Il Covid non ferma la pittura, dalla Scuola Borsa il corso di Triacca si sposta su WhatsApp

Il pittore originario di Seregno insegna a distanza i principi della Gestalt attraverso pillole teoriche e pratiche di pochi minuti. Gli allievi, persone adulte di diverse età ed estrazione culturale, apprezzano.

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Il Covid-19 ci ha fatto capire quanto sia bello stare insieme e ci ha insegnato l’importanza anche di piccoli gesti di affetto ed amicizia che spesso diamo per scontati. Parole e concetti sentiti tante volte in questi ultimi mesi. Solo il prossimo futuro ci dirà quanto tutto questo sia vero.

Intanto, però, c’è un collante che si conferma, anche in tempi di pandemia, una medicina infallibile contro il distanziamento umano e la solitudine. E’ l’arte. Anzi, ad essere più precisi, la pittura. Perché la storia che stiamo per raccontare, nella sua semplicità, ha un grande messaggio da lanciare: la voglia di condivisione spesso ha bisogno solo di un’idea. E, se c’è un’emergenza sanitaria di straordinaria portata come quella attuale, dell’aiuto della tecnologia.

LEZIONI SPECIALI

Alla Scuola civica Paolo Borsa, storica Azienda speciale di formazione di Monza, da trent’anni o forse più si svolge anche un corso di pittura dalle tematiche varie, dall’andamento piuttosto libero e con degli allievi non propriamente adolescenti. A tenerlo è Antonio Triacca, pittore contemporaneo neo figurativo, nativo di Seregno e dotato di un lungo percorso artistico fatto di numerose mostre personali e collettive nel nostro territorio.

“Normalmente i miei corsi, prima del Covid-19, si svolgevano il martedì pomeriggio alla Scuola Borsa, dove per 4 o 5 ore gli iscritti, persone adulte, con età variegate, dai 30 anni fino alla pensione, di diversa estrazione culturale e professionale, partecipavano ad attività teoriche e di laboratorio” spiega Triacca, che ha la sua casa e il suo studio a Cinisello Balsamo. L’obiettivo generale di questa attività didattica è soprattutto gustare tutti insieme la capacità aggregativa dell’arte.

Poi anche in Italia arriva il Covid-19 ormai quasi un anno fa. Le limitazioni e le restrizioni per impedire la diffusione della pandemia rendono impossibile riunire trenta persone per un intero pomeriggio negli spazi della Scuola Borsa. Ed allora il professor Triacca, laureato in architettura e, per anni, docente presso le scuole medie statali, decide di organizzare a distanza il suo attuale corso sulla Gestalt, corrente nata in Germania agli inizi del XX secolo ed incentrata sulla percezione e l’esperienza.

Lo strumento di comunicazione, scelto da Triacca e dai suoi allievi, è WhatsApp. Che, del resto, nella sua gratuità e facilità d’uso per inviare messaggi scritti, audio e video, è ormai sui cellulari di tutti. Anche di quelli che non hanno nemmeno il computer.

“Le lezioni sono pillole video di pochi minuti in cui, dopo alcune indicazioni, affido esercitazioni da svolgere che possono essere tavole o disegni – spiega Triacca – la Gestalt, con le sue analisi formali sui valori del punto e della linea, si presta ad un’attività didattica a distanza. I suoi principi di composizione grafica e pittorica sulla tensione delle forme sono validi ancora oggi e costituiscono la base, ad esempio, delle sigle televisive”.

La modalità di insegnamento su WhatsApp, nata in modo sostanzialmente spontaneo, sta trovando il consenso convinto ed appassionato degli allievi del pittore originario di Seregno. “Le lezioni vengono organizzate ogni 10 giorni circa, a seconda delle disponibilità – chiarisce Triacca – il corso è iniziato ad ottobre e non è stata individuata una conclusione precisa, ma credo che andrà avanti, in maniera piuttosto libera, più o meno fino a maggio”.

L’incertezza determinata dal Covid attanaglia ancora in pieno le nostre vite. Sono in pochi a credere che il 2021, prima della sua fine, possa liberarci da questa situazione a metà strada tra il limbo ed una sorta di inferno terreno. Quando sarà, però, anche la formazione artistica potrà ripartire in presenza. Perché, come ci dice il professor Triacca, “l’operatività non può che essere insieme in laboratorio, dove si può studiare, sperimentare e realizzare opere”. Nel frattempo, comunque, la tecnologia permette di non far spezzare il filo, a volte sottile e fragile, che tiene l’uno legato all’altro.

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