Economia

Settore agroalimentare: venerdì 9 ottobre sciopero per il rinnovo del contratto

Per ora solo le associazioni Unionfood, Assobirra e Ancit hanno siglato il rinnovo, mancano ancora all’appello tutte le associazioni guidate da Federalimentare.

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Hanno lavorato regolarmente nel periodo più duro e tormentato dell’emergenza sanitaria, ma ora molti dei 15mila addetti del comparto dell’industria alimentare distribuiti nelle province di Monza e Lecco, attendono il rinnovo del contratto nazionale di categoria con la speranza che i sacrifici sostenuti nei mesi scorsi vengano in qualche maniera considerati.

Lo spera ovviamente anche Stefano Bosisio, 36enne neo segretario generale della Federazione agroalimentare e ambientale, Cisl Monza Brianza Lecco. Bosisio, dal 2016 operatore sindacale Fai a tempo pieno, ha recentemente sostituito Enzo Mesagna, neo componente della segreteria della Cisl Monza Brianza Lecco. “Se penso a quanto successo nei mesi scorsi – riconosce Bosisio – una certa amarezza è giustificata. Le lavoratrici e i lavoratori del settore non hanno fatto mancare il loro apporto al processo produttivo. Certo, gli eroi sono stati medici e infermieri e chi è stato in prima linea nelle strutture sanitarie. Ma penso che anche gli addetti del settore alimentare abbiano contribuito al mantenimento della pace sociale. Cosa sarebbe successo se negli scaffali dei supermercati la gente non avesse trovato i generi alimentari? Eppure, nonostante tutto, il rinnovo contrattuale al momento non è per tutti“.

Per ora solo le associazioni Unionfood, Assobirra e Ancit hanno siglato il rinnovo, mancano ancora all’appello tutte le associazioni guidate da Federalimentare. Per questo i sindacati confederali hanno annunciato uno sciopero di quattro ore per venerdì 9 ottobre. Hanno inoltre proclamato il blocco di straordinari e della flessibilità. Quegli straordinari così tanto richiesti dalle imprese nei mesi di marzo, aprile e maggio.

“Durante il lockdown – precisa Bosisio – sul nostro territorio abbiamo avuto due facce di una stessa medaglia: da un lato ci sono state le aziende legate alla ristorazione, come per esempio le realtà del beveraggio, la rifilatura delle carni dei macelli  e le pasticcerie industriali, che sono state fortemente penalizzate. Per queste si è dovuto ricorrere all’utilizzo della cassa integrazione. Poi esisteva l’altra faccia della medaglia: cioè quella delle imprese che realizzano prodotti per la grande distribuzione. Per fare fronte a una massiccia richiesta, alcune imprese hanno chiesto turni in straordinario, sabati e domeniche lavorative. I lavoratori hanno dimostrato grande disponibilità e responsabilità, malgrado ci fosse una forte preoccupazione. Il telefono mi squillava di continuo, la gente aveva pura, aveva dubbi e chiedeva informazioni. Va comunque specificato come l’industria alimentare già adottasse criteri rigidi: la sanificazione, qui, è una procedura di base”.

Questo incremento delle produzione non si è comunque tradotto in un aumento stabile dell’occupazione. “Per quanto riguarda l’aspetto economico-retributivo – aggiunge il neo responsabile della Fai Cisl Monza Brianza Lecco -, alcune realtà virtuose hanno raddoppiato il bonus governativo, altre addirittura hanno riconosciuto un aumento del 25% della paga lorda oraria. Mentre, purtroppo, molte aziende non hanno riconosciuto niente, si sono limitate a versare quanto dovuto contrattualmente. Dal punto di vista occupazionale il covid-19 ha ulteriormente penalizzato la possibile stabilizzazione dei contratti a tempo determinato. Infatti oggi le aziende non hanno una visione chiara di come sarà il futuro immediato. Per questo, ritengo che ora dobbiamo impegnarci per far sì che la ripresa generale si concretizzi il prima possibile. Un passo in questa direzione è appunto il mantenimento di un contratto unico per tutti i lavoratori dell’industria agroalimentare“.

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