“Grease e sessismo: le storie possono influenzare la storia?”: se ne è parlato con una diretta Facebook con Paolo Piffer dell’Associazione Adagio e la Psicologa Alessia Leoni. Ecco qualche considerazione.
La narrazione al tempo di internet
Nei primi giorni dell’anno, molte testate italiane riportano con clamore la notizia, secondo la quale, il film Grease, è “sotto attacco sui social”, tacciato di sessismo razzismo e omofobia, in seguito alla messa in onda del film sulla BBC.
Approfondendo le fonti inglesi, si può facilmente scoprire come tutto parta da un articolo del Daily Mirror, nel quale il giornalista riporta alcuni di tweet, in cui degli utenti (ben pochi), sottolineano di accorgersi, di quanto il film rappresenti a pieno il suo tempo, risultando sessista, razzista e omofobo.
Solo un paio di questi propongono che non venga più trasmesso.
Appare quindi come una notizia, scritta per accendere un dibattito e attirare click, anche se ha poco fondamento. Intento in cui riesce molto bene, attirando intense e a tratti aggressive reazioni sui social, di chi è preoccupato che vengano censurati classici cinematografici.
Cosa possiamo imparare da questo episodio?
Questo episodio ci permette ci fa riflettere sul ruolo che hanno le storie, raccontate dal cinema e dalle serie TV, sulla società e sulle nostre menti.
Le storie raccontate nei film, come accade con Grease, rispecchiano la cultura del tempo in cui sono state scritte. Pensiamo all’evoluzione delle principesse Disney: se pensiamo a Biancaneve, film del ’37, rispecchia il modello femminile del tempo: umile e sottomessa, il suo più grande talento è fare le faccende di casa, non ha altri interessi che non siano quelli di trovare il suo principe.
Negli anni ’90 esce Alladin, in cui, Jasmine, la principessa, si ribella ad un matrimonio combinato ed è la prima principessa a “innalzare” socialmente il suo amato a ruolo di Principe e non viceversa. Infine Frozen, grande epopea di coraggio tutta al femminile, due tipologie di donne convivono e, alla fine a vincere è proprio la coalizione femminile.
E viceversa le storie raccontate nei film possono influenzare gli individui, la società e quindi la Storia?
Il potere sociale delle storie:
La psicologa Keith Oatley (2008) considera le storie ‘simulatori di volo’ per la vita sociale umana, la narrazione è una fondamentale opportunità di allenare la nostra capacità di stare nel mondo, di capire noi stessi e di scoprire le dinamiche relazionali e sociali
Quindi sì, le storie influenzano gli individui, ma possono anche influenzare le dinamiche sociali e ridurre le discriminazioni?
Secondo lo studio, pubblicato Sulla rivista “Group Processes & Intergroup Relations”, la risposta è sì. I personaggi delle storie ci influenzano a tal punto da trasformare la nostra idea sugli altri e sulle relazioni, riducendo talvolta anche i nostri pregiudizi.
Gli studiosi hanno chiesto a un gruppo di 193 americani bianchi di guardare due programmi: uno era una sitcom canadese, “Little Mosque on the Prairie“, sulla vita di una famiglia musulmana, l’altro era “Friends“, la serie tv degli anni ’90. Alla fine del periodo di osservazione è emerso che gli spettatori della prima sitcom mostravano di avere un’attitudine maggiormente positiva verso i Musulmani, rispetto all’altro gruppo.
Di quali storie ci nutriamo? Prova a diventare ascoltatore attivo
Le storie che guardiamo e ascoltiamo, dunque, rappresentano il nostro tempo, ma allo stesso tempo contribuiscono a formare e plasmare il nostro modo di stare al mondo e le dinamiche sociali che viviamo.
Per i genitori questa riflessione può risultare importante, chiedersi quali sono le storie di cui si nutrono i bambini e ragazzi, come son scritti i personaggi, che ruolo hanno uomini e donne e se viene promossa la diversità e parlarne con loro, può attivarci per comprendere in che modo esse plasmano la loro visione del mondo.
