Salute

Monza, terapia cellulare per pazienti Covid: Centro Tettamanti partecipa a studio multicentrico

Le cellule in questione, sono un tipo di cellule staminali anche in grado di produrre fattori antinfiammatori che sembrano contrastare il meccanismo alla base del danno d’organo indotto dal virus.

Giovanna D'Amico_2

Trattare i pazienti con polmonite da SARS-CoV-2 con l’infusione di cellule che inibiscono l’infiammazione. È l’obiettivo dello studio RESCAT, che partirà tra pochi giorni e che, sotto il coordinamento dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena con l’Università di Modena e Reggio Emilia, vedrà coinvolto anche   l’Ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’Università Milano-Bicocca. A supportare i centri per l’analisi dei biomarcatori saranno l’Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti.

Le cellule in questione, chiamate “stromali mesenchimali” (mesenchymal stem cell, MSC), sono un tipo di cellule staminali anche in grado di produrre fattori antinfiammatori che sembrano contrastare il meccanismo alla base del danno d’organo indotto dal virus.

Giovanna D’amico, responsabile dell’Unità di immunologia e di terapia cellulare della Fondazione Centro di ricerca Tettamanti commenta: “Questo studio nasce da una lunga esperienza nell’uso delle cellule stromali mesenchimali per contrastare la Graft versus Host Disease (GvHD), una complicanza che rende inefficace uno tra i più importanti strumenti nella cura delle leucemie, e che produciamo direttamente a partire dal midollo osseo. Disponiamo infatti di una cell factory autorizzata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) alla produzione di farmaci per terapie avanzate dal 2007 e alla produzione di medicinali per terapia genica dal 2017. Oggi, grazie a questo studio multicentrico, possiamo applicare l’esperienza maturata dal nostro centro sulla funzione antinfiammatoria delle cellule stromali mesenchimiali per il trattamento dei pazienti affetti da polmonite da SARS-CoV-2 . L’obiettivo è quello di verificare come queste cellule, andando ad agire sulla reazione infiammatoria dell’organismo causata dal virus, possono contrastare la tempesta di citochine che compromette la funzione degli organi vitali”.

“L’innovazione di questo studio – spiega Massimo Dominici, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio Emilia – consiste anzitutto nel mettere in rete nello stesso protocollo più “fabbriche di cellule” (laboratori autorizzati alla produzione di cellule per l’utilizzo nell’ambito di protocolli clinici sperimentali), che producono MSC autorizzate per l’impiego umano da fonti diverse. L’obiettivo dello studio, in quanto di fase I/IIa, consiste anzitutto nel verificare la fattibilità e la sicurezza del loro utilizzo nel trattamento della polmonite da SARS-CoV-2”.

“Ad oggi non esiste ancora un trattamento farmacologico efficace per la cura dell’infezione e della polmonite da Covid-19”, precisa Enrico Clini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio. “Nella maggior parte dei casi vengono utilizzati farmaci antivirali, anticoagulanti e/o antinfiammatori approvati dagli enti regolatori a seguito delle evidenze scientifiche, in aggiunta alla terapia di supporto respiratorio. Ma la letteratura ha dimostrato che le MSC possono essere in grado di agire nei confronti della sindrome da distress respiratorio, una delle conseguenze più letali dell’infezione da Sars-CoV-2”.

Gli studi cinesi condotti fino ad oggi e pubblicati nel corso della pandemia su vari pazienti affetti da Covid-19 in condizioni cliniche in rapido peggioramento hanno dimostrato l’assenza di reazioni allergiche, di infezioni secondarie o di eventi avversi legati all’infusione di MSC. Nel giro di pochi giorni è stato osservato un miglioramento dell’ossigenazione, un calo dei livelli di molecole infiammatorie e un miglioramento del quadro clinico e radiologico.

 

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