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Varedo la Fondazione di Villa Bagatti rimane senza direttivo: tutti dimessi

Il nuovo consiglio di amministrazione di villa Bagatti si dimette in tempi record: motivazione la poca chiarezza finanziaria e giudiziaria della villa Bagatti Valsecchi

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La storica dimora di Varedo, villa Bagatti, torna al centro delle cronache cittadine. Composto da Frassà Sabino Maria, Siviero Mara e Pavan Vania, il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione la Versiera 1718 (Ente che gestisce la Villa Bagatti), dopo essere stato eletto lo scorso 30 settembre 2020, si è dimesso in tempi record nei giorni antecedenti a venerdì  6 novembre. Data in cui, a seguito dei fatti, l’amministrazione Vergani (il Comune è socio unico della Fondazione ndr), ha avuto modo di confrontarsi in modo telematico con i membri dimissionari. Scopo della call, è stato quello di capire le cause e le motivazioni di tale azione.

“La riunione – ha testimoniato il primo cittadino di Varedo, Filippo Vergani in quota alla Lega – è stata organizzata per avere un confronto. Mi dico dispiaciuto di tale decisione, questo perché il nuovo Cda era un team di professionisti, che ritengo avrebbe potuto far la differenza e riportare la villa in auge”. Sentito il parere del sindaco, rimangono da comprendere le motivazioni: queste sarebbero legate alla situazione finanziaria poco chiara nonché alle vicende giudiziarie in cui è coinvolta la villa. Rea, soprattutto, la richiesta di nullità degli atti richiesta dal Comune nei confronti del bene storico. Tutto un insieme di situazioni che, secondo il Cda, renderebbero ingestibile la guida della Fondazione.

In tal senso Vergani si dice ulteriormente in disappunto, “visto che la situazione era già ben nota e soprattutto perché prima di candidarsi è prassi comune informarsi per cosa ci si stia candidando. Tuttavia – precisa il sindaco – posso capire che essendo una carica non remunerata, la situazione in cui verte la villa possa costituire un onere troppo grande da portare avanti. Al netto di queste considerazioni, priorità della mia amministrazione è quella di pubblicare un nuovo bando per l’elezione di un nuovo Cda, che sarà reso noto tra oggi, venerdì 13 o, al più tardi, entro la settimana seguente”.

 

Non è tardiva la presa di posizione di Isabella Maffeis, presidente del precedente Cda: “Non ho parole – esordisce Maffeis – la situazione è ben nota a tutti e ritengo che la differenza sia fatta non dalle situazioni, ma dalle persone. I bilanci, inoltre, sono tutti pubblicati, firmati e consultabili. Non comprendo quindi dove risieda la poca chiarezza finanziaria. A questo punto, al di là del nuovo bando che il comune lancerà, mi dico preoccupata per il futuro della Villa, tanto cara ai cittadini di Varedo”.

Il punto di vista dell’opposizione, Pd e M5s:

Aspre e perentorie sono le opinioni di chi, i capigruppo dell’opposizione,  lo scorso  30 settembre ha votato i membri del consiglio di amministrazione.

Stefano Guagnetti (M5s) ci va più cauto, ma non lascia comunque spazio a dilazioni: “Anche se non erano obbligati a farlo, mi sarei aspettato che chiedessero un incontro anche con i capigruppo che li hanno appena scelti, per spiegare le loro motivazioni e comprendere assieme se le problematiche che li hanno portati a dare dimissioni, potessero essere in qualche modo risolvibili. Ci sono già molti problemi – chiosa Guagnetti – legati a ricorsi pendenti e agli interessi da pagare alla banca. Questa decisione metterà ancora più in difficoltà l’associazione dei volontari (Volontari Versiera Varedo), che da anni dedica il proprio tempo libero per aiutare la Fondazione a tenere in ordine il giardino e organizzare eventi. Spero, a questo punto, di avere la possibilità di conoscere le ragioni delle dimissioni dai diretti interessati. Al netto di queste considerazioni – conclude Guagnetti – mi auguro in prima istanza che, per quanto riguarda il nuovo bando e viste le motivazioni date dai dimissionari, vengano messi in chiaro dalla Giunta Vergani  tutti i dati finanziari e giudiziari, ad oggi non certo facilmente consultabili e/o trovabili, così da evitare, nuovamente, spiacevoli sorprese come queste”.

A rafforzare il fronte delle critiche, in modo però più sardonico, interviene Stefano Zini (Pd): “Questo – esordisce perentorio – è il risultato fallimentare di 10 anni di amministrazione del centro Destra. Anni in cui l’interesse nei confronti della villa e quindi della Fondazione è stato nulla. Ne sono una prova  gli interessi non pagati alla banca da parte dell’Amministrazione Vergani così come la richiesta di nullità degli atti, che se dovesse essere accolta dal giudice, farebbe cadere in un limbo distruttivo la storica struttura, in barba ai cittadini, ai soldi investiti finora e tutte le persone che ci hanno lavorato. Inoltre – chiosa Zini – non è ammissibile che la gestione del Comune si sia limitata ad avvallare solo sagre e fiere del cibo, e ad usare la villa, così come il vicesindaco ha dichiarato in consiglio comunale, solo per scopi elettorali. Non è certo questo il modo di portare avanti una Fondazione, di cui ricordo, il Comune è socio unico. Non mi stupisco, pertanto, delle dimissioni del Cda”.

Se la storia dei contenzioni della Villa si trascina ormai da anni, più longeva di una serie televisiva di successo, Zini, sulla faccenda, serve l’ultimo piatto caldo: “Esiste il piano Marshall regionale, che oltre ai 400 milioni divisi tra comuni per numero di abitanti, prevede oltre 3 miliardi utilizzabili per finanziare progettualità territoriali. La villa – precisa – sarebbe potuta ricadere in tale richiesta. Perché l’amministrazione Vergani non si è mossa a riguardo? Giustamente – conclude Zini – ha chiesto la nullità degli atti e, per tanto, non avrebbe avuto nessun interesse a chiedere soldi per progettualità legate allo sviluppo dei Beni Culturali del comune“.

 

 

 

 

 

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