Salute

Monza, codici verdi all’Autodromo: pronti a curarli medici, infermieri e protezione civile

Per far fronte all’ondata di contagiati è stato allestito da Areu, all’interno dell’autodromo, un nuovo check point per le ambulanze che trasportano codici verdi. Siamo andati a vederlo.

autodromo codice verde covid mb

Medici, protezione civile, infermieri, personale sanitario tornano a fare squadra contro l’emergenza Covid-19. Questa volta (anche) all’interno dell’Autodromo del Parco di Monza, luogo simbolo della città ora a servizio dei cittadini più fragili. Proprio nel tempio monzese dei motori è stato infatti allestito un check point  per le ambulanze che trasportano pazienti in codici verde. Una misura d’urgenza per alleggerire il carico sugli ospedali, San Gerardo in primis, uno dei nosocomi più colpiti dalla seconda ondata della pandemia.

Pronto soccorso pieno: codici verdi all’autodromo di Monza

Il pronto soccorso non ce la fa più. E serve correre ai ripari, prima che sia troppo tardi. Per queste ragioni è stato allestito a Monza un nuovo check point, situato nel cuore del Parco: un supporto concreto per l’ospedale San Gerardo, che sta vivendo sulla propria pelle il ritorno dell’emergenza Coronavirus.

Per avere un quadro di quello che accade nella nuova struttura siamo andati a vederla di persona e abbiamo intervistato Diego Saggiante, Coordinatore Infermieristico della AAT (Articolazioni Aziendali Territoriali) 118 Monza e Brianza, che ha risposto alle nostre domande.

“Si tratta di una versione simile al check point già organizzato in via Novara a Milano da AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) – ci spiega. –  Quello che facciamo qui è riproporre la stessa struttura di un pronto soccorso che riceve pazienti in codice verde. Gli ospedali si stanno riempiendo con grande rapidità, quindi serve un lavoro che si svolga in parallelo in grado di alleggerire il carico. Quando arriva un paziente il nostro compito è verificarne lo stato, stabilizzarlo e procedere a delle valutazioni di carattere medico. Ogni paziente ha un piccolo “staff” composto da un medico, due infermieri e un tecnico. La prima cosa che facciamo è un tampone rapido, che ci permette di avere un riscontro in 15-20 minuti e ci permette di capire se ha contratto il virus. In caso di una positività che necessita un ricovero si aprono due possibilità: se il livello di gravità è contenuto proponiamo un trasferimento in un ospedale più ricettivo nel territorio lombardo; se invece la situazione è più seria procediamo con un ricovero nell’ospedale più vicino, cioè l’ospedale di Monza”.

“Non posso fornire numeri precisi – prosegue – ma dei casi li abbiamo avuti oggi e la maggior parte sono stati trasferiti fuori dalle province di Monza Brianza e Milano. Qui dentro è stata allestita una sala operativa locale, e in continuo collegamento con tutta la squadra AREU organizziamo gli spostamenti. Noi siamo il gruppo monzese, ma la regia è molto più ampia e c’è il coinvolgimento di tutte le territoriali. Serve fare squadra, capire il livello di ricettività delle varie strutture ospedaliere e portare avanti un piano che metta in sicurezza il paziente e contemporaneamente possa “scaricare” il pronto soccorso. Le ambulanze seguono due filoni: alcune si occupano di recuperare i pazienti sul territorio, altre li trasportano verso l’ospedale, in base alle condizioni dei ricoveri”.

“Lì, ad esempio – ci spiega Saggiante – c’è un’ambulanza di Cremona. Con buone probabilità sarà indirizzata verso gli ospedali del cremonese o comunque fuori provincia. Le nostre vetture, intanto, continueranno ad agire localmente con i pazienti della provincia. Inutile dirlo ma il tema della sanificazione dei mezzi è importantissimo: dopo ogni uscita viene sanificato al suo interno per garantire la massima sicurezza. Qui un mattinata ne avevamo 6, ora sono tutte fuori. Qualora le cose peggiorassero saremo pronti ad attrezzarci con nuovi mezzi”.

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