Economia

Apa Confartigianato: “La zona rossa deve avere regole più precise”

Intervista a Enrico Brambilla, segretario generale di Apa Confartigianato. Rivediamo i criteri delle zone rosse.

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Apri e chiudi. Limitazioni che cambiano anche dopo la pubblicazione del decreto. Regole poco condivisibili. Sono questi alcuni dei punti che fanno arricciare il naso ad Apa Confartigianato circa le zone rosse per limitare il propagarsi della Pandemia.

La Lombardia, come è noto, almeno fino a lunedì è stata inserita tra le zone a più alto rischio, con la chiusura a cascata di molte attività economiche. Si è in attesa dell’esito del ricorso al Tar presentato dal Governatore, ma nel frattempo abbiamo intervistato Enrico Brambilla, segretario dell’associazione che a Monza e Brianza, ma anche a Milano, rappresenta oltre 5000 artigiani.

“Dopo un anno di emergenza non è più accettabile che i Dpcm di fatto escano incompleti delle norme, che vengano completati da delle “Faq” poi diffuse sul sito del Ministero. Chiediamo che ci siano regole più chiare e precise fin da subito. Ma non solo: alcune limitazioni restano per noi inaccettabili, perchè ancora ad oggi sono demandate all’interpretazione del singolo prefetto territoriale. Un esempio? In alcune province si può andare in un altro comune per far visita ad un artigiano, mentre in altre no. Potersi servire del proprio parrucchiere di fiducia non è un capriccio, ma una reale esigenza. Essere costretti a cambiare abitudini di questo tipo non è coerente con il fatto di avere il permesso di andare in un altro comune per servirsi di un supermercato più conveniente. Il rapporto che si ha con un artigiano non può e non deve essere regolato solo in base al principio economico, bisogna comprendere che c’è anche un rapporto di fiducia, di qualità e unicità del prodotto che il cliente deve avere il diritto di poter raggiungere.”

Quindi voi sareste per delle riaperture generali? 

“Assolutamente no, aprire anche in zona rossa quelle attività che non creino un rischio di contagio. E niente assembramenti. Bisognerebbe permettere di far riaprire i ristoranti, magari con un numero limitato di posti a sedere, farei riaprire i piccoli negozi di abbigliamento, farei riaprire i centri estetici come del resto sono già aperti i dentisti. perchè questi ultimi sì e gli altri no?”

Il 2021 si apre in maniera difficile con questa pandemia ancora in corso come vi siete organizzati?

“In questo momento è in corso la campagna di rinnovo dei tesseramenti: abbiamo previsto agevolazioni e sconti per chi dimostra di avere serie difficoltà, mentre da parte nostra abbiamo intensificato i progetti destinati a procurare opportunità di business e di lavoro per i nostri associati. Non solo, tra un mese sarà aperto ai giovani imprenditori il nostro spazio di cooworking. Queste sono le novità che si aggiungono all’attività che abbiamo fatto anche durante il 2020, ovvero di supporto alla partecipazione dei bandi, assistenza per il ricevimento degli indennizzi e dei vari ristori. Rispetto a quest’ultimo punto spero che si esca presto dalla logica dei codici ateco per altri criteri. Infine, che lo Stato riduca le tasse per incentivare gli investimenti. Le aziende hanno bisogno di energie nuove per trovare altri mercati, anche esteri”.

 

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