Politica

Variante Pgt Monza, le opposizioni: “Siamo pronti alla mobilitazione popolare”

Si apre la contestazione al documento recentemente approvato dalla Giunta Allevi. Dietro l'apparente semplificazione, secondo i detrattori, ci sarebbe la volontà di consegnare ai privati lo sviluppo della città.

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“Una città che progetta edifici in verticale è una città per pochi e ricchi”. In questa frase dell’architetto Christian Novak, co-estensore dell’attuale Pgt del Comune di Monza, in vigore del 2017, probabilmente è racchiuso, in maniera più efficace di tante schede tecniche, una parte importante del pensiero di chi è contrario alla proposta di revisione per la variante normativa al Piano di governo del territorio. Che è stata approvata il 30 ottobre di quest’anno dalla Giunta di Piazza Trento e Trieste, guidata dal sindaco Dario Allevi.

Le scelte dell’amministrazione comunale monzese, che nelle sue intenzioni dichiara di puntare a modifiche, volte a “sburocratizzare, velocizzare e incentivare gli investimenti sul territorio e finalizzate ad una semplificazione complessiva delle norme e ad una revisione integrale degli elementi di prescrittività contenuti nell’attuale Piano di governo del territorio”, sono state, infatti, oggetto di aspre critiche durante il dibattito “La nuova variante al Pgt: facciamo il punto” organizzato in diretta streaming sulla propria pagina Facebook da Lab Monza, lista civica candidata anche alle Elezioni amministrative del 2017.

 

“La variante al Pgt, appena approvata dalla Giunta Allevi, al termine di un iter iniziato con una delibera votata nel dicembre 2018, è pericolosa per il futuro urbanistico e complessivo di Monza – afferma Alessandro Gerosa, moderatore dell’incontro e membro di Lab Monza – si tratta di una deregulation urbanistica contro la quale riteniamo necessario aprire da subito una battaglia e organizzare, seppure con le limitazioni dell’attuale periodo segnato dal Covid, una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione popolare”.

I PUNTI CRITICI

L’accusa di chi si oppone alla proposta di revisione del Pgt voluta dalla Giunta comunale ruota intorno al fatto che dietro modifiche apparentemente di carattere normativo, che vorrebbero eliminare precedenti rigidità senza aumentare le volumetrie, si nasconda invece uno stravolgimento del cuore del Piano di governo del territorio attualmente in vigore e frutto delle idee concepite dalla precedente amministrazione comunale, quella del sindaco Scanagatti.

“C’è una larga trasformazione di aspetti prescrittivi in indicazioni, in particolare sulle destinazioni d’uso, con un maggiore potere ai privati – continua Gerosa – ci sono, poi, la volontà di una più facile monetizzazione da parte del Comune, l’equiparazione sostanziale delle aree compatibili con la trasformazione, attraverso la cancellazione di molti obblighi, con le aree di trasformazione, la premialità per il recupero delle aree dismesse e la cessazione dell’obbligo di edilizia convenzionata in locazione”.

Con queste premesse, il rischio, secondo i relatori del dibattito organizzato da Lab Monza, è di uno sviluppo urbanistico della città disomogeneo, che lasci eccessiva libertà di azione agli operatori privati e metta in secondo piano l’interesse pubblico.

“L’idea alla base del Pgt del 2017, frutto di un lungo lavoro impostato sulla diversificazione funzionale degli ambiti territoriali, è di una Monza che possa avere un futuro fondato sul riequilibrio ambientale e dei servizi attraverso quella che abbiamo definito una rete di urbanità e naturalezza diffusa – spiega l’architetto Novak – con la variante della Giunta Allevi, invece, tutto è lasciato alla buona volontà degli imprenditori e dei proprietari delle aree con prescrizioni che vengono relegate ad indicazioni ed un appiattimento totale di funzioni prevalenti”.

“Praticamente ci sarà un libera tutti non sostenibile dal punto di vista ambientale con il risultato di creare ghetti residenziali senza servizi in aree produttive e abbattere l’importante patrimonio di archeologia industriale presente in città” aggiunge il co-estensore dell’attuale Pgt del Comune di Monza.

Il pericolo di avere nel capoluogo della Brianza più cemento, meno verde e di condannare all’oblio o ad una trasformazione squalificante anche aree dismesse come l’ex Feltrificio Scotti, il Buon Pastore, l’ex Monzacar di via Foscolo o il vecchio Ospedale San Gerardo è da tempo uno dei cavalli di battaglia del Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni di Monza.

“La conformazione dei suoli e le specifiche norme tecniche sono le due gambe di un Pgt – sostiene l’architetto Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento – se vai a modificare una delle due, come sta cercando di fare la Giunta Allevi, si rischia di lasciare il Piano di Governo del Territorio zoppo e claudicante. Ci sembra che si attivi un cortocircuito per cui l’amministrazione comunale autorizza più case, incassa più soldi, ma non si cura dei danni conseguenti all’ambiente e alla mobilità”.

L’accusa dei Comitati e delle Associazioni è anche relativa alla scarsa trasparenza del Comune sulle scelte che ha intenzione di attuare. “Non c’è chiarezza sui documenti e su come sia possibile emendarli – afferma Majoli – in merito alla proposta di revisione per la variante normativa al Piano Generale del Territorio si cita il progetto “Le Città nella Città”, ma perché non lo si rende esplicito a tutti attraverso la sua pubblicazione? Da parte nostra interverremo presto con osservazioni e proposte di cui metteremo a conoscenza i cittadini monzesi”.

I PROSSIMI PASSI

Le decisioni della Giunta sul Pgt vigente dal 2017 hanno ancora una strada lunga da percorrere prima di diventare modifiche realmente attuate. “Probabilmente già a partire dalla prossima primavera ci saranno discussioni in Consiglio comunale, poi ci sono tutte le tempistiche per l’approvazione, la raccolta delle osservazioni e quindi il via libera definitiva – spiega Marco Lamperti, consigliere del Partito Democratico a Piazza Trento e Trieste e membro della Commissione urbanistica cittadina – insomma non è detto che l’attuale amministrazione riesca ad approvare la propria variante al Pgt prima delle prossime elezioni comunali”.

Il 2022, anno in cui i monzesi torneranno a votare per il sindaco dopo cinque anni di amministrazione Allevi, non è una scadenza così lontana per un iter così complesso. “Il ruolo delle opposizioni in aula sarà determinante anche per allungare i tempi della discussione – continua Lamperti – sarà importante, però, anche il ruolo di Comitati ed associazioni che, al di fuori dell’aula, potranno sensibilizzare la cittadinanza e dare così a noi consiglieri comunali di minoranza una maggiore forza politica da sfruttare anche alle prossime elezioni comunali”.

Nell’attesa di conoscere l’esito di quella che si annuncia anche come una battaglia di schieramenti, la discussione sulla variante al Pgt non esclude, anche per chi si oppone alle scelte del Comune, la possibilità di miglioramenti rispetto alle norme in vigore. “Il Piano di governo del territorio è una scelta politica frutto di lunghe discussioni e riflessioni, ma dal mio punto di vista a quello attuale manca un’attenzione fattiva ed efficace al mantenimento delle architetture storiche di interesse perché nei fatti un proprietario oggi può demolirle e ricostruirle uguali – sostiene Novak – inoltre avrei voluto più slancio verso est nella definizione dei PLIS (Parchi locali di interesse sovracomunale, Ndr)”.

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