Economia

Natale a Monza? Riga (Confcommercio): “No a feste, ma il Comune dia un segnale”

Il presidente dell'associazione territoriale racconta ad MBNews la crisi del settore, il possibile ruolo di Piazza Trento e Trieste per le prossime festività e lancia l'idea delle vetrine virtuali.

monza luminarie taglio del nastro mb10

Fra poco più di un mese e mezzo, quando cadrà il 25 dicembre, probabilmente non verranno a farci visita i fantasmi del Natale passato, presente e futuro, come accade al vecchio tirchio, Scrooge, protagonista di “A Christmas Carol” di Charles Dickens. Ma, con l’aumento dei contagi da Covid-19 nelle ultime settimane e il nuovo lockdown, che scatta a partire da oggi, 6 novembre, qualche ricordo, magari un po’ nostalgico, si presenterà davanti ai nostri occhi e nella nostra mente. Perché, di sicuro, il prossimo sarà per tutti un Natale molto diverso da quello degli anni precedenti.

Il discorso vale anche, forse soprattutto, per i commercianti di Monza e della Brianza. Che, per la quasi totalità, dovranno tenere chiusi negozi ed attività almeno fino al 3 dicembre. Un bis, assolutamente non richiesto, di quanto già accaduto durante il primo lockdown di marzo ed aprile. E questa seconda volta rischia davvero di dare il colpo fatale ad un settore che negli ultimi cinque mesi aveva cominciato, faticosamente, a tirare fuori la testa dall’acqua.

“Questo non sarà, in ogni caso, l’anno per pensare ad un Natale festoso e fastoso – afferma in quest’intervista ad MBNews, Domenico Riga (nella foto in alto), da pochi giorni rieletto fino al 2025 presidente dell’Unione Commercianti di Monza e circondario – se, però, a Villasanta il Comune ha deciso di pagare le luminarie, anche a Monza l’amministrazione cittadina potrebbe prendere la stessa decisione. Sarebbe un segnale sobrio di sostegno ai commercianti, che sono in grande difficoltà, ma stanno facendo la loro parte”.

Presidente Riga, da oggi, 6 novembre, al 3 dicembre, in tutta la Lombardia, Regione dichiarata zona rossa, i negozi, tranne poche eccezioni, chiuderanno i battenti. Come immagina il prossimo Natale del commercio?

 Sono molto preoccupato. Da qui al 3 dicembre molte imprese chiederanno la cassa integrazione per i propri dipendenti che, se tutto va bene, riceveranno il 60-70% del loro stipendio. Nel periodo natalizio, quindi, ammesso che si riapra, ci sarà poca gente in giro con possibilità di spendere. Temo che chi pensa di riuscire a pareggiare i conti in calo del 2020 con un Natale in ripresa si stia semplicemente illudendo.

Da maggio, fine del primo lockdown, ad oggi, il commercio nel nostro territorio era riuscito a trovare slancio?

Alcuni comparti, come quello dei ristoranti, dei pubblici esercizi e del turistico-alberghiero, sono rimasti in grande sofferenza. Se, infatti, la gente è tornata parzialmente a muoversi e spendere, la precedente perdita delle vendite non è recuperabile. Basti pensare che i bar e i ristoranti, con questo secondo lockdown, saranno chiusi circa 4 mesi in tutto il 2020. Si tratta di un terzo dell’anno, cioè proprio il tempo che fa la differenza tra il recupero delle spese sostenute e la possibilità di portare a casa un utile per il sostentamento.

E i ristori che il Governo ha previsto?

Sono ridicoli rispetto al calo effettivo che registrano i diversi comparti del commercio. Non butto la croce addosso al Governo, che ha il compito di prendere decisioni difficili, ma forse avrebbe dovuto mettere in campo più azioni preventive piuttosto che pensare alle cure.

Nonostante le tante incertezze determinate dal Covid-19, cosa state pensando di fare come Confcommercio per il prossimo Natale?

Credo che quest’anno il senso di responsabilità venga prima della voglia di festeggiare. Si tratta anche di una forma di rispetto per chi soffre per la morte di parenti e amici e per le attività in grave difficoltà. Per questo credo che se il Comune di Monza ne ha la possibilità, sulla scia di quanto fatto da quello di Villasanta, potrebbe, in maniera sobria, pagare in proprio le spese per le luminarie e dare un segnale di festa alla città. Sarebbe un modo per sostenere i commercianti, che stanno facendo la loro parte e hanno già messo mano al proprio portafogli per uscire da questo periodo di grave difficoltà.

In questi giorni ha rilanciato il progetto delle vetrine virtuali per i negozi. Di cosa si tratta?

 L’idea mi è venuta un paio di anni fa, ma ora con il Covid e i conseguenti lockdown, sta assumendo ancora più un valore di necessità. Credo che sia giunta l’ora di creare una piattaforma Confcommercio di e-commerce. Oggi non è più pensabile per un negoziante che basti avere una bella vetrina nelle vie del centro di Milano o Monza.

Bisogna affacciarsi alla digitalizzazione per poter accedere alle numerose opportunità di un mercato più vasto. Tutti i commercianti, anche quelli tradizionali come me, devono prendere coscienza del cambiamento epocale in atto, come dimostra l’incremento degli acquisti sulle piattaforme on line. Non si può fermare il vento con le mani.

A che punto è lo sviluppo della piattaforma e-commerce della Confcommercio?

L’idea è nelle mani di esperti informatici, ma siamo ancora ai preliminari. L’obiettivo sarebbe quello di partire da una base regionale, in particolare Milano, Monza e provincia, ma con l’ambizione di poter arrivare un domani anche ad un ambito nazionale.

Per il momento il progetto sta riscontrando molto interesse da parte di commercianti ed addetti ai lavori, ma per metterlo in pratica e dargli un senso c’è bisogno di un’adesione numericamente adeguata. Confcommercio ha 700mila iscritti in tutta Italia e circa 2mila nel nostro territorio. Ci sono le possibilità per creare una rete e-commerce che dia al cliente un’ampia possibilità di scelta merceologica.

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