo con le amministrazioni adesso si apre verso i singoli interessati. Mi spiego: il nostro percorso è iniziato creando una rete tra le amministrazioni. C’era la consapevolezza che unirsi avrebbe significato avere più strumenti in condivisione per fronteggiare l’emergenza sui territori. Le nostre iniziative piano piano hanno attirato sempre più cittadini, che pur non essendo amministratori erano interessati al nostro lavoro. Così abbiamo portato avanti due filoni, che stanno andando di pari passo, un lavoro con le amministrazioni e un lavoro con la società civile, interessata al nostro operato”.

E con i Comuni come va?

“Attualmente 18 comuni della Brianza hanno aderito al progetto: circa 1 su 3. Per noi si tratta di un bel feedback: vuol dire che tanti amministratori condividono il nostro approccio. Abbiamo cercato di essere apartitici: ci sono comuni di ogni colore politico tra quelli di BrianzaSiCura”.

Il Covid ha rallentato le vostre attività?

“Il lavoro del gruppo non si è mai fermato, ma mentirei se dicessi che il Covid non ha influito nelle nostre attività. Un esempio? Abbiamo avuto 5 comuni che si sono avvicinati alla nostra realtà e hanno deciso di aderire, ma ancora non ci siamo incontrati fisicamente con 3 di loro. Speriamo di recuperare il prima possibile. Altre cose sono andate avanti invece in modo abbastanza sciolto: in cantiere abbiamo un po’ di cose”.

Che cosa in particolare? Può darci qualche anticipazione?

“Essere diventati associazione ci ha aperto diverse opportunità. Stiamo portando avanti un lavoro nelle scuole insieme al CLP – Centro di Promozione della Legalità Monza: abbiamo mandato un questionario alle 31 scuole superiori di Monza e Brianza per capire che cosa si fa sui temi dell’antimafia. Hanno già risposto 28 istituti e i feedback sono molto interessanti, li pubblicheremo nel mese di marzo. E poi ci è stato chiesto di formare alcuni volontari di “Diritti insieme”, una bellissima realtà nata nei circoli Arci”.

Sappiamo che c’è in campo una sfida importante per voi: “Gli stati generali dell’antimafia”. Di cosa si tratta? E quando si svolgeranno?

“E’ un percorso di formazione, ma anche l’occasione per chiarire alcune cose sul tema delle infiltrazioni criminali in Brianza. Concretamente si tratta di una serie di incontri in collaborazione con Libera sul tema delle mafie, con focus specifici su alcune problematiche. Per realizzarli abbiamo coinvolto una bella rete: esperti dell’antimafia, associazioni di categoria, sindacati. Inizieremo il 19 febbraio, in streaming. Purtroppo le attuali condizioni sanitarie non ci permettono incontri in presenza, ma non volevamo rinunciare a questo ciclo: il digitale ci verrà incontro, sperando di vederci di persona più avanti. A breve verrà diffuso il programma definitivo e le modalità di partecipazione”.

Il presidente di Libera MB, Valerio d’Ippolito

Di mafia si parla sempre più spesso in Brianza. Le persone hanno maggiore sensibilità sul tema?

“Nei dati del rapporto antimafia regionale, una delle cose che è emersa è che il negazionismo che c’era fino a 20 anni fa sulla presenza della mafia in Brianza è quasi sparito. E’ difficile trovare qualcuno che oggi dica che la mafia non esiste. Penso che questo sia un passaggio fondamentale, però, io constato che la gente non ha la percezione né della forza della mafia, né della gravità dei fatti. Ogni volta che vengono fuori inchieste e blitz le persone restano stupite perché non se lo aspettano. Eppure, indagini del genere sono presenti sulla stampa da anni. Nel nostro territorio le inchieste poi non sono mai mancate: probabilmente non si riesce a beccare tutto, ma tante cose vengono a galla.”.

Secondo alcuni la crisi economica in corso aiuterà le mafie a crescere ancora. E’ di questa idea anche lei?

“Quello che abbiamo visto in questi anni è già molto allarmante. Il timore è che il Covid aggravi il panorama: lo dicono più o meno tutti, ma ancora non abbiamo riscontri dalle inchieste. Forse è un po’ presto per dare un giudizio. Ne parleremo agli “Stati generali”: la crisi economica porta a chiedere aiuto e denaro a chi ce l’ha e queste organizzazioni il denaro ce l’hanno. Gli allarmi si sono alzati dappertutto, a partire dalla forze dell’ordine fino alle associazioni di categoria che tutelano commercianti, artigiani, imprenditori. La Brianza non è immune: bisogna tenere gli occhi ben aperti”.

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